Honda NS 125: era la prima metà degli anni Ottanta, i paninari dominavano in lungo e in largo. Il 125 era il rito di passaggio obbligatorio prima del salto verso le moto “vere”. C’erano le Zundapp KS e Laverda LZ, ma anche le Aprilia, con le sue ST ed STX e Gilera con la RV: non più di 20 cv l’una.
Quando arrivò al Motor Show di Bologna dell’84, la Honda NS 125 F con i suoi 25 CV all’albero a 9.250 giri, ovvero poco meno di 20 effettivi alla ruota, la sua velocità massima di 140 km/h era una dichiarazione al mondo di cosa sarebbero stati di li a poco i 125. La carrozzeria era resa sportiva da un piccolo cupolino e da un puntale anteriore, ma quello che faceva innamorare tutti era il look era fortemente ispirato a quello della NS 500 da Motomondiale, soprattutto nella colorazione bianco/blu, che arrivò solo nell’86.
Sebbene non fosse una vera e propria replica, richiamava la livrea Rothmans e tra i sedicenni dell’epoca era caccia all’adesivo “tabaccaio” da attaccare sui fianchetti. L’86 segnò anche i debutti del campionato Sport Production, in cui la piccola Honda non aveva rivali, e di quello monomarca a lei dedicato.
Il motore era alimentato da un carburatore Dell’Orto da 26 mm, disponeva della valvola allo scarico ATAC (Automatically Controlled Torque Amplification Chamber), ed il silenziatore aveva quel sound inconfondibile che la rendeva unica. Roba d’altri tempi: l’avviamento era rigorosamente a pedale mentre quello elettrico non era previsto neppure come optional.
La ciclistica si componeva di un telaio doppia culla in tubi quadri d’acciaio, forcella anteriore da 35 mm, disco singolo da 251 mm all’avantreno e tamburo posteriore, mentre gli pneumatici avevano misure di 90/90-16 e 110/80-18, su cerchi in lega a tre razze sdoppiate. Il peso era di appena 115 kg.
Arrivano le versioni carenate
Nel 1987 la NS venne proposta con una nuova colorazione bianca e rossa Honda, cerchi bianchi e altre piccole modifiche, come le pedane e i comandi imbullonati in lega leggera. Sulla scia del successo della “nuda”, nello stesso anno venne presentata la prima versione carenata Super Sport R, con livrea bianco/rossa e subito dopo la NS 125 RII questa sì con una livrea replica, sebbene priva di sponsor.
La versione II differiva dalla R per la presenza del doppio disco anteriore, per un parafango anteriore più avvolgente e per il guscio coprisella posteriore con tabella porta numero gialla: lo stesso colore che all’epoca era usato da regolamento sulle 500.
Ma ancora prima dell’arrivo delle versioni R, si diffusero due scuole di pensiero: c’erano i cosiddetti “carenati” che si contrapponevano agli “scarenati”. I primi adottavano il kit trofeo che prevedeva due spoiler a coprire il radiatore. I secondi invece spogliavano la moto del cupolino, una tendenza che si diffuse negli anni a venire con tantissime 125, fornite o meno di carenatura integrale, tanto da convincere la Honda, qualche anno più tardi, a presentare la NSR125F, moto completamente senza carenatura.
Il prezzo della NS 125 F nel 1985 era di 3.395.000 lire, quello della NS 125 R nel 1987 di 4.195.000 lire (300.000 in più per la versione RII). Oggi i pochi esemplari rimasti si portano a casa con poche centinaia di euro.
Alcune pubblicità che vale la pena ricordare, sono volutamente provocatorie: “sei disposto a sopportare l’invidia?”. Oppure “domani vendo il mio 350”, la cilindrata massima che all’epoca si poteva guidare a 18 anni, segno che questa moto piaceva non solo ai sedicenni. Senza dimenticare la brochure della NS 125 R con il “pilota” in perfetta tenuta jeans e mocassini…
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