Ci sono alcune compagnie aeree che effettuano voli di linea con protezione antimissile, ovviamente per motivi decisamente validi.
Il tutto inizia nel 2002, quando un aereo della compagnia Israeliana Arkia, un Boeing 757, viene preso di mira da due missili a ricerca di calore lanciati da terra, durante un volo di trasferimento tra Mombasa e Tel Aviv. Solamente grazie a molta fortuna, i due missili mancano il bersaglio e l’aereo può tranquillamente raggiungere la propria destinazione senza danni.
La cosa però preoccupa tantissimo i vertici politici di Israele che paventano la possibilità di altri attacchi ad aerei di linea, soprattutto nel caso essi sorvolino zone ad alta densità terroristica. Si pensa subito a dotare gli aerei di un sistema di difesa, che permetta di intercettare le minacce e renderle inefficaci.
Voli di linea con protezione antimissile: come funziona?
Per la prima volta, nel 2004 sui velivoli delle linee aeree El Al, Arkia e Israir, viene installato un particolare dispositivo, dotato di un sistema radar a copertura su 360 gradi, in grado di localizzare un missile in arrivo e, grazie al lancio di alcuni flares, di disorientarlo facendo in questo modo mancare il bersaglio.
Il primo dispositivo entrato in funzione sui voli di linea con protezione antimissile si chiamava Flight Guard e aveva un costo di istallazione di circa un milione di dollari per ogni aeroplano. Stranamente la decisione di Israele non fu ben accolta e, nonostante servisse a salvaguardare vite umane, suscitò parecchie polemiche in ambito internazionale, con alcune nazioni che addirittura decisero di negare i permessi di atterraggio ad aerei che montassero tali dispositivi.
Israele continuò negli anni seguenti la ricerca di soluzioni per la protezione dei propri velivoli da trasporto civile, fino a giungere, pochi anni fa, alla realizzazione di un apparato ancora più efficace e all’avanguardia. Il suo nome è C-MUSIC, ed è la versione civile dell’originale Sky Guard utilizzato in ambito militare.
Molto più sofisticato del precedente, è composto sempre da un apparato in grado di rilevare l’avvicinarsi di un missile, e in pochi istanti, passare al contrattacco, attraverso l’emissione di un raggio laser che distrugge il sistema di guida del missile, facendolo poi detonare ad una distanza di sicurezza.
Sottoposto a test molto lunghi ed in ogni scenario immaginabile, dal 2014 è operativo a bordo di molti velivoli, soprattutto quelli che sorvolano le rotte considerate più pericolose.
Se tutto ciò vi dovesse sembrare eccessivo, c’è un particolare che fa riflettere e che dimostra come Israele non abbia torto a dare il giusto peso alla protezione degli aerei di linea. Il volo MH 17, nel 2014, ad esempio, fu abbattuto da un missile e l’aumentare negli ultimi anni della frammentazione di gruppi terroristici in grado di ottenere lanciatori brandeggiabili, in modo relativamente semplice, pone con drammatica attualità un’urgenza a soluzioni difensive efficaci, anche durante i voli e non solo per le compagnie che volano sotto la bandiera di Israele.
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