Biplani e triplani sono bellissimi. E soprattutto nel passato glorioso degli albori dell’aviazione, solcavano il cielo in grande quantità. Ma perché si sono via via ridotti, fino a lasciare completamente il posto alla formula monoplano?
Le motivazioni sono molteplici e tutte di carattere tecnico. Dobbiamo fare una piccola premessa, prima di svelare cosa sia accaduto nel corso degli anni. Ricordiamo allora che la portanza, la capacità di un velivolo di sostentarsi nell’aria, è direttamente proporzionale a velocità e superfice dell’ala.
Detto questo possiamo cercare di capire cosa sia capitato nell’evoluzione degli aerei, fino ad oggi. I primi aerei erano costruiti artigianalmente e con motori di scarsa potenza. Le velocità erano ridotte, soprattutto all’inizio, e le strutture per poter sopportare gli sforzi di manovre che si volevano sempre più complesse e soddisfacenti, avevano rinforzi come tiranti e simili, per non fare che le ali potessero cedere improvvisamente.
La tecnologia dei materiali per realizzare le ali, non aveva ancora trovato il giusto connubbio tra superficie elevata e robustezza,cosa che unita a motori poco performanti incideva male sulla portanza dei vari progetti. Se però un’ala singola non aveva superfice sufficente per poter soddisfare la formula della portanza, l’aggiunta di un’altra ala, sovrapposta, risolveva il problema.
Il biplano diventa quindi il personaggio principale, prima durante e dopo la grande guerra, ritagliandosi anche una fetta di gloria non indifferente fino e poco oltre la seconda guerra mondiale. Pochi i triplani, che soddisfano lo stesso principio suddividendo su tre linee la superficie alare complessiva.
Quali erano i vantaggi di biplani e triplani?
Ali ridotte di dimensione, più robuste e facili da costruire, con superfice complessiva ampia. Inoltre se si poteva tenere piú corte le ali, si aveva anche una maggiore velocità di rollio, cosa niente male per i caccia dell’epoca, e che ha raggiunto uno degli apogei con il famoso Fokker triplano, per esempio.
E i problemi?
Parecchi e tutti di tipo aerodinamico, ad iniziare dal disturbo che le ali ravvicinate creano tra loro per effetti di turbolenze durante il volo. Inoltre il profilo del velivolo è pesante, le ali sovrapposte creano, assieme ai vari tiranti e rinforzi, una notevole resistenza aerodinamica, tanto maggiore quanto maggiore è la velocità raggiungibile e paradossalmente limitano la possibilità di raggiungere velocità maggiori.
Quando già prima della seconda guerra mondiale le tecnologie dei materiali hanno permesso la realizzazione di strutture metalliche robuste e leggere, lo studio dei profili alari è via via migliorato senza più la paura di cedimenti strutturali e senza la necessità di moltiplicare il numero delle ali.
Motori potenti e bellissime ali, come quella stupenda a pianta ellittica dello Spitfire, hanno fatto dimenticare le necessità di realizzare biplani e triplani, romantici testimoni dell’epoca d’oro del volo, ma ormai surclassati da raffinati e velocissimi monoplani.
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