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Truffa pedaggio autostradale: il furbetto smagnetizza il tagliando ma viene beccato

Perché pagare il dovuto quando con un semplice trucchetto si può risparmiare sul pedaggio autostradale?

Truffa pedaggio autostradale: sciocchi ed ingenui siamo noi comuni mortali che come cittadini ordinari rispettiamo le regole e, come è normale che ci si aspetti, paghiamo il pedaggio autostradale. Ahimè, lo sanno tutti, il furbo non è dotato di grande intelligenza, né tantomeno di cultura, perché più concentrato su se stesso che al prossimo per dirla come direbbe il Papa, coltivando nel tempo un egoismo senza limiti. Il furbo, o il “paraculo” come sovente si usa nella Capitale, pensa che gli altri, quelli diversi da lui siano una massa di sciocchi ed ingenui.

Truffa pedaggio autostradale: cos’è e come funziona

Perché pagare il dovuto  quando con un semplice trucchetto capace di mandare in crisi il sistema elettronico dell’ente autostradale si può risparmiare e pagare molto di meno? Ecco come funziona la truffa del pedaggio autostradale. Un albanese di 44 anni residente a Sinalunga in provincia di Siena, come raccontato dall’Ansa, aveva pensato bene di risparmiare sulle “spese di trasporto” smagnetizzando il biglietto del casello autostradale. All’uscita dell’autostrada il truffatore esibiva al casellante il biglietto illeggibile e, alla domanda di dove fosse entrato, l’automobilista indicava sempre il casello più vicino. Ma come dice il proverbio “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” alla fine è stato scoperto e denunciato per truffa dalla Polstrada del distaccamento di Montepulciano.

Il furbetto della Motorizzazione

Ma le avventure della Polstrada in terra senese non finiscono qui. Un altro scienziato, un afgano questa volta, dopo aver applicato la sua foto su una patente inglese ha provato a chiedere la conversione del documento di guida alla Motorizzazione Civile. Ovviamente, il luminare pensava di farla franca, ma così non è stato. Gli investigatori senesi sono stati avvisati, giustamente, dai funzionari della Motorizzazione i quali hanno scoperto anche che il documento di partenza, la fantomatica patente inglese, era fasulla. L’uomo è stato denunciato per falso. “Basta poco, che ce vo’?” Diceva Giobbe Covatta in un famoso spot pubblicitario di qualche anno fa…

 

 

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