Parto subito con una precisazione: il Volkswagen Transport è un veicolo tuttora esistente, di cui oggi è in commercio la sesta generazione nota come Volkswagen T6 e che tra l’altro ha puntato molto a dei richiami stilistici con la prima generazione. Questo Volkswagen T1 Rendering, quindi, a differenza degli altri non propone come sarebbe oggi un modello non più prodotto, ma un’operazione nostalgia volta a riportare esattamente com’era e dov’era la prima generazione di questo fortunato furgoncino Volkswagen, divenuto un’icona pop grazie al cinema e alla musica.
Volkswagen T1 Rendering: l’auto degli artisti
Il Volkswagen Transporter è un veicolo che l’azienda di Wolsburg produce dal 1949, e la cui prima generazione ha la stessa fama, se non addirittura superiore, di un modello dello stesso periodo, il Volkswagen Maggiolino, vettura che invece è andata definitivamente in pensione alla fine del 2019.
Nota come Typ 2 (e non Typ 1, con cui si identificava il Maggiolino), Volkswagen ha dalla 4° serie cambiato la nomenclatura dei suoi furgoncini lasciando solo la T (che sta appunto per Transporter) e il numero di generazione. Il T1 viene oggi definito anche Split, per distinguerlo dal T2 e per evidenziare il suo caratteristico parabrezza diviso in due.
Curiosa è la storia dietro la nascita di uno dei modelli più venduti e di successo della storia dell’auto: Ben Pon, incaricato di importare i modelli di Volkswagen nei Paesi Bassi, vide negli stabilimenti dell’azienda un carrello realizzato sulla base del Maggiolino e che gli mise subito in testa l’idea che proprio dalla celebre coupè tedesca si potesse produrre un veicolo commerciale. Pon fece uno schizzo sul suo blocco note e da questo schizzo nacque la progettazione di un veicolo presentato nel Novembre del 1949 come Transporter Typ 2.
Il Volkswagen T1 era dotato originariamente della stessa meccanica del Maggiolino: un motore 4 cilindri boxer con raffreddamento ad aria da 25CV, e sempre con il Maggiolino condivise le evoluzioni successive. Fin da subito conobbe un successo enorme per la sua semplicità e versatilità, ma soprattutto quando una decina d’anni dopo il suo debutto fu lanciata la versione Samba che prevedeva carrozzeria bicromatica, tetto apribile che divenne il veicolo prediletto degli Hippie sia negli States che nella “madreterra” Europa. Il Volkswagen T1, prodotto per quasi vent’anni fino al 1967, vendette circa due milioni di esemplari.
Volkswagen T1 Rendering: il fascino del vintage
Anche stavolta è merito di David Obendorfer se abbiamo un’ipotesi di come potrebbe essere la prima generazione del Transporter ai giorni nostri. Un’operazione 100% nostalgia, con linee tondeggianti molto distanti dagli spigoli e dalle forme squadrate tipiche delle ultime Volkswagen. E, quindi, anche una differenza netta dall’attuale Transporter, il T6.
Il frontale del Volkswagen T1 Rendering è pressoché identico a quello dell’originale: si mantiene la classica “V” che separa le due tinte della carrozzeria e che ingloba il grande logo Volkswagen, e la forma e il posizionamento dei fari sono le medesime viste nel T1 del 1949. La differenza è, ovviamente, nella tecnologia che qui precede una bella firma a LED, anch’essa tondeggiante. Rispetto all’originale, per migliorare la sensazione di spazio e luminosità all’interno del veicolo, questo Volkswagen T1 Rendering perde il parabrezza split: qui abbiamo infatti un’unica lastra di vetro. In generale, comunque, il frontale di questo T1 Rendering appare un po’ più paffutello e meno piatto rispetto al modello originale da cui prende ispirazione.
Cambia ancora meno il posteriore, che è identico a quello originale tanto che sarebbe impossibile trovare la differenza se non per dei fari leggermente più grandi – perché in generale il Volkswagen T1 Rendering ha dimensioni maggiori rispetto all’originale, pur rimanendo più piccolo del T6 – e della cromatura della maniglia d’apertura del vano bagagli. Anche in questo caso i fati sono dotati di tecnologia LED.
Di profilo notiamo i cerchi classici, forse un po’ alla FIAT 500, e la linea dei finestrini continua col parabrezza e interrotta dai massicci montanti posteriori, che separano e isolano il lunotto posteriore. Del T1 originale è mantenuta anche la porta posteriore scorrevole, comoda nell’ingresso al veicolo soprattutto se posteggiato in parcheggi particolarmente stretti.
Gli interni sono nella tipica qualità Volkswagen, quindi sobri ma qui particolarmente colorati e simpatici: parte della plancia richiama la carrozzeria esterna – e questo sarebbe in tendenza con tutte le attuali vetture del gruppo VAG – mentre il cruscotto ha forma tondeggiante, che richiama i fari anteriori e in generale tutta la linea. Non manca un display touch centrale, corredato dei tasti che servono, mentre i sedili danno l’impressione di essere molto comodi
Volkswagen T1 Rendering: è per i giovani
Anche se Volkswagen ha dichiaratamente affermato, al lancio, che anche l’attuale T6 è perfetta per i giovani che vogliono mettersi in viaggio, c’è da dire che è molto più costoso rispetto al passato, quindi certamente non per tutti. Questo T1 Rendering, più piccolo e tecnologicamente meno dotato del T6, potrebbe invece puntare proprio ai giovani, a coloro che magari amano viaggiare o hanno hobby fisicamente “ingombranti” come potrebbero essere gruppi musicali o compagnie teatrali amatoriali e non, che quindi otterrebbero spazio e semplicità di trasporto con un veicolo del genere a prezzi non troppo alti.
Lo stesso Obendorfer ne fa una vettura simpatica, colorata, pronta a mettersi sempre in viaggio senza mai stancarsi grazie alla sua infinita versatilità. E se il T7 sicuramente non riprenderà le linee del vecchio Typ2, c’è da dire che la casa tedesca lo ha riportato in auge con motore elettrico e con il nome di I.D. Buzz.