Prima di scomparire improvvisamente il 13 marzo 2018, Ivano Beggio aveva appena terminato la sua autobiografia “Ivano Beggio la mia Aprilia“. Aggiornata con i ricordi di piloti (come Rossi, Reggiani, Biaggi, Capirossi), tecnici (quali Dall’Igna, Witteveen, Macchi), illustrata da oltre 250 foto, disponibile su Amazon.
Ivano Beggio nel 1965 prende in mano l’Aprilia, piccola fabbrica di biciclette e motorini fondata dal papà Alberto, portandola in pochi anni, con geniali intuizioni, a diventare la più grande produttrice europea di motociclette, capace di vincere decine di titoli mondiali e lanciare piloti del calibro di Biaggi e Rossi.
Mai nella storia del motociclismo una azienda era cresciuta così velocemente. La favola si interrompe nel 2004 quando, a seguito di una improvvisa crisi economica dovuta anche all’azzardato acquisto della Moto Guzzi, Ivano Beggio è costretto a cedere Aprilia al Gruppo Piaggio, ritirandosi a vita privata.
Prima della sua improvvisa scomparsa, avvenuta nel marzo 2018, il patron di Aprilia aveva terminato di scrivere “Ivano Beggio la mia Aprilia” con l’aiuto di Claudio Pavanello, per molti anni responsabile stampa di Aprilia.
Dopo un periodo di riflessione, la Signora Tina Beggio ha deciso di completare l’opera, affidando sempre a Claudio Pavanello il compito di raccogliere la testimonianza di tanti famosi piloti e tecnici che hanno collaborato con l’Ingegner Beggio, oltre che del materiale fotografico a supporto, ora il libro di 248 pagine e 250 foto viene è disponibile sul sito ivanobeggio.com
In “Ivano Beggio la mia Aprilia” il Presidente inizia raccontando i dissidi con l’amatissimo padre per accelerare il passaggio dell’azienda ad una produzione esclusivamente motociclistica. Fin dal principio, Beggio capisce l’importanza di affiancare alla produzione di serie l’attività agonistica a scopo non solo promozionale, ma anche di sviluppo tecnico: “Le corse sono una scuola indispensabile per imparare a progettare buone moto, a rispettare i tempi, a controllare la qualità dei materiali”.
Arrivano i primi successi nel motocross con piloti come Ivan Alborghetti e Corrado Maddii, ma l’intuizione è quella, nel 1982, di puntare sulle moto stradali: “L’Italia di quegli anni era un Paese bellissimo, dove si respirava entusiasmo e voglia di fare; il benessere era diffuso e le persone, tutte, coltivavano una grande fiducia nel futuro. In questo clima io avevo maturato la convinzione che il mercato delle due ruote fosse alle soglie di un epocale “boom”, dove protagoniste sarebbero state nuove bellissime moto pensate per soddisfare l’esplosivo desiderio di apparire alla moda e divertirsi. Ecco perché decisi di costruire una 125 stradale che fosse affascinante, moderna, veloce e ricca”.
Il successo è enorme, confortato da un grande impegno nel campionato mondiale 250cc che porta il 12 agosto 1987 Loris Reggiani, primo pilota ufficiale Aprilia, a vincere il Gran Premio di Misano Adriatico. Nel frattempo le moto prodotte a Noale si impongono in tutta Europa come le più performanti e affascinanti: una grande innovazione voluta da Beggio è l’estrema cura, oltre che della meccanica, dove comunque Aprilia introduce importanti novità, anche dell’estetica: “in un panorama di grafiche prevalentemente monocolore, noi proponevamo per primi colorazioni ardite, senza mai dimenticare la versione “replica Racing”, a quei tempi nessun altro costruttore riproduceva così fedelmente architettura ed estetica della moto da corsa”.
Dalle catene di produzione Aprilia escono mezzi sempre più originali come la Pegaso 600, primo enduro stradale, la RS 250, straordinaria sportiva due tempi e la Motò, disegnata dall’archistar Philippe Starck, senza dimenticare la BMW F650, progettata e costruita da Aprilia per conto della casa bavarese. Sul fronte ciclomotori, Aprilia rivoluziona il mercato con due successi planetari, lo Scarabeo 50 e lo SR 50, primi esempi di scooter, rispettivamente, retrò e sportivo.
Intanto arrivano i titoli a ripetizione di Max Biaggi: “un giovane fuoriclasse a cui tutto sembrava andare bene e che aveva chiaramente il ruolo di predestinato al successo, sia sportivo che mediatico” e Valentino Rossi: “Chi avrebbe mai immaginato che in quel ragazzino cui facemmo un contratto iniziale da trenta milioni di lire avevo di fronte il futuro protagonista assoluto del motomondiale, destinato a diventare più grande di Giacomo Agostini?”.
Aprilia si lancia con successo anche nel mercato delle ammiraglie 1000cc con la RSV Mille, seguita poi negli anni da Falco, Caponord, Futura e Tuono. A inizio anni 2000, Aprilia è l’unica casa al mondo assieme ad Honda a correre ufficialmente nei quattro campionati velocità: 125cc, 250cc, 500cc, Superbike.
Nel frattempo, Beggio si trova però ad affrontare un avversario terribile: gli viene infatti diagnosticata una grave malattia che lo porta da un lato ad allontanarsi dall’azienda, dall’altro a intraprendere un cammino spirituale importante.
Guarito, rientra in azienda e, spinto dalla passione e dai sempre ottimi risultati economici di Aprilia, decide di acquistare Moto Guzzi: “Avevo sempre amato Moto Guzzi, fin da bambino ero rapito dalle sue creature, che giudicavo straordinarie e dotate di una anima diversa da tutte le altre moto. Come ben sapete, non ci sono ragioni razionali dietro un grande amore: per me Moto Guzzi era “la Moto”, e desideravo essere il principe azzurro che l’avrebbe riportata ai grandi fasti del passato”.
Purtroppo, una serie di circostanze avverse si coalizzano: il crollo repentino del mercato mondiale, i costi imprevisti del risanamento di Guzzi, le previsioni troppo ottimistiche dei manager. In pochi mesi, da azienda ammirata in tutto il mondo, il Gruppo Aprilia entra improvvisamente in una spirale senza uscita.
Sono momenti drammatici per il suo fondatore, abbandonato dalle banche: “Mai avrei pensato di compiere un balzo talmente vertiginoso, da imprenditore modello a questuante cui venivano chiuse in faccia tutte le porte. Fu un momento di grande crisi personale, di insicurezza, di sofferenza, di vergogna verso i miei stessi dipendenti”. Dopo una disperata resistenza, a metà 2004 Ivano Beggio cede la propria azienda e si ritira a vita privata.
Al termine di “Ivano Beggio la mia Aprilia”, dopo i ricordi di piloti, tecnici e giornalisti (Valentino Rossi, Max Biaggi, Loris Reggiani, Loris Capirossi, Alessandro Gramigni, Tetsuya Harada, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Marcellino Lucchi, Tommi Ahvala, Ivan Alborghetti, Corrado Maddii, Stefano Passeri, Carlo Pernat, Jan Witteveen, Philippe Starck, Gianfranco Frison, Michele Verrini, Giuseppe Ricciuti, Dolph Van der Woude, Gianpaolo Benedini, Luigi Dall’Igna, Ampelio Macchi Maurizio Roman, Claudio Pellizzon, Beppe Donazzan, Filippo Falsaperla, Giovanni Di Pillo, Carlo Canzano e Paolo Scalera) sono citati quelli di tanti proprietari delle moto venete che esprimono la propria riconoscenza a Ivano Beggio per avere condiviso la loro passione producendo straordinari mezzi che hanno contribuito a rendere più bella e spensierata la loro gioventù.
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