Da alcuni mesi sto usando Chargemap, ma soprattutto in agosto, quando mi sono girato l’Europa con la mia Fiat 500 Elettrica, ben più di Instagram e Tik Tok è diventata l’app più utilizzata sul mio smartphone. Mi sento quindi pronto a raccontarla e, soprattutto, a spiegare perché secondo me vale la pena scaricarla.
Chargemap: me la consigli?
Secondo me Chargemap è l’app di ricarica più completa sugli store degli smartphone. Non mancano i competitor, dal più amato evway (che secondo me negli anni ha perso molto) a Plugshare o Nextcharge. Tuttavia, Chargemap ha il valore aggiunto di essere un po’ come Waze, e quindi continuamente aggiornata dagli utenti elettrici di tutta Europa, oltre al fatto di poter calcolare al meglio il percorso tenendo conto del numero di sosta di ricarica, delle tempistiche in base a parametri imposti da noi per una personalizzazione completa.
Quanto costa Chargemap?
Chargemap è di base un’applicazione totalmente gratuita. Si scarica velocemente da Apple App Store e Google Play Store, mentre non è presente su Huawei App Gallery di default ma, come di consueto, si può installare tramite APK. La registrazione è gratuita e si può procedere con diverse soluzioni: o inserendo e-mail e password, oppure tramite Facebook o account Google ed Apple come nel mio caso.
L’unica cosa che si paga, una tantum, è il Chargemap Pass: costa 19,90 € una tantum e la spedizione è gratuita, e include una Card NFC che attiva tutte le stazioni di ricarica segnalate dall’app, ad eccezione delle Tesla Supercharger aperte a tutti in Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi che si attivano solo tramite app Tesla. Al Pass si può collegare il proprio conto o la propria carta prepagata con cui pagare la ricarica, senza costi aggiuntivi rispetto alla tariffa dell’operatore. Per questo io consiglio di richiederlo, in quanto rende le ricariche decisamente più accessibili ed evita di avere sullo smartphone le app di tutti gli operatori.
Completa, ma non dice se la colonnina è occupata
Chargemap è divisa in diverse sezioni, tutte sempre visibili perché i collegamenti sono nella parte bassa della schermata. Quella principale è ovviamente la carta geografica che mostra il luogo in cui ci troviamo e tutte le colonnine disponibili con diverse icone. Attraverso i filtri possiamo scegliere il livello minimo e massimo di potenza, il tipo di connettore, o ancora escludere quelle rotte.
Selezionando una colonnina, Chargemap permette anche di rimandare le coordinate a Google Maps, Waze o altri navigatori per permetterci di raggiungerla, segnalando anche la distanza precisa.
Possiamo anche approfondirla andando a vedere il suo stato. Capita infatti che Chargemap segni un “2/6” o “4/8”, che indicano il numero di prese funzionanti in rapporto a quelle totali. Cliccando sopra la colonnina, possiamo vedere quali prese sono disponibili e quali no e, una volta alla colonnina, possiamo fare noi un check-in indicando lo stato della colonnina, quanto tempo è durata la nostra ricarica, o ancora correggere le indicazioni, per esempio segnalando all’app che una colonnina segnata come non funzionante ora è attiva perché riparata. È possibile anche aggiungere delle foto per far capire meglio agli altri utenti dove si trova nello specifico la colonnina.
Peccato solo che Chargemap non funzioni in tempo reale, e quindi non è in grado di indicare se la colonnina che abbiamo visto è occupata oppure libera. Un difetto piuttosto importante che spero nel tempo possa essere risolto nel breve periodo.
L’app gira intorno alla vettura
Nel nostro profilo di Chargemap possiamo inserire non solo i nostri dati, ma anche e soprattutto quelli relativi alla nostra auto elettrica. Possiamo inserirne anche più di una, se per diversi motivi ne usiamo di più come nel caso di chi scrive, che ne prova diverse, o anche di chi gestisce un parco auto.
Nel mio profilo, quindi, al momento è presente solo la mia auto personale, la Fiat 500 Elettrica di cui ho potuto scegliere anche il taglio della batteria (42 kWh nel mio caso). Ma, per esempio, quando avevo in prova la Ford Mustang Mach-E con cui sono andato a Rimini ho inserito anche lei sempre con il taglio di batteria giusto; e lo stesso con la Kia EV6 con cui ho percorso 500 km. La lista di auto di Chargemap è davvero ricca e aggiornata, comprende anche modelli vecchi come la prima Fiat 500 elettrica, quella basata sul modello endotermico del 2007, e tutti con i diversi tagli delle batterie.
Ciò torna utile quando andiamo nella sezione “Percorso”, la parte più utile di Chargemap. Qui possiamo impostare un luogo di partenza e uno di arrivo, scegliere l’auto con cui intendiamo viaggiare, la velocità massima, la carica che abbiamo alla partenza e quella con cui vogliamo arrivare, ma anche togliere autostrade e pedaggi.
Tenendo conto di queste indicazioni, Chargemap è in grado di calcolare il percorso indicando tutte le soste di ricarica, e dicendoci anche con quanta percentuale di batteria arriveremo a una data sosta e quanto ci consiglia di ricaricare per arrivare alla tappa successiva o a destinazione. L’app dice anche la tempistica totale del viaggio. Inoltre, fornisce sempre i dati sulla colonnina scelta, la sua potenza e il suo luogo, e dà modo di approfondirne lo stato come indicato sopra.
Per questo, se indichiamo che viaggeremo a 130 km/h con una 500 elettrica il numero di soste di ricarica sarà maggiore che indicando di viaggiare a 110, e aumenterà se per esempio vogliamo arrivare a destinazione con il 30% anziché con il 5%. Si badi però che Chargemap non tiene conto della morfologia del territorio: nel percorso che ho indicato, Monza-Friburgo, non considera il tratto alpino pressoché dominante nella tratta, che ha fatto sì che io saltassi una ricarica in quanto gran parte del tempo l’ho fatto in discesa, dove un’auto elettrica non solo non consuma, ma recupera energia. Tiene poco conto anche dei limiti di velocità: pur avendo io impostato 130 km/h, il limite svizzero autostradale è di massimo 120 km/h, ma soprattutto nella parte più alta scende spesso a 80 km/h, due dati che sicuramente evitano di fermarsi.
Non sono comunque indicazioni da seguire sempre alla lettera: spesso infatti indica soste di due o tre minuti per ricaricare una percentuale bassa solo per farci arrivare a destinazione con la percentuale indicata, ma basta spendere lo stesso tempo in un’altra delle soste indicate per arrivarci comunque. Inoltre, meglio sempre fare un check delle colonnine che indica per vedere se tutti i connettori funzionano e in modo da evitare spiacevoli sorprese.
Insomma, Chargemap è un’applicazione molto utile ma non dobbiamo affidarci in toto a lei, quanto più sfruttarla per farci un’idea di quante soste possiamo fare, e soprattutto di dove sono disposte le colonnine nel percorso.
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