In un video girato in Cina, vediamo una Tesla ferma su un passo di montagna, incolonnata tra altri veicoli. Ciò che distingue questa immagine è un piccolo portapacchi montato sul retro dell’auto, su cui è posizionato un generatore elettrico portatile.
La particolarità del video risiede nel modo in cui viene utilizzato il generatore: collegato alla Tesla, il dispositivo fornisce energia alla batteria dell’auto elettrica.
Tutto bene? C’è da dire che in una zona montuosa e remota, dove le stazioni di ricarica elettrica sono rare o inesistenti, l’utilizzo di un generatore portatile può rappresentare un’ancora di salvezza. Permette di evitare situazioni di emergenza e garantisce la possibilità di proseguire il viaggio senza dover attendere soccorsi o percorrere lunghe distanze per trovare una fonte di ricarica.
Dall’altro lato, possiamo considerare questa pratica come una contraddizione dell’idea stessa di mobilità elettrica. Utilizzare un generatore a combustibili fossili per ricaricare un’auto elettrica come la Tesla è una soluzione paradossale, che vanifica i vantaggi ecologici per cui queste vetture sono state progettate.
La questione, dunque, si riduce a valutare se si tratta di un colpo di genio o di una necessità dettata dalle circostanze. In contesti rurali o in viaggio attraverso paesaggi isolati, questa trovata potrebbe rappresentare una soluzione pragmatica per affrontare le limitazioni attuali della rete di ricarica.
Anche in Cina, a quanto pare, è ancora necessario ampliare e migliorare le infrastrutture di ricarica è per rendere la mobilità elettrica una realtà accessibile e sostenibile ovunque. Sarà per questo motivo che in Cina stiano spingendo per lo scambio batterie, che abbiamo potuto provare in Norvegia.