Il tratto che distingue l’arte contemporanea è quello che deve, nel bene e nel male, far parlare di sé, e dal presupposto che ogni oggetto, volendo, può essere arte. L’esempio più conosciuto è certamente l’Orinatoio di Marcel Duchamp, ma in Italia abbiamo esempi anche di Lucio Fontana o Piero Manzoni, entrambi artisti ancora oggi molto dibattuti e contestati, le cui opere si possono principalmente ammirare al Museo del Novecento di Milano. Hyundai sembra aver preso questa direzione con il suo corso stilistico “Sensous Sportiness“, che ha debuttato sulla nuova Hyundai i20 e soprattutto sulla nuova Hyundai Tucson. E, ora, anche sulla nuova Hyundai Bayon, che noi, a un mese dalla presentazione internazionale, abbiamo vista in anteprima a Milano.
Ispirata, nel nome, alla località francese di Bayonne, la Bayon è un SUV del segmento B che condivide pianale e motori con la i20, e che però oltre a puntare su un design ancora più divisivo, con elementi stilistici resi delle opere d’arte da alcuni artisti europei, punta anche su spazio a bordo e capacità del bagagliaio, con valori da categoria superiore.
Come destrutturare artisticamente la nuova Hyundai Bayon
La presentazione internazionale della nuova Hyundai Bayon è stata fatta su un sito interattivo che si focalizzava molto sulle opere d’arte degli artigiani europei chiamati dall’azienda coreana, e vedendola dal vivo molto più che in foto ho potuto capire il perché. Che sia bella o meno non è questo il punto, ma la nuova Bayon ha degli elementi estetici che si apprezzano molto dal vivo e che si prestano anche ad essere presi singolarmente. A partire dal frontale, in cui gli elementi di design sono addirittura tre e vanno a comporre tutto l’anteriore della vettura, che si presenta molto massiccio. Tondeggiante e meno squadrato rispetto alle altre Hyundai, e rispetto anche al posteriore, il primo “blocco” del frontale è caratterizzato dalle luci diurne a LED, sottili e simili a quelle viste sulla Kona, anche se qui inserite in una striscia in nero lucido. La seconda parte, quella che dà in assoluto più grinta, è quella della grande griglia che occupa quasi tutto il paraurti sia in altezza che in larghezza, piantando a terra la vettura e conferendole carattere. La griglia è in nero lucido, cosa che aumenta il contrasto di colore. Terza e ultima sezione è quella dei gruppi ottici che, incavati ai lati del paraurti, hanno anche funzione aerodinamica e sono bruniti in modo da confondersi con le prese d’aria.
Due di questi tre elementi sono stati ripresi dagli artisti. La grande griglia ad arco, per esempio, ha ispirato Camilla Alberti, unica italiana del gruppo, una scultrice e autrice di installazioni che lavora spesso con materiali di scarto e riciclo, come dimostra anche la sua opera ispirata alla Bayon, un intreccio organico di ingranaggi, pietre e altri materiali, che a differenza dell’elemento originale, disperso in larghezza, è qui unico e compatto.
Anche i gruppi ottici principali, che hanno una forma di freccia, sono diventati oggetto d’arte, questa volta a opera del tedesco Guido Zimmerman, che ha creato una scultura tridimensionale in legno che non richiama solo i fari, ma anche l’aerodinamica della Bayon, come denotano i cavalli in movimento.
Ancor più divisiva è la parte posteriore, altrettanto dinamica e le cui forme spigolose e tridimensionali sono in realtà funzionali ai ben 411 litri del bagagliaio. Rispetto all’anteriore la struttura è più complessa, e tutta l’attenzione viene catalizzata dai fari, piccoli ma molto appariscenti. Sono due boomerang a LED, inseriti in uno sfondo in nero lucido che contrasta con il colore della carrozzeria, e che serve a renderli ancora più evidenti, mentre sono collegati al centro da una striscia a LED che, in linea con quanto ricerca Hyundai nell’ultimo periodo, di notte crea effetti molto interessanti.
Ho sottolineato l’appariscenza dei fari perché anche loro sono divenuti ispirazione per un’opera, quella che tra tutte mi aveva colpito di più. L’autore è il Ceco Jan Gemrot, che ha reso il boomerang della Bayon le ali di una figura umanoide, dipinta in un rosso magenta molto acceso, che vola su delle montagne appuntite e che richiama la facilità di muoversi in città, sempre grazie alle dimensioni comunque contenute della Bayon.
Opere a parte, il posteriore della Bayon, molto diverso dal frontale, è la parte che preferisco, in quanto personalmente apprezzo di più un design pulito e minimal a cui questa parte strizza l’occhio. Come ho detto, però, sopratutto in questa vettura è una questione di gusti, e sarà interessante vedere se la nuova Hyundai Bayon sarà effettivamente considerata un oggetto di design, oppure fallirà nel suo intento.
Il B-SUV che vuole fare il grande
Hyundai Bayon è la più piccola della gamma SUV di Hyundai, anche se le dimensioni se la giocano con la Kona. Eppure, non rinuncia a tanto spazio e comodità a bordo, con interni studiati per essere ariosi, pratici e tecnologici. Visto il passo allungato, rispetto alla i20, ho deciso di iniziare a sedermi dietro, non senza prima aver impostato il sedile anteriore sulla mia altezza. E devo dire che mi sono stupito, perché nonostante il sedile anteriore “da watusso” io avevo ancora tanto spazio, sia per le ginocchia, sia per la testa. In più i sedili mi sono sembrati abbastanza comodo, e mi sento di poter giudicare la nuova Bayon adatta a lunghi viaggi con 4 persone anche alte, oppure con 5 se gli occupanti non sono tutti giganti. Certo, a confermare il mio giudizio dovrà essere il comportamento dei motori visto che la gamma comprende un benzina da 84 CV, molto cittadino, e un benzina 1.0 T-GDI Mild Hybrid da 100 CV con cambio manuale intelligente a sei marce, forse quello più a fuoco per un utilizzo autostradale abbastanza frequente.
Oltre all’abitabilità posteriore, mi è piaciuta molto anche la luminosità, che ho potuto notare nonostante l’ambiente chiuso e soffuso della sala di esposizione. Il parabrezza, il lunotto e i finestrini sono infatti molto ampi, e questo serve sia per garantire tanta luce, sia ad aumentare la sensazione di spazio. Conclude il tutto l’ampio bagagliaio da 411 litri, molto sfruttabile grazie alla forma regolare del posteriore, al di sotto del quale, sulle versioni Mild Hybrid, si trova la batteria da 48 V a supporto del motore termico.
Gli interni sono comunque simili a quelli della i20 sia per scelta cromatica sia per l’impostazione della plancia. Per quanto il display centrale a mo’ di tablet, come al solito, non mi faccia impazzire, apprezzo che, come tutte le vetture del marchio, anche la Bayon sia molto tecnologica. Il cruscotto della versione in esposizione, un prototipo quasi definitivo, è interamente digitale e lo sarà anche sugli allestimenti top di gamma della Bayon definitiva, mentre il display centrale potrà essere scelto in 16:9 o, come nel nostro caso, in 21:9, ma sempre in full HD per garantire la massima visibilità.
La nuova Hyundai Bayon arriverà nelle concessionarie a maggio, mentre sarà ordinabile già dalle prossime settimane, quando arriveranno i listini, con prezzi presumibilmente inferiori ai 20.000 euro, almeno in partenza.
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