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Stop ai motori termici entro il 2035: l’Unione Europea insiste, ma non guarda la realtà

La Commissione Europea ribadisce il piano di dire stop ai motori termici nel giro di un decennio: i dati sulle auto elettriche, però, sono ancora decisamente bassi e gli e-fuels, per ora, sono solo un’idea sulla carta.

Errare è umano, perseverare è diabolico, dice un noto proverbio. Che evidentemente l’Unione Europea non conosce, almeno quando si parla di stop ai motori termici. Qualche anno fa c’era stato il primo annuncio: nel 2035 nessuna auto nuova a combustione tradizionale potrà più essere acquistata. Una prospettiva che tutte le associazioni del settore, le Case e gli stessi automobilisti hanno subito considerato irrealizzabile.

Adesso, però, a un passo dalla seconda metà del decennio, la Commissione Europea ha ribadito nuovamente il concetto: stop ai motori termici. Aggiungendo un’alternativa alle auto elettriche, che attualmente in molti Paesi non decollano: gli e-fuels. Peccato che questi carburanti alternativi, ad oggi, sono soltanto degli esperimenti messi in pista dai Costruttori, una chimera lontanissima dalla sua realizzazione concreta.

Stop ai motori termici: gli obiettivi del Green Deal

L’idea dell’UE è nota e gli obiettivi sono stati dichiarati: ridurre del 90% le emissioni provenienti dai trasporti entro il 2040. In questo quadro, non c’è più spazio per le auto a benzina, a gasolio, a metano, a GPL, ma neanche per le ibride. Fino a qualche mese fa, l’unica soluzione era l’auto elettrica.

auto usata benzina diesel
Image: Yayimages

A Bruxelles, però, qualcuno deve aver fatto i conti. Inevitabile giungere alla conclusione che siamo ancora indietro. Indietrissimo. Ecco quindi che Ursula Von der Leyen, recentemente rieletta, ha rispolverato il concetto della neutralità tecnologica, facendo riferimento esplicito agli e-fuels, che la Commissione ha inserito nel quadro normativo. Si tratta di carburanti derivati da anidride carbonica e idrogeno e sono designati come i futuri eredi dei motori termici. La conclusione dell’Unione Europea è che i motori a combustione classici potranno sopravvivere soltanto sotto forma di e-fuels.

E-fuels: il tempo non c’è

Oggi chi ha mai guidato una vettura alimentata da e-fuels? La risposta è: nessuno. E anche l’idrogeno, per ora, è stato accolto da pochi modelli e sperimentato da pochissimi automobilisti. Nelle intenzioni dell’Unione Europea gli e-fuels saranno la soluzione per i produttori di auto sportive e per quei segmenti di mercato nei quali il passaggio all’elettrico è complicato.

Peccato che, lo sappiamo, per sperimentare nuove motorizzazioni occorrono anni e qui, se si vuole rispettare il traguardo del 2035, di tempo ce ne è ben poco. La boutade dell’Unione Europea sembra quindi un’idea nata per distogliere l’attenzione dal reale stato dei fatti, che certifica un ritardo importante nella diffusione delle auto elettriche e delle infrastrutture di ricarica.

Auto elettriche: i numeri di una crescita lenta

In Italia, secondo i dati di Motus-e, a fine giugno erano poco più di 250.000 le auto elettriche circolanti su un parco circolante di 40 milioni di auto. Certo, da noi la crescita è stata penalizzata dagli incentivi a singhiozzo, ma come si può pensare a una transizione energetica completa in 10 anni? Calcolando anche che le factory delle batterie attualmente sono ancora pressoché completamente dislocate in Asia e che qui in Europa i progetti sono ancora in fase di sviluppo.

Auto elettriche
Image: Yayimages

Anche negli altri Paesi del Continente la situazione non è diversa: in Francia, uno degli Stati che sta puntando maggiormente sul green, le vendite delle vetture a zero amissioni cubano all’incirca il 16%, in Germania il 18%, in Spagna poco più del 5%. Solo in Paesi come la Norvegia la stragrande maggioranza delle auto nuove vendute ha alimentazione elettrica. Forse il Nord Europa tra 10 anni potrà essere pronto per dare l’addio ai motori termici, ma generalizzare e scambiare la parte per il tutto come sta facendo l’Unione Europea è pericoloso.

Crea incertezze negli automobilisti, che nella gran parte dei casi in questo momento non si sentono ancora pronti dal punto di vista economico e logistico all’acquisto dell’elettrico, blocca il mercato e, per dirlo con poche e chiare parole, travisa la realtà. Una corsa cieca che, forzando le tappe, rischia di trasformarsi in una rovinosa caduta per tutti.

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