Nel suo discorso di riapertura della stagione, e di riepilogo in vista delle elezioni europee nel 2024, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha affrontato diversi temi, tra cui la conferma del Green Deal e, per la prima volta, una misura che sicuramente porterà conseguenze nei rapporti tra l’UE e la Cina.
In riferimento ai veicoli elettrici cinesi, e alla loro maggiore convenienza rispetto a quelli europei, infatti, la presidente ha dichiarato che
Il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali. Questo sta distorcendo il nostro mercato. E siccome non accettiamo questa distorsione all’interno, non la accettiamo nemmeno dall’esterno
In pratica secondo la von der Leyen i cinesi giocano sporco con il dumping di stato. Una misura che dice molto non solo della direzione UE, ma anche degli equilibri interni.
La direzione europea e il declino della Germania
Il discorso di oggi dalla von der Leyen sicuramente avrà ripercussioni prima di tutto sul mercato interno, perché la risposta cinese non dovrebbe tardare ad arrivare e potrebbe tradursi in un innalzamento dei prezzi doganali a scapito dei produttori occidentali.
Nonostante la lunghezza dei tempi, dato che gli americani da quasi un anno premiano solo vetture costruite negli USA, la decisione rientra perfettamente nella volontà europea di rendersi indipendente.
L’UE, insomma, apre una vera e propria battaglia-indagine nei confronti dei produttori cinesi e del loro modus operandi, ascoltando le preoccupazioni sia delle case automobilistiche europee, e in particolare di Luca De Meo, CEO di Renault, e Carlos Tavares, CEO di Stellantis; sia quelle di alcuni Paesi membri, come l’Italia e soprattutto la Francia, che da mesi sta facendo sempre più pressioni a Bruxelles per introdurre misure volte a salvaguardare l’industria europea.
Proprio questo conferma quanto da noi riportato sulla Germania e le sue difficoltà. Berlino, che invece voleva un approccio più liberale nei confronti della Cina, principale mercato di Volkswagen e dei produttori tedeschi, sembra aver perso la centralità di un tempo per tantissimi motivi. E, probabilmente, al pari di come ha risentito maggiormente delle sanzioni alla Russia, così la sua industria, così fortemente dipendente dalle esportazioni in Cina, potrebbe conoscere non pochi problemi.
Giusto in tempo o troppo tardi?
Viene da chiedersi se la risposta europea arrivi appena in tempo o se sia già troppo tardi. L’arrivo dei produttori cinesi è iniziato qualche anno fa, ma tra il 2021 e il 2023 la loro presenza è più che raddoppiata, con prodotti di buona qualità a prezzi più competitivi rispetto a quelli europei. I quali, se avranno successo, potranno mettere a repentaglio l’industria europea.
Questo perché gli stessi cinesi stanno “scappando” dalla loro patria, a causa del declino dell’economia cinese e del rallentamento della domanda che ha portato a una guerra dei prezzi, in cui è entrata anche Tesla.
In generale, comunque, le istituzioni politiche europee hanno reagito positivamente alla decisione di condurre una revisione temporanea sulle sue norme sugli aiuti di Stato, proprio per competere con le enormi sovvenzioni di USA e Cina. Anche il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habek, ha accolto favorevolmente la misura, definendo quella cinese “concorrenza sleale“. Tuttavia, è come detto un unicum.
Da una parte, Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese, il 13 settembre si è recato a Berlino per spingere la Germania ad avere misure più severe, che come detto non sembra intenzionata a fare.
Dall’altra, c’è la VDA, l’associazione automobilistica tedesca, che a sua volta farà pressioni al governo tedesco, e ha dichiarato che l’UE deve tenere conto di una possibile reazione negativa della Cina, affermando inoltre che i politici europei dovrebbero focalizzarsi di più sulle condizioni che permettano agli europei di avere successo in patria, come la riduzione dei prezzi dell’elettricità e quelli degli ostacoli burocratici.
La VDA, del resto, riflette chi ne fa parte. All’IAA Mobility, Volkswagen, BMW e Mercedes hanno parlato molto bene dell’aumento dei legami con i produttori cinesi, e Ola Kallenius, CEO di Mercedes, ha anche aggiunto che le barriere commerciali con la Cina non siano la strada da seguire.
Del resto, ormai i produttori tedeschi hanno le mani legate: Volkswagen, quella messa meglio, ha investito oltre 700 milioni di euro in Xpeng. BMW ha fortissimi legami con Great Wall Motors, a cui ha praticamente ceduto Mini; e Damiler-Mercedes vede come azionista di maggioranza Geely, che ne detiene il 10% e ne ha rilevato il 50% di Smart. Difficile quindi non vedere degli interessi personali in queste affermazioni.
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