Si chiama Phaser l’ultima frontiera dei sistemi di difesa ad energia diretta. I recenti fatti di cronaca riguardanti gli attacchi da parte di droni, alle istallazioni petrolifere dell’Arabia Saudita, hanno fatto crescere ulteriormente le preoccupazioni al riguardo dell’utilizzo offensivo di questi oggetti volanti. Avevamo parlato di un sistema simile, meno avanzato, chiamato Drone Dome.
Ovviamente le nazioni non stanno certo a guardare e Phaser può essere una delle risposte più adeguate. Realizzato negli Stati Uniti, si tratta di un sistema d’arma per la difesa dello spazio aereo. L’intento è quello di creare un’ efficace contromisura in grado di neutralizzare l’attacco di uno o più droni, prima che raggiungano il loro bersaglio. Realizzato dalla Raytheon per conto dell’US AIR FORCE, ha già dato prova positiva nei test svolti di recente.
Come funziona Phaser?
Phaser è costituito da un cannone che emette delle fortissime scariche di energia, sotto forma di frequenze radio, in una zona conica attorno al bersaglio. Non si tratta di calore distruttivo, ma di una vera e propria scarica di energia, talmente forte da rendere inutilizzabile i circuiti elettronici che guidano il drone.
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A differenza di un raggio laser che necessita di illuminare costantemente il bersaglio per poterlo incenerire, la scarica di microonde del Phaser ha un effetto pressoché immediato, mettendo letteralmente KO qualsiasi apparato elettronico investito dalla fonte energetica. Semplice anche il sistema di puntamento, che attraverso un radar o altri sensori ottici, permette di orientare il cannone velocemente, per poi distruggere l’intruso.
Secondo i progettisti di Raytheon, al momento Phaser è in grado di cacciare droni con un peso di circa 25 kg ad una quota compresa tra i 400 e i 1200 metri, ad una velocità tra i 200 e i 350 km/h. Il sistema si integra con altre soluzioni, per poter assicurare una difesa di punto o di area, tra cui droni suicidi, apparati laser e persino lanciatori di reti per bloccare i droni in volo.
Il vantaggio di Phaser, rispetto ad altri sistemi tradizionali, sta proprio nel cono sviluppato dal cannone durante l’emissione di energia. L’area in questione è letale non solo per una, ma per tutte le minacce al suo interno, permettendo cosi di abbattere più bersagli contemporaneamente, in modo molto rapido e senza necessitare di un complesso e preciso sistema di puntamento.
Durante le prove ha permesso di eliminare diverse tipologie di droni, convincendo i vertici militari della propria validità. Un’arma in più da integrare con quelle già in uso per aumentare la sicurezza di obbiettivi sensibili, civili e militari, da minacce come quelle dell’attentato in Yemen, costato la vita a sei persone.
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