Se pensiamo ai monopattini elettrici, pensiamo a una moda moderna, a dei veicoli leggeri introdotti sul mercato molto di recente e saliti alla ribalta soprattutto quest’anno grazie agli incentivi statali per la mobilità dolce. Ma il monopattino motorizzato è un’invenzione letteralmente secolare, come dimostra l’Eveready Autoped, il primo monopattino elettrico della storia, che nel 1915, nonostante la Grande Guerra, provò a rivoluzionare il mercato.
Eveready Autoped: l’americano che piaceva in Europa
Molto spesso i veicoli, di qualsiasi tipo, non sono un flop perché sono progettati male, o perché sono brutti. In molti casi capita che siano un flop semplicemente perché usciti troppo presto, quando ancora il pubblico e i tempi non sono maturi per poterli apprezzare. Può capitare che escano in anticipo di 10 o 20 anni, o che escano in anticipo addirittura di più di cento.
È il caso dell’Eveready Autoped, il primo monopattino motorizzato della storia, prodotto a New York dal 1915 al 1921. Veniva venduto a solamente 100 dollari, e garantiva una velocità massima di 40 km/h e un consumo esiguo, soprattutto per l’epoca, di 1,9 litri ogni 100 km. inoltre, come quelli moderni, aveva la capacità di ripiegarsi, ed era molto leggero: due caratteristiche oggi molto apprezzate, dato che ci permettono di portarlo sui treni e sulla metropolitana. Ma nel 1915, il traffico di New York e la difficoltà di trovare parcheggio non erano certo quelli elettrici attuali, come dimostrano le vendite non all’altezza delle aspettative. L’Autoped arrivò anche in Europa, circa 4 anni dopo il lancio negli States, ed ebbe un successo leggermente migliore: nel Vecchio Continente veniva prodotto in Germania dall’azienda Krupp (oggi ThyssenKrupp), che ne sfruttò la licenza dal 1919 al 1922.
Lo scarso successo ha fatto sì che questo prodotto sia stato ignorato anche dai collezionisti, che spesso non ne hanno nemmeno mai sentito parlare. Tuttavia, ogni tanto lo si trova alle aste, dove può venire venduto anche a prezzi piuttosto alti per un monopattino elettrico: la cifra più alta raggiunta in un’asta è di “solamente” 13.750 dollari, cifra raggiunta alle aste di gennaio 2016 a Las Vegas. Prima di questo, un Autoped era stato venduto all’asta di Bonhams London nel 2007, dove fu venduto per 805 sterline.
Un veicolo certo più ingombrante e pesante (ma neanche troppo) dei monopattini elettrici odierni, soprattutto per via del corpo motore posto all’anteriore. Anche le ruote sono più grandi dei monopattini attuali, mentre il design è tipico dell’epoca, come possiamo notare dalla ruota posteriore quasi interamente coperta. Il manubrio era semplice, in legno, mentre la pedana aveva un andamento morbido ed era più larga, per consentire ai piedi di stare paralleli, e non uno davanti all’altro come nei veicoli moderni.
Eveready Autoped: il nonno di tutti gli scooter
Lo scarso successo non fu causa di una mancata pubblicità. Anzi, al contrario, l’Eveready Autoped fu molto spinto dall’azienda, come testimoniano i numerosi cartelli pubblicitari, le foto, gli inserti giornalisti dell’epoca. L’azienda fece anche degli accordi col servizio postale degli Stati Uniti, rendendo per un periodo l’Autoped un veicolo di consegna; così come fece partnership con la Polizia di New York, che usò l’Autoped come veicolo di pattuglia. In entrambi i casi, si rivelò adatto per consegnare velocemente la posta, o per pattugliare la città con una spesa esigua e una resa significativa.
In Europa, dove l’attenzione alla comodità e al design è spesso superiore rispetto a quella presente negli States, l’azienda Krupp fece delle modifiche abbastanza sostanziali all’Autoped, che vendeva anche con la possibilità di montarci sopra un sedile nel caso l’utente si stancasse di viaggiare per la città in piedi. Insomma, aveva reso l’Autoped una sorta di proto-scooter della storia. Ma, del resto, il maggiore successo di questo veicolo due ruote nel Vecchio Continente non deve sorprendere, vista poi l’esplosione degli scooter a partire dal secondo dopoguerra, grazie soprattutto alla Vespa, che negli States non è mai avvenuta. Il paragone con la Vespa non è a caso. Infatti, l’Autoped può essere tranquillamente considerato come il nonno di tutti gli scooter, e questo è evidente soprattutto nel veicolo di Piaggio e anche nella Lambretta, nonché nelle piccole motociclette di Honda, tutte ispirate nel concetto proprio al monopattino elettrico degli anni Dieci.
Altra somiglianza tra l’Autoped e i suoi “discendenti” italici di mezzo secolo dopo sono proprio le pubblicità. Paragonando le grafiche pubblicitarie della Vespa e della Lambretta con quelle dell’Autoped, c’è una certa contiguità sia nello stile, molto dinamico, cartoonesco, colorato, sia soprattutto nella scelta dei soggetti rappresentati, ovvero le donne. I progettisti dell’Autoped, così come quelli di Piaggio, per un concetto non certo lusinghiero (“Donne al volante, pericolo costante”) volevano indirizzare questi veicoli della mobilità dolce proprio alle donne, evitando loro l’affaticamento della camminata, o per aiutarle nei piccoli spostamenti quotidiani.
Il successo avuto dalla Vespa e dalla Lambretta ha dimostrato (come sappiamo anche per la Mustang) come certi pensieri si possano facilmente superare: sia l’Autoped sia soprattutto la Vespa furono veicoli senza genere, apprezzati indistintamente da uomini e donne per la loro versatilità, comodità e leggerezza.
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