Come abbiamo visto in altri casi, la giustizia arriva lenta ma implacabile quando ci sono di mezzo i caselli autostradali. Un cittadino svizzero è stato colto dalla polizia stradale mentre ingannava il sistema Telepass al casello di Como-Grandate, seguendo da vicino un’auto pagante per passare la barriera senza contribuire.
Questo metodo, purtroppo non raro, ha visto il professionista di Lugano evitare il pagamento del pedaggio per ben tre mesi, totalizzando un debito di 2.000 euro con Autostrade per l’Italia. Alla fine, la giustizia ha colpito, e il giudice delle indagini preliminari ha ordinato il sequestro preventivo della sua Bmw di grossa cilindrata.
Nella vicenda riportata da La Provincia di Como, il professionista ha successivamente saldato il debito, recuperando la sua auto e vedendo ritirata la denuncia-querela. Questo caso si inserisce in una più ampia battaglia legale contro i cosiddetti “furbetti del casello”, che in precedenza venivano accusati di insolvenza fraudolenta, ma ora, secondo recenti sentenze della Cassazione, sono perseguiti per truffa. Le indagini si basano spesso su registrazioni delle telecamere ai caselli, che catturano senza problemi questi atti di evasione.
Altri casi simili emergono dalle cronache, dimostrando che questa pratica non è isolata né limitata a una specifica nazionalità. Nonostante ciò, il caso del professionista svizzero dimostra un inasprimento nell’approccio legale verso queste forme di evasione.
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