Mazda CX-80

La nuova Mazda CX-80, il Kodo e cosa significa disegnare un’auto globale

A Francoforte abbiamo visto di persona la Mazda CX-80 e approfondito come nasce il design e lo sviluppo di un’auto contemporaneaDopo la CX-60, la Mazda CX-80 rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’espansione del marchio giapponese, nuova ammiraglia SUV, sempre […]

A Francoforte abbiamo visto di persona la Mazda CX-80 e approfondito come nasce il design e lo sviluppo di un’auto contemporanea

Dopo la CX-60, la Mazda CX-80 rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’espansione del marchio giapponese, nuova ammiraglia SUV, sempre con diverse motorizzazioni che esprimono la massima potenza con il plug-in hybrid, ma qui in declinazione a sette posti.

Svelata ufficialmente il 18 aprile 2024, nei mesi precedenti sono stato a conoscerla da vicino al Mazda European R&D Centre, nei pressi di Francoforte, insieme Jo Stenuit, Mazda Motor Europe Design Director. L’auto infatti porta con sé le ultime novità del Kodo Design di Mazda, un nuovo colore, e tutte le sfide che comporta, oggi, disegnare un’auto globale. Ovvero un’auto che deve essere venduta in più mercati, ognuno con le sue regole, e deve essere in grado di soddisfare il gusto di ognuno di loro.

La Mazda CX-80 è disponibile in Italia nelle motorizzazioni Plug-in Hybrid 2.5 da 327 CV o Mild Hybrid diesel 3,3 litri 6 cilindri da 249 CV con prezzi a partire da 61.235 € negli allestimenti Exclusive-Line, Homura, Homura Plus, Takumi e Takumi Plus.

Mazda CX-80: oltre il Soul Red Crystal

Negli ultimi dieci anni, il colore che ha distinto Mazda è il Soul Red Crystal, una tinta davvero particolare perché in grado di esaltare le forme delle vetture, parte essenziale del Kodo, e al contempo di donare un tocco di sportività.

Mazda CX-80
Image: Quotidiano Motori

Attraverso il colore definisci i riflessi, e il riflesso è il modo la vettura appare. Con il Red Crystal abbiamo cercato di sviluppare un colore che avesse essenzialmente un alto contrasto. Le evidenze sono nette, le ombre sono scure e per questo era perfetto per mostrare questa sorta di movimento che abbiamo sul lato dell’auto” – commenta Stenuit.

Image: Mazda Motor Europe

Un design basato sul movimento che, quindi, richiede anche uno studio particolare per il colore, almeno quello di punta.

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Image: Quotidiano Motori

I nostri designer arrivano con, ad esempio, una ciotola con laccatura rossa trasparente per vederne la profondità. Facciamo vedere la tinta agli ingegneri, e loro reagiscono con ‘Wow, ok!’, e iniziano a svilupparla. Fortunatamente, in Mazda, non solo per le tinte ma per molte cose, cerchiamo di andare oltre gli standard di sviluppo, per cui anche gli ingegneri chimici si impegnano per sviluppare un’auto unica, che richieda più sforzo anche per essere verniciata; e che certo richiede più impegno anche in caso di riparazione. Ma abbiamo visto che le persone vogliono davvero il Soul Crystal. Lo abbiamo reso speciale, ci ha fatti notare sulle strade”– continua il designer.

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Image: Quotidiano Motori

E, del resto, dati alla mano oggi quasi 1/3 delle vetture Mazda è venduta con quella tinta.

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Soul Crystal Red che certamente rimane presente anche sulla CX-80, ma secondo i designer su quest’auto c’era bisogno di altro, un po’ meno acceso e più elegante, più vicino al concetto di Graceful Toughness portato avanti da questo SUV che punta più all’eleganza, che alla sportività.

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Il Soul Red è davvero bello, ma sulla CX-80 potrebbe essere un po’ troppo. Per questo abbiamo sviluppato una versione più scura. Ci siamo basati sul Takuminuri, una speciale tecnica di tintura per la stratificazione, ma più matura, più elegante, più scura. Un colore che devi portare fuori al sole. Siamo molto bravi a sviluppare colori molto difficili da fotografare [ridiamo entrambi, e io concordo, ndr], o da riparare, o qualsiasi altra cosa. Ma penso che sia uno sforzo ulteriore che dobbiamo mettere nel design, per influenza il modo in cui si percepisce la qualità“.

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L’auto in foto, infatti, è la prima ad avere la nuova tinta Artisan Red, sempre lucente ma più scura, vicina a un borgogna o un ciliegia, che appunto ne caratterizzi l’aspetto elegante e ricercato. Artigianale, appunto, come vedremo soprattutto per quanto riguarda gli interni. Artigianale, perché ricercata è la tecnologia di verniciatura, sempre derivata dalla cultura giapponese. È la Takuminuri Mazda, che riparte dal Soul Red Crystal nel concept, sovrapponendo più strati per arrivare a un colore finale che crei da solo luci e ombre, e quindi movimento e dinamismo.

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Image: Quotidiano Motori

C’è anche un’altra nuova tinta, la Melting Copper, creata con una leggera sabbiatura della superficie del rame fuso e poi solidificato, dall’effetto più opaco e outdoor, ma comunque in linea con l’anima della vettura.

Questo è invece un colore completamente nuovo, che non abbiamo introdotto su nessun’altra auto. È un colore piuttosto acceso, il che è positivo perché abbiamo molti colori con tonalità speciali, ma forse non così vivaci. Avere un colore più vivace, positivo, di alta qualità, è certamente buono, in particolar modo su un’auto così grandeInoltre, unito agli elementi neri, è davvero bello, e ancora influisce sulla percezione dell’auto” – conclude il designer, concentrandosi in questo caso sulla forza trasmessa.

Kodo design, a sette posti

Il design riprende molto da quello che abbiamo visto sulla CX-60, con però un passo più lungo di 250 mm per ospitare due sedili in più, con dimensioni che salgono a 4,9 metri di lunghezza, 1,8 di larghezza e 1,7 di altezza. Un approccio al design definito “architettonico”, sinuoso e tranquillo che esteriormente evidenzia lo spazio a bordo.

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Image: Quotidiano Motori

L’anteriore è verticale e imponente, con una grande griglia evidenziata da un’altrettanto grande cromatura. Al pari delle altre vetture, il cofano lungo evidenzia la struttura a motore anteriore, particolarmente grande specie se si considerano le versioni a diesel. Anche il lato è stato pensato per sottolineare lo spazio interno, sono stati eliminati tutti gli elementi estranei e il focus è la finestratura laterale, ampia e ariosa, che crea luminosità all’interno.

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Image: Quotidiano Motori

Ogni progetto parte globalmente: si raccolgono idee dall’Europa, dall’America e dal Giappone perché ogni veicolo è globale e deve avere una ‘miscela’ di tutti i gusti. Conta però che sono passati già sei anni da quando abbiamo iniziato a definire l’esterno e l’interno. Il tempo di sviluppo è stato piuttosto lungo, perché era una piattaforma completamente nuova. Tutto era nuovo” – riprende Jo Stenuit. Il riferimento è alla nuova piattaforma modulare SkyActiv.

Alle colorazioni già viste, si uniscono i cerchi in lega da venti pollici e diverse altre cromature, sempre con un’idea di premium e raffinatezza.

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Oggi sviluppare un’auto richiede tempi sempre più brevi, e a volte è difficile perché la qualità richiede tempo, anche se si ha molta esperienza. Cerchiamo di integrare sempre più strumenti digitali, che ci aiutano ad accelerare i tempi. Ad esempio, lavoriamo con la realtà virtuale per guardare le proporzioni, perché ora i designer possono facilmente modellare in 3D. C’è un nuovo programma, ‘Blender’, che ci permette di accelerare, di creare volumi facilmente e verificarli grazie alla realtà virtuale in modo più veloce rispetto a un modello in argilla, che comunque realizziamo in parallelo anche per la progettazione degli interni. Ma grazie alla realtà virtuale, designer e ingegnere possono sedersi dentro l’auto e discutere più rapidamente, perché vedono la stessa cosa. E questo aiuta molto ad accelerare il processo decisionale” – racconta il designer.

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Image: Quotidiano Motori

E proprio negli interni ritorna l’artigianalità giapponese.

Non andiamo in Italia o in Danimarca e diciamo ‘ok, vediamo che gusto hanno e inseriamolo in ciò che facciamo’. No, realizziamo le nostre auto basandoci sulla tradizione artigianale giapponese. E proprio perché è tradizionale e senza tempo, sembra essere accettata ovunque. Un po’ come il design danese, che conoscerai dato che vivi a Copenhagen, e che si basa sul materiale, e sul modo in cui il materiale può piegarsi; o sul suo legame con la natura, che è forte anche nel design giapponesi. Gli italiani, invece, forse sono un po’ più estroversi, e questo applicato alle nostre auto si traduce nei colori accesi” – mi dice Stenuit.

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Gli interni della CX-80, insomma, riprendono quelli della CX-60 in termini di progettazione della plancia e materiali. La consolle è spessa e ha una forma imponente che attraversa lo spazio in tutta la sua lunghezza, per esprimere la solidità della struttura nonché la presenza del powertrain, e al posteriore è dotata di porte USB e comandi per il controllo del clima. I sedili posteriori, inoltre, hanno aggiunto una forma maggiormente integrata con finiture metalliche sulla consolle e sulle portiere.

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Ritorna il concetto di Kaicho, “armonia”, che combina diversi materiali come il legno d’acero, la pelle nappa e dettagli cromati, unito ad Hacho, “ritmo spezzato”, espresso invece dalla cucitura Musubu, ispirata all’arte giapponese della legatura dei nodi.

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Le novità sono tutte i ntermini di praticità: nella seconda fila, lo spazio per le spalle cresce di 35 mm e arriva a 1,4 metri, e quello per la testa a 996 mm. La terza fila è pensata per occupanti alti fino a 1,70 metri, e il comfort è dato da una seduta più profonda e al tetto posizionato in alto rispetto al pavimento.

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In particolare, emerge l’ampia apertura delle portiere posteriori, fino a 90 gradi, e si nota anche la loro insolita ampiezza unita a funzioni d’accesso alla terza fila con un’unica manovra, pavimento piatto e maniglia integrata in una nicchia del rivestimento laterale. Anche lo spazio di carico non è male: con tutti e 7 i sedili è di 258 litri, che salgono a 687 con configurazione a cinque posti e 1221 litri con la seconda fila abbattuta, mentre la capacità massima è di 1971 litri fino al padiglione.

Tecnologia e motori

In termini tecnologici, su CX-80 c’è tutto il meglio visto sulla sorella a cinque posti, quindi con funzioni di regolazione del sedile basata sull’altezza, clima diviso, volante regolabile elettronico con escursione di 45 mm e inclinazione di 70 mm in profondità. C’è un quadro strumenti TFT-LCD da 12,3 pollici per il conducente unito al display centrale da 12,3 pollici, anche touch, insieme a un ulteriore Active Driving Display di ampie dimensioni.

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Nuovo invece il Trailer Hitch View, parte del sistema di monitoraggio See-Through View. La funzione permette di agganciare facilmente un rimorchio senza l’aiuto di un’altra persona, usando la telecamera posteriore che sul display visualizza le linee che vanno dal gancio di traino della CX-80 al centro del rimorchio, facilitando il posizionamento del veicolo.

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A livello di powertrain, Mazda CX-80 si unisce all’approccio Multi-Solution del marchio, e prevede due motori endotermici. Il primo è il Plug-in Hybrid con unità a benzina e-SkyActiv G 2.5 litri quattro cilindri, e un diesel 3,3 litri sei cilindri e-SkyActiv D con M Hybrid Boost a 48 Volt. In entrambi i casi c’è la trazione integrale i-Activ e il sistema Mi-Drive per scegliere tra quattro modalità di guida, cinque sulla PHEV che ha ovviamente anche la modalità solo elettrica.

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Parlando di potenza, la PHEV ha una potenza totale di 327 CV o 241 kW con coppia di 500 N/m, 0-100 in 6,8 secondi e velocità massima autolimitata a 195 km/h. L’autonomia in elettrico è di 53 km, le emissioni di 44 gCO2/km. La ricarica è solo in AC.

Mazda CX-80
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Il diesel invece è di 249 CV per il mercato italiano, e si abbina al 48 Volt di Mazda con la tecnologia DCPCI (Distribution Controlled Partially Premixed Compression Ignition), che migliora ulteriormente l’efficienza, le emissioni e i consumi di carburante. Il consumo promesso è di 5,7 litri su 100 km, non male per un 6 cilindri e un’auto così imponente, e anche la potenza assicura uno 0-100 in 8,4 secondi e una velocità massima di 219 km/h. In entrambi i casi c’è un cambio automatico a 8 marce, pensato per una guida fluida e confortevole.

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