L’arrivo di Audi in Formula 1 nel 2026 segna un punto di svolta per il campionato, con la casa tedesca intenzionata a ritagliarsi un ruolo di primo piano sia in pista sia nelle dinamiche politiche del Circus.
Il nuovo responsabile del team Mattia Binotto, ha lasciato intendere che Audi potrebbe formare un’alleanza strategica con alcune squadre indipendenti per contrastare l’influenza di Mercedes, Ferrari e Red Bull, che da anni dominano il panorama politico della F1.
Il piano di Audi: rompere gli equilibri consolidati
Con l’acquisizione completa del team Sauber, Audi si prepara a un ingresso strutturato in Formula 1. Nonostante le attuali difficoltà della squadra, le aspettative sono elevate, considerando il successo del marchio nell’endurance.
Mercedes, Ferrari e Red Bull non hanno solo dominato la pista, ma hanno anche costruito una solida rete di alleanze all’interno del paddock. Mercedes fornirà motori a McLaren, Alpine e Williams fino al 2030, mentre Ferrari avrà una collaborazione tecnica con Haas e Cadillac. Red Bull, grazie alla collaborazione con Ford, continuerà a esercitare la sua influenza con due squadre in griglia, come già accade con il team Racing Bulls.
Secondo quanto riporta PlanetF1, se Audi vuole competere con questi colossi, dovrà muoversi anche sul piano politico, cercando di coalizzare quei team che non sono legati ai grandi costruttori. Per Binotto:
“Ci sono alcune squadre che non fanno parte di un’alleanza. Sarebbe utile se queste squadre ne formassero una.”
Quali team potrebbe coinvolgere Audi?
L’ipotesi di Binotto lascia spazio a molte speculazioni. La maggior parte delle scuderie ha già vincoli tecnici e commerciali di lungo termine con altri costruttori. McLaren, Alpine e Williams sono legate a Mercedes fino al 2030, così come Haas rimarrà con Ferrari almeno fino al 2028. Aston Martin, invece, passerà ai motori Honda a partire dal 2026, lasciando Mercedes per una collaborazione diretta con il colosso giapponese.
L’unica possibilità concreta per Audi potrebbe essere quella di cercare di attrarre i team più piccoli o quelli con meno influenza nelle decisioni politiche, con l’obiettivo di creare un nuovo blocco di potere nel paddock.
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