Carmelo Ezpeleta CEO Dorna

La MotoGP correrà in Arabia Saudita, ma non parliamo di diritti umani a Ezpeleta

In barba a tutte le questioni relative ai diritti umani, Carmelo Ezpeleta di Dorna annuncia lo sbarco della MotoGP in Arabia Saudita.

Un’altra perla della gestione del Motomondiale da parte di Sua Maestà Carmelo Ezpeleta, che annuncia lo sbarco della MotoGP in Arabia Saudita. Dorna ha infatti annunciato di aver firmato un memorandum d’intesa con la Saudi Motorsport Company (SMC) per tenere una gara nel Paese.

Non è un segreto che l’Arabia Saudita sia in grado di costruire un circuito di livello mondiale ed ospitare eventi di livello mondiale come abbiamo visto fare con la Formula 1, Formula E, Dakar ed Extreme E, che hanno già in programma eventi nell’ambito del programma motorsport del Paese.

Per ora il circuito dove correre il Gran Premio del motomondiale ancora non c’è, non c’è ancora una data, come non c’è ovviamente l’approvazione dalla Federazione Internazionale di Motociclismo e dalla Federazione Internazionale dell’Automobile.

A questo punto, ecco le parole di Ezpeleta:

Siamo entusiasti di questa opportunità per la MotoGP di espandere la sua portata in Medio Oriente aggiungendo un Gran Premio annuale in Arabia Saudita. La regione è un mercato chiave per gli sport motoristici e la domanda nel Regno per eventi di questo tipo è in crescita con una ricerca che mostra che l’80% dei fan sauditi desidera vedere di più nel proprio Paese.

Tutto bene? Ovviamente no, perchè quando ci sono i petrodollari di mezzo, cadono anche tutte le questioni relative ai diritti umani ai quali ci si appella solo quando si vuole dare un’immagine negativa di un Paese non amico.

Ci riferiamo per quanto riguarda l’Arabia Saudita al recente caso di Salma al-Shehab, attivista per i diritti delle donne, condannata per una serie di Tweet da un tribunale antiterrorismo a 34 anni di carcere, seguiti da 34 anni di divieto di viaggio. Negli anni scorsi ci sono stati l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ed anche il caso di Murtaja Qureiris, arrestato quando aveva 13 anni per presunte accuse di terrorismo relative a fatti accaduti quando aveva 10 anni, che aveva rischiato nientemeno che l’esecuzione mediante crocifissione.

Parliamo di un Paese dove vengono sequestrati vestiti e giochi arcobaleno perché “promuovono omosessualità”. Attenzione che non si tratta di cose di poco conto o di barzellette, tant’è che della questione se n’è occupata anche l’Unione Europea, in una recente interrogazione parlamentare che non lascia spazio a dubbi: esecuzione di omosessuali in Arabia Saudita.

E qui ci sarebbe ancora molto da raccontare, ma non diciamolo a Ezpeleta, che evidentemente non vuole sentire.

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