La mossa dell’Unione Europea e soprattutto degli USA di imporre dazi nei confronti delle auto cinesi, fino al 100% nel caso di Washington, ha prevedibilmente scosso l’opinione pubblica, e non sta piacendo a molti.
Se da i tedeschi c’era da aspettarselo, perché la Germania lo scorso autunno 2023 si era opposta anche alle indagini europee sul presunto dumping di Stato, la sorpresa arriva da Carlos Tavares, CEO di Stellantis. Tra i maggiori sostenitori, insieme alla Francia e all’Italia, di politiche protezionistiche nei confronti dei costruttori europei, in un’intervista a Reuters ha dichiarato che le conseguenze dei dazi possono essere nefaste, e che le imposizioni sono in realtà una trappola.
Tavares e il caos tra USA, Europa e Cina
Finora il manager portoghese aveva mantenuto toni piuttosto istituzionali, ma con le ultime decisioni prese dai governi ha deciso di sbilanciarsi di più, anche a causa delle tensioni sempre più crescenti tra USA, UE e Cina, per la prima volta tre fronti diversi. Non ci sono più dubbi che la Cina abbia la leadership sulla tecnologia elettrica, come dichiarato anche dallo stesso Luca De Meo, CEO di Renault, ed è proprio questo che spaventa i costruttori e i politici europei che, invece di reagire a loro volta investendo per recuperare il gap, da anni si lamentano.
Tavares era del resto uno di loro. Da una parte in pompa magna con annunci di produzione esclusivamente elettrica su tutti i marchi di Stellantis, dall’altra richieste e pressioni all’UE per fare qualcosa per limitare o contenere l’espansione cinese in Europa. Ed effettivamente, condivisibile o no, da Bruxelles qualcosa si è mosso, sia per ascoltare il “fronte latino” (Francia, Italia) lo scorso settembre, sia certamente in vista delle elezioni europee di giugno 2024.
Così, l’UE a luglio, a indagine terminata, dovrebbe chiarire l’ammontare dei dazi sulle auto cinesi, previsti intorno al 25%. Gli USA, invece, forti del loro ritrovato protezionismo hanno intenzione di applicare dazi fino al 100% sui veicoli elettrici, e sui materiali per produrli, prodotti in Cina.
Quest’ultima, al contempo, ha minacciato controtariffe. Sull’account ufficiale di Twitter (X), la Camera di commercio cinese presso l’Unione Europea ha pubblicato un comunicato stampa in cui annuncia di aver ricevuto informazioni dal governo cinese sull’intenzione di adottare alcune contromisure, tra le quali l’aumento fino al 25% dei dazi sull’importazione di veicoli europei e statunitensi. Non solo, dal comunicato sembra che Liu Bin del China Automotive Technology & Research Center abbia chiesto un aumento temporaneo dei dazi sulle auto euro-americane con cilindrata superiore ai 2.5 litri, che rappresentano più del 30% delle esportazioni di auto europee in Cina.
La mossa chiaramente mira più agli americani, anche se a subirne di più le conseguenze saranno gli europei, più presenti in Cina: se l’UE ha un approccio molto più blando, con dazi che rientrano nelle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, il 100% americano è visto dalla Cina come un vero e proprio affronto, e infatti la CCCEU non ha mancato di ricordarlo.
I dazi come “trappola”
Parlando con Reuters, Tavares ha infatti avvertito che i dazi europei e statunitensi rappresentano una “trappola importante” per i Paesi che li applicano, e anzi rallenteranno i produttori occidentali nella loro ristrutturazione necessaria per affrontare la sfida dei produttori cinesi. Eppure, cercando di non cadere nel complottismo, il cambio di idea del numero uno di Stellantis potrebbe derivare sia dalle controtariffe cinesi, le quali però andranno a colpire maggiormente i tedeschi; si anche la recente acquisizione di parte di Leapmotor, marchio cinese con cui Stellantis ha intenzione di dividere le forze e assimilarne le tecnologie.
“Quando combatti contro la concorrenza per assorbire il 30% del vantaggio competitivo dei costi a favore dei cinesi, ci sono conseguenze sociali. Ma i governi, i governi europei, non vogliono affrontare questa realtà in questo momento“, ha detto Tavares, aggiungendo che i dazi porterebbero come risultato l’aumento delle inflazione in quelle regioni in cui vengono applicate, rallentando sia la vendite che la produzione.
I produttori automobilistici cinesi sono già sulla buona strada per vendere 1,5 milioni di veicoli in Europa, equivalenti a una quota di mercato del 10% e fino a dieci impianti di assemblaggio in termini di produzione, e per questo Tavares si dice preoccupato per la sovrapproduzione degli impianti europei, usandola (forse, non ne siamo certi) come giustificazione per le sue controverse operazioni in Italia, su cui ha ovviamente taciuto.
In ogni caso, è evidente che dazi euro-americani metterebbero in difficoltà la stessa Stellantis, proprio nel periodo in cui ha annunciato che, da settembre 2024, venderà i prodotti Leapmotor su suolo europeo per “ampliare la sua offerta globale di veicoli economici”. I quali, però, con i dazi, non sarebbero più così economici.
Fonte: Reuters
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