C’eravamo occupati delle preoccupazioni svizzere in merito all’approvvigionamento di energia, e di possibili blocchi alle auto elettriche tre settimane fa. Il nostro articolo del 29 Novembre era decisamente chiaro, con l’accento che veniva posto sul timore di black out generalizzati.
Il nodo centrale, anche in Svizzera, è l’approvvigionamento energetico. Le centrali idroelettriche e quelle nucleari garantirebbero alla Confederazione il 70-75% della produzione di elettricità, con la restante quota importata da Francia e Germania. L’allarme, come avevamo specificato, era relativo ad una possibile carenza di energia elettrica.
Abbiamo visto nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo di QM, come la questione sia stata ripresa abbreviando e riducendo il tutto ad un “la Svizzera blocca le auto elettriche“, che non è neanche vero. L’esecutivo confederale aveva preso in considerazione alcune misure in caso di emergenza, ed avrebbe potuto “limitare l’uso privato delle auto elettriche al minimo indispensabile, ovvero fare la spesa, visite mediche ed esercizio della propria professione”. Tutto al condizionale, come avevamo riportato.
Tant’è che ad oggi non è stato preso alcun provvedimento che limiti la circolazione delle auto elettriche, quindi non è corretto affermare che la “Svizzera blocca le auto elettriche“.
Per quanto riguarda invece le considerazioni finali dell’articolo originale, i dubbi rimangono. Un Paese che non è autosufficiente in termini di produzione di elettricità, si mette nelle condizioni di dipendere da quelli confinanti. E se riteniamo che la mobilità sia un fattore indispensabile per la nostra economia e la nostra socialità, non possiamo metterci nelle mani dei francesi (e dei tedeschi nel caso della Svizzera) che possono decidere da un momento all’altro di cambiare politica energetica.
Un passaggio sconsiderato come quello deciso dalla UE può rivelarsi un boomerang, ed a farne le spese saremo come al solito noi.
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