Pininfarina, Fiat, Alfa Romeo, Ferrari, Citroën, ma anche Volvo tra le auto più interessanti viste a questa nuova edizione di Milano AutoClassica. In pochi se la ricordano, perché siamo abituati a pensare a Volvo come produttrice di Station Wagon e auto familiari per eccellenza, ma questa coupé svedese ha in realtà avuto molto successo, grazie soprattutto al suo design particolare, minimalista come la Scandinavia insegna, ma di mano italiana: la Volvo P1800 S
Pietro Frua e Pelle Petterson dietro all’elegante design di Volvo P1800S
La mano italiana di cui sopra appartiene a Pietro Frua, imprenditore oltre che designer, considerato tra le matite automobilistiche più importanti di tutto il Novecento: è a lui che dobbiamo lo stile di molte auto di successo, come la prima serie della Maserati Quattroporte (1963), la Maserati Kyalami del 1976 o la concept car del 1978 Lamborghini Faena (o, appunto, Frua Faena). Proprio per i suoi successi, Frua fu chiamato da Volvo a disegnare, insieme al marinaio e designer di yacht svedese Pelle Petterson, la prima coupé del marchio svedese.
Da tempo, infatti, i dirigenti Volvo desideravano aggiungere un’auto di questo tipo alla gamma. Dopo anni di esperimenti con carrozzeria in vetroresina, alla fine l’azienda scandinava si arrese alla più convenzionale scocca in acciaio, basando la futura coupé su un’altra Volvo di successo, la berlina 120 Amazon (presente, tra l’altro, in Need For Speed Heat insieme alla Polestar 1). Lo sfruttamento della piattaforma della 120 Amazon faceva sì che la Volvo P1800 S avesse le classiche soluzioni dell’epoca: trazione posteriore, motore anteriore longitudinale e retrotreno ad assale rigido.
Tuttavia, la Volvo P1800 S portò anche diverse novità a livello tecnico, come 4 freni a disco e non a tamburo, o il cambio manuale con overdrive elettrico a 4 rapporti. Il motore era invece lo stesso 4 cilindri con albero a camme della Amazon, ma sovralimentato con due carburatori SU e quindi in grado di arrivare a 96 CV. Prodotta dal 1961 al 1973, la Volvo P1800 S riscosse un discreto successo, venendo prodotta in quasi 50.000 esemplari. Nel 1971 l’auto fu trasformata da coupé a shooting-brake, con l’originale portellone posteriore in vetro e una nuova coda, sempre con la firma di Pietro Frua.
L’eleganza di Volvo P1800 S
La linea della Volvo P1800 S è molto elegante e riuscita. Pur avendo design tipicamente svedese, con pochi fronzoli e, nonostante la forma coupé, una certa praticità (anche per un bagagliaio abbastanza capiente e un accesso facilitato all’abitacolo), si nota comunque la mano di Pietro Frua. Il frontale si distingue per avere il cofano decisamente allungato, con forme arrotondate e le due scavature alle estremità laterali che creano due bracci confluenti a loro volta nei fari anteriori. La facciata anteriore vede il gruppo ottico diviso in 3 cerchi a disposizione triangolare: abbaglianti e anabbaglianti costituiscono i due cerchi più grossi, mentre gli indicatori di direzione sono il cerchio più piccolo. Bella la grande griglia cromata, come cromato è il paraurti, sopra il quale si trova il vecchio logo Volvo, che da lontano confonde con quello di Lancia. Il parabrezza è un’unica lastra di vetro, molto ampia e in grado di dare tanta luce all’abitacolo, oltre che un’ottima visibilità.
Il profilo della Volvo P1800 S è piuttosto pulito, anche se ci sono più “fronzoli” di quanti ce ne potremmo aspettare. Infatti, dal cofano parte la linea cromata che divide in due il profilo, arrivando all’inizio del parafango posteriore. La stessa linea prosegue, più stretta e senza cromatura, fino al posteriore dove si riallarga e irrigidisce e crea lo spazio per il gruppo ottico posteriore. Altri spigoli, che tradiscono la provenienza svedese, si hanno anche nei piccoli parafanghi, e sembrano come dei piccoli ed eleganti orli sopra le ruote decorate di bianco. Anche i cerchi sono molto eleganti e cromati, e hanno al centro la V di volvo.
Il posteriore si distingue per le due “ali” con punta cromata che affondano nel piccolo gruppo ottico di forma quasi ellittica. Cromata è anche la serratura del bagagliaio, la linea del lunotto posteriore (e in generale di ogni finestrino) e del paraurti posteriore. La facciata del retro è inoltre decorata con la scritta Volvo a caratteri ben spaziati, come oggi è stato ripreso da diverse case automobilistiche quali Ford (che in questo modo scrive i nomi dei modelli) e Skoda (che invece così ha sostituito il logo al posteriore).
Ben riusciti anche gli interni: il volante è grande e a due sole razze forate, mentre al centro si trova il logo di Volvo. Il cruscotto è molto particolare: è fatto di tanti cerchi disposti in modo orizzontale, di cui i due più grandi sono contagiri e contachilometri e sono divisi da un rettangolo verticale. Sotto, la plancia è molto sottile e con una texture quasi “industriale”, comprende diversi bottoni e un cassettino. Curiosa è anche la posizione dello specchietto retrovisore, che è posto appena di fianco al cruscotto e non, come di consueto, sul tettuccio.