L’epoca d’oro della micromobilità sembra essere già finita. E l’epilogo di questa tendenza arriva da Bird, tra le società più diffuse per quanto riguarda i monopattini a noleggio, e che di recente ha presentato istanza di fallimento dopo diverse spese per contenziosi e anche per via di un significativo calo della domanda.
Lo riporta Wired, e la storia dell’ex colosso è alla fine la sintesi di quello che è successo, anche in Europa, negli ultimi anni.
Bird e i monopattini in sharing: una veloce parabola
A lungo molte aziende come Bird si sono poste come il futuro dei trasporti, aiutate dall’esplosione della moda dei monopattini elettrici che ha portato anche marchi prestigiosi a produrne, sovvenzionati spesso da alcuni discutibili bonus.
Tuttavia, hanno sempre destato molte perplessità, non tanto quelli privati, quanto quelli dei servizi di sharing, come quello di Bird: abbandonati in mezzo alla strada, spesso gettati nei fiumi delle metropoli europee, in molti casi guidati anche irresponsabilmente. Le lamentele non sono mancate, e a partire soprattutto dalla pandemia alcune amministrazioni non ci sono state: Copenhagen, per esempio, è stata tra le prime città che nell’ottobre del 2020 ha letteralmente bandito i monopattini dal centro città, perché causavano problemi ai pedoni e alle auto.
Progressivamente sono aumentate le limitazioni in diverse città, fino a quest’anno, quando Parigi ha indetto un referendum chiedendo se i parigini volessero abolire i servizi di sharing dei monopattini. E loro hanno votato per abolirli.
Eppure, non si trattava di aziende da poco. A inizio 2023, Bird era la più grande azienda di micromobilità in Nord America e tra le principali in Europa, tanto da aver acquisito anche Spin, suo concorrente negli USA. Un’azienda che valeva 2 miliardi di dollari nel 2018 e che ha continuato a ricevere investimenti per molti anni. Il covid è stato un po’ l’inizio della fine: riduzione drastica dell’utilizzo, perché nessuno poteva uscire, unito alle limitazioni di cui sopra.
Ciò ha portato all’espulsione dalla Borsa di New York nel 2023 per non essere riuscita a mantenere la sua capitalizzazione di mercato di 15 miliardi di dollari e, infine, a presentare istanza di fallimento avvalendosi del Chapter11, lo stesso usato da Scandinavian Airlines nel 2022.
“Se l’è cercata”
Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, e Bird ha operato in modo da causarsi da sola la sua caduta. Fin da subito, Bird ha esternalizzato tutta la sua parte logistica ad aziende appaltatrici che si occupassero di problemi come monopattini rubati o maltrattati. Inizialmente la cosa sembrava funzionare, ma quando Bird ha deciso di tagliare i pagamenti alle società appaltate le cose sono peggiorate.
Altro problema, Bird Two. Il nuovo modello ha sostituito il freno meccanico con quello idraulico, ma per veicoli lasciati all’aperto è una soluzione sbagliata perché in inverno pinze e maniglie si congelano, riducendo l’efficacia dei freni, mentre in estate, quando venivano usate troppo, tendevano a usurarsi. E anche il terzo modello ha compromesso la sicurezza, pur avendo un freno idraulico posteriore e un freno meccanico anteriore.
Di conseguenza, avere scooter sempre guasti si è unito alla riduzione della domanda e alle decisioni delle amministrazioni europee. E Bird è crollata.
Fonte: Wired