Vivere a Copenhagen significa muoversi soprattutto in bici, mezzo veloce ed economico: ecco la mia esperienza dopo 7 mesi
Mi sono trasferito a Copenhagen ormai da 7 mesi con un trasloco bizzarro da Monza con una 500 elettrica. Vivere qui significa vivere in quella che da tempo viene definita la città più “bike friendly” al mondo. Tanto che la capitale danese, stando ai dati del World Economic Forum e di Business Insider, ha un traffico maggiore di bici che di automobili.
In effetti è vero: muoversi in bici è molto comodo è facile, ed è anche la soluzione più economica. Anche se ci sono dettagli non indifferenti su cui fare attenzione.
Costi ridotti
Come accennato, la bici a Copenhagen è il mezzo di trasporto più economico, in qualunque modo si scelga di acquistarla.
C’è un ricco mercato dell’usato, per cui si riescono a portare a casa anche con una spesa tra i 100 e i 200 € bici molto valide, e questo usato tocca anche le bici elettriche. Ma ci sono anche diversi servizi di bike sharing, dal più economico Donkey Republic che ha un abbonamento di 13 € al mese per usarla quanto e dove si crede; fino ai più noti Lime e Dott, che abbiamo anche in Italia.
Io ho invece optato per il noleggio a lungo termine. Lo propone Swapfties, una società olandese che è presente in diverse città europee, e ci ha provato anche a Milano per circa un anno, dove però il servizio non ha mai preso piede e ha chiuso nel 2023. A Copenhagen, mi costa l‘equivalente di 25 € al mese e include anche l’assicurazione, per tutele in caso di furto e guasti. La bici si può personalizzare, aggiungendo uno o più cestelli e altri accessori, e la disdetta nel mio caso richiede 1 mese di anticipo.
Piste ciclabili ovunque? Quasi
La cosa che mi sento dire più di frequente in merito a questo argomento è che a Copenhagen non c’è via senza pista ciclabile. Il che è molto vicino alla realtà, e con una struttura molto interessante che mette in sicurezza e in pace tutti, bici, pedoni e automobili.
Gran parte delle strade di Copenhagen hanno una divisione in tre o in quattro strati: c’è la carreggiata per le auto, a fianco della quale ci sono i parcheggi che quindi fanno da divisorio tra la parte più veloce della strada, e quella più vulnerabile. Seguono infatti le piste ciclabili, spesso rialzate, e infine marciapiedi più o meno ampi per chi va a piedi.
In alcune zone ci sono addirittura strade riservate esclusivamente alle biciclette, che impediscono l’accesso anche ai pedoni. Ad esempio, il Cykelslangen, un ponte riservato solo alle biciclette, molto bello da percorrere, e che collega il ponte Dybbølsbro dalla Fisketorvet (“piazza del pesce”) al lungocanale Havneholmen fino a un altro ponte, Bryggebroen, che porta infine al moderno quartiere di Islands Brygge. Per arrivare allo stesso punto, i pedoni devono invece scendere dal Dybbølsbro e passare attraverso i canaletti interni.
Rimanendo in zona, lo stesso Dybbølsbro, che passa sopra i binari della stazione Fisketorvet del treno suburbano, è molto largo, ed è costituito da due carreggiate enormi per le bici, che in quella zona nelle ore di punta sono parecchie; più due corsie per le auto e i marciapiedi per i pedoni. Anche perché, il ponte si trova non solo in uno snodo tra vari quartieri e tra il centro e la periferia della città, ma su di lui sono costruiti sia il centro commerciale Fisketorvet che la nuova Ikea cittadina.
Ancora, l’Inderhavnsbroen, che collega la famosissima Nyhavn (il canale con le casette colorate) a Christianshavn, ha due zone ben distinte, una per le bici e una per i pedoni, i quali devono stare ben attenti se vogliono andare dall’altro lato attraversando quindi la strada, con due sensi di marcia e una rotonda, trafficata dalle bici.
Sia chiaro che questa è la divisione più diffusa, soprattutto nelle arterie principali, ma non è ovunque così. Per esempio, nelle vie più centrali e storiche non c’è spazio per questa struttura, per cui bici e auto condividono la stessa carreggiata, e il limite è di 30 km/h, rispetto ai 50 del resto della metropoli. In altri casi, la pista ciclabile è delineata da una striscia azzurra ben evidente, che lascia comunque spazio alle auto per circolare in tutta tranquillità.
Ci sono però anche alcune vie dove la pista ciclabile ancora non c’è, ma la struttura comprende “solo” carreggiata, parcheggi e marciapiede. Sono vie in zone residenziali e molto poco trafficate, ma comunque costringono il ciclista, che tiene sempre la destra, a dover fare attenzione alle auto parcheggiate e a quelle in transito, visto il divieto di muoversi pedalando sui marciapiedi: farlo, infatti, significa andare incontro a una multa di 700 DKK, circa 100 €.
Anche nelle vie più centrali non è permesso circolare sulla bici, ma al massimo accompagnandola a piedi. Si chiamano Gågade (si pronuncia Goghae, e significa “strada pedonale”) e sono le vie piastrellate che includono la famosa Strøget, la piazza Amagertorv e la perpendicolare Købmandsgade, e in italiano le indicheremmo come ZTL. Solo che, in questo caso, il traffico è limitato proprio a tutti i tipi di veicoli.
Ci si va anche in aeroporto
La capillarità di piste ciclabili non è l’unico fattore che aiuta l’adozione delle bici. Anche il fatto che, differentemente da tutto il resto, non ci siano costi per i parcheggi, e che ci siano rastrelliere sotto ogni edificio aiuta molto. Certo, forse sono un po’ troppo strette, e in ogni caso può far ridere il fatto che siano ancora poche rispetto a quante biciclette ci siano in realtà.
Questo vale anche per i centri commerciali. Il citato Fisketorvet Mall, ad esempio, ha un parcheggio coperto solo per bici. Il mio stesso palazzo dove vivo ha un garage sotterraneo per le bici, oltre alle rastrelliere esterne, anziché quello per le auto. E ancora la nuova Ikea, pensata per arrivarci in bici, ha tanti parcheggi e un servizio gratuito di Cargo per portare a casa gli acquisti. Quest’ultimo punto però non è necessariamente positivo, perché può essere anche un modo furbo per spingerti a usare il loro servizio di consegna, visto che con la bici difficilmente si porteranno a casa mobili che invece ci starebbero in auto.
Una scoperta è stata anche poter arrivare in bici e lasciarla all’aeroporto, quando ovviamente sono viaggi brevi che non richiedono un trolley ma solo lo zaino. Premessa: io abito molto vicino allo scalo di Copenhagen, ci metto poco meno di 10 minuti di pedalata. E lo stesso aeroporto è cittadino, dal centro in generale sono 15-20 minuti di metropolitana, che arriva diretta dentro l’edificio aeroportuale. E per quanto disponga di almeno tre parcheggi coperti per le auto, comunque tutta le strade intorno allo scalo (eccetto l’autostrada) sono accompagnate da piste ciclabili, ben separate da muretti e aiuole.
Regole ferree e multe salate
La bici è quindi protagonista nella vita di chi vive a Copenhagen, in diversi ambiti. Ad esempio ha la precedenza in molte manovre della strada: se sono in auto, e a un semaforo devo svoltare a destra, devo prima lasciar passare tutte le bici alla mia destra che invece devono andare dritto. Cosa per niente semplice e personalmente fonte di ansia, che i fa ringraziare non solo per il sensore di angolo cieco ma anche per le telecamere ai lati che si attivano con gli indicatori di direzione, che quindi aiutano a vedere se sta passando o meno un ciclista.
Lo stesso vale per le rotonde: anche loro in alcuni casi sono cerchiate da una striscia blu che indica la pista ciclabile, e quando siamo in auto dentro una rotonda, in fase di uscita dobbiamo controllare che invece il ciclista non esca anche lui come noi, o invece prosegua nella rotonda. Dal lato suo, il ciclista è tenuto a indicare con il braccio se esce oppure no, pena una multa di 700 DKK / 100 € se non lo fa e viene visto da un vigile.
Ciò significa che anche le bici, per quanto non targate, siano tenute a rispettare delle regole. Negli incroci ci sono semafori dedicati alle biciclette, che possono avere tempistiche separate sia da quelli dei pedoni che da quelli delle automobili. Passare col rosso è commettere infrazione, e se c’è un vigile urbano in zona che lo nota, significa beccarsi una multa di 1.000 DKK, ovvero 134,13 €.
In generale, i ciclisti sono sottoposti a regole paragonabili a quelle degli automobilisti, e anche loro quindi alle multe salate tipiche in generale della Danimarca. Ci sono multe da 700 DKK (100 €) se:
- Si guida a luci spente o senza luci durante l’orario in cui sono richieste accese;
- Ci sono guasti o carenze nei freni, catarifrangenti, luci o altre parti del veicolo;
- Si pedala su zone pedanali;
- Si pedala sulla ciclabile sulla sinistra – salvo lavori. Il senso di marcia è lo stesso delle auto.
- Non si rispettano segnali stradali o frecce;
- Non si segnalano intenzioni di svolta;
- Si guida senza mani sul manubrio;
- Si pedala su marciapiedi o sentieri riservati solo a pedoni;
- Si pedala aggrappandosi ad altri veicoli (auto, bus, altre bici);
- Si è in due su una bici normale, quindi non tandem e priva di cassoni. In questo caso sono 700 DKK di multa a testa.
Multe da 1000 DKK (134,13 €) se:
- Si passa con il semaforo rosso;
- Si guida contromano;
- Si viola il diritto di precedenza;
- Si utilizza lo smartphone alla guida;
Infine, se un vigile nota che stai pedalando in forte stato di ebbrezza, la multa è di 1.500 DKK (201,22 €). Va detto che il codice della strada danese non prevede un limite fisso di alcol per i ciclisti, a differenza delle auto. Per cui, la multa arriva in modo un po’ arbitrario, ovvero se il vigile ritiene che non si è in grado di pedalare in sicurezza. Tutte le multe e le regole per i ciclisti sono indicate su questo sito.
Ci sono anche regole non scritte. Innanzitutto, i danesi sono molto veloci in bicicletta, e bisogna stare attenti: se non si è abituati, meglio tenere la destra, e in ogni caso può capitare qualche piccolo scontro. Specialmente nelle ore di punta: in questi casi, in molte zone le bici sono tantissime, si procede più lentamente e bisogna essere rapidi a segnalare le proprie intenzioni di svolta, per esempio quando necessariamente bisogna svoltare a sinistra, e quindi prima bisogna necessariamente accostare a destra, e aspettare di attraversare la strada con il verde.
Attenti ai furti!
La capillarità delle biciclette fa sì che siano forse l’oggetto più rubato a Copenhagen e in Danimarca in generale, ed è molto facile che accada. Per questo tutte le bici sono dotate di blocca-ruota e in molti casi, come il mio, anche di un secondo lucchetto per maggiore sicurezza. Non è raro vedere comunque resti di ruote e pneumatici, segno che una bici è stata rubata.
Anche quando la si compra usata tra privati è bene fare molte domande, in particolare richiedere il numero di serie originale del mezzo e portarlo alla polizia per una veloce verifica che non sia tra quelle rubate. Se chi ve la vende tentenna, è già un indizio. In ogni caso, anche per questo, sono sempre più diffusi i tracker-GPS da inserire nelle bici, in modo da agevolare il loro ritrovamento da parte della polizia.
Quest’ultima, tra l’altro, con le bici perse/rubate recuperate, di cui non ha ritrovato il proprietario, tende anche a organizzare delle aste online con ritiro nei loro uffici di Vanløse, un altro modo economico per acquistarle.
E occhio al vento
Infine, una questione forse molto personale, ma che mi sento di riportare. Copenhagen non è certo famosa per il suo clima tropicale: a me piace proprio perché è fredda, ma comunque questo ha delle implicazioni. Non è il freddo in sé, che anzi tra aprile e ottobre rende molto piacevole girare in bicicletta, perché si suda poco e le temperature rimangono sempre entro i 25-30°C anche a luglio.
In inverno è diverso. La quasi totalità degli abitanti della capitale danese, compreso chi scrive, non si fa spaventare dal lungo inverno scandinavo. E se le temperature anche molto basse non sono un problema perché si possono sempre aggiungere strati, c’è il fattore vento. A Copenhagen il vento non manca mai, e può essere relativamente pacato nei giorni tranquilli, o molto forte e fastidioso quando fa brutto tempo.
Ha il vantaggio che tiene l’aria molto pulita e rende la città relativamente poco piovosa se comparata ad città vicine come Göteborg (che ha il soprannome di Lilla London, “piccola Londra” perché invece molto piovosa e nebbiosa). Ha lo svantaggio che quando piove e nevica, rende i rovesci orizzontali, che vanno quindi a finire dritti negli occhi di chi pedala. Anche quando il cielo è limpido, il vento rende la pedalata più dinamica. Andando contro qualsiasi legge della fisica, sembrerà di trovarsi sempre il vento contro, rendendo decisamente più faticosi gli spostamenti, e questo nonostante, ponti a parte, non ci sia mezza salita in tutta la città.
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