Viaggiare verso gli Stati Uniti da titolari di visto o green card può comportare controlli più invasivi di quanto si immagini. I funzionari del Customs and Border Protection (CBP) possono ispezionare i dispositivi elettronici, compresi smartphone e laptop, senza necessità di autorizzazione giudiziaria. La protezione costituzionale è infatti più debole ai confini rispetto al resto del Paese.
In alcuni casi, messaggi o contenuti ritenuti inappropriati possono perfino causare il respingimento all’ingresso, come nel caso recente di una scienziata francese fermata in Texas per messaggi critici verso l’ex presidente Trump. Vediamo allora come fare.
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Prepararsi in anticipo è fondamentale
La prima cosa da fare, secondo quanto riportano gli inglesi del Guardian, prima di partire è valutare il proprio rischio personale. La nazionalità, il tipo di visto, la cronologia dei viaggi e i contenuti salvati sul dispositivo sono tutti elementi da considerare.
Bisogna decidere in anticipo se si è disposti a collaborare con un’eventuale richiesta di sblocco del telefono o se si preferisce rifiutare, assumendosi però i rischi del caso: rifiutare può portare a detenzione o sequestro del dispositivo, anche se non comporta automaticamente il divieto d’ingresso.
Proteggere l’accesso: password e dispositivi spenti
Gli esperti consigliano di spegnere completamente il telefono prima dell’arrivo negli Stati Uniti. In questo modo si attiva un livello di sicurezza più elevato e si evita lo sblocco con riconoscimento facciale o impronta digitale, più facilmente aggirabili.
È essenziale utilizzare una password lunga e complessa, preferibilmente composta da almeno 9-12 caratteri casuali o 4-5 parole non collegate tra loro. Su Android, è possibile verificare che la crittografia del dispositivo sia attiva nelle impostazioni di sicurezza. IPhone e molti Android recenti hanno la crittografia attiva di default.
Non cancellare tutto: è controproducente
Potrebbe sembrare una buona idea cancellare completamente il contenuto del telefono, ma presentarsi alla dogana con un dispositivo vuoto può destare sospetti. È preferibile eliminare selettivamente dati sensibili, evitando però un reset completo.
Una buona prassi è anche rimuovere le app più sensibili, come quelle di messaggistica, pur sapendo che un controllo avanzato potrebbe comunque rilevarne l’uso passato.
Eliminare i dati in modo sicuro
La cancellazione manuale non sempre è sufficiente. File e messaggi eliminati potrebbero rimanere nel cestino o in cartelle temporanee. Su iPhone, ad esempio, bisogna controllare la cartella “Eliminati di recente” in iMessage. Anche dopo l’eliminazione, alcune tracce potrebbero essere recuperabili con strumenti forensi, per questo è importante abbinare la cancellazione alla crittografia del dispositivo.
Salvare i dati nel cloud
Un’altra strategia è trasferire i dati sensibili su un servizio cloud qui una serie di alternative a Google o iCloud, e poi cancellarli dal dispositivo. Le linee guida attuali vietano alla CBP di accedere a contenuti salvati online, purché il dispositivo sia scollegato da Internet. Di norma, gli agenti devono mettere il telefono in modalità aereo prima di iniziare un’ispezione.
Attenzione, però, questa protezione vale solo al confine. Una volta entrati nel Paese, le regole cambiano e i dati nel cloud possono essere accessibili su richiesta di altre autorità.
Ultima considerazione per chi viaggia con un dispositivo fornito dal datore di lavoro: meglio avvisare preventivamente il proprio reparto IT. Anche i dispositivi aziendali possono essere controllati, e alcune informazioni potrebbero esporre l’azienda a rischi.
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