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Riforma del Codice della Strada: privatisti addio, tutti in autoscuola

La riforma del Codice della Strada solleva preoccupazioni per i costi aggiuntivi per i futuri automobilisti dati dall’eliminazione della possibilità di fare pratica con un accompagnatore scelto liberamente.Addio ai bei tempi un cui si poteva fare l’esame teorico in Motorizzazione […]

La riforma del Codice della Strada solleva preoccupazioni per i costi aggiuntivi per i futuri automobilisti dati dall’eliminazione della possibilità di fare pratica con un accompagnatore scelto liberamente.

Addio ai bei tempi un cui si poteva fare l’esame teorico in Motorizzazione e poi iniziare a guidare con il foglio rosa insieme a parenti o amici esperti, il tutto con una spesa quanto meno ragionevole. La recente riforma del Codice della Strada, in attesa dell’approvazione definitiva dal Parlamento, solleva serie preoccupazioni e non manca di suscitare accese critiche. Al centro della controversia vi è l’imposizione, per chi intende conseguire la patente B, di un percorso obbligatorio di pratica con professionisti di un’autoscuola per esercitarsi fuori città, in autostrada e di notte, prima di poter guidare accompagnati da amici o familiari. Questa disposizione, che rappresenta una netta rottura con le normative vigenti, rischia di trasformarsi in un pesante fardello economico per i futuri automobilisti.

La critica più aspra si concentra sull’eliminazione della possibilità di fare pratica con un accompagnatore esperto scelto liberamente tra amici o familiari, una modalità finora apprezzata da molti sia per la sua flessibilità a livello di orari e giorni, sia per un notevole abbattimento dei costi. La nuova normativa costringe di fatto i neopatentati a sostenere esborsi aggiuntivi per le ore obbligatorie in autoscuola, un’esigenza che appare come un evidente vantaggio economico per le scuole guida a discapito delle tasche dei cittadini.

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Gli emendamenti approvati dalla commissione Trasporti introducono, inoltre, una certificazione speciale, rilasciata dalle autoscuole dopo un numero di ore prefissato, senza la quale non si può accedere alla fase di guida accompagnata. Sebbene l’intento di migliorare la sicurezza stradale sia lodevole, le modalità con cui si intende perseguire questo obiettivo sollevano perplessità. Il percorso formativo diventa così più lungo e oneroso, imponendo un ulteriore ostacolo finanziario per chi desidera ottenere la patente.

A quanto pare le associazioni di categoria Confarca e Unasca hanno ovviamente espresso un giudizio positivo sulla norma, sottolineando i benefici in termini di sicurezza stradale. Tuttavia, questa visione non tiene conto del significativo impatto economico che tale riforma avrà sui singoli e sulle famiglie, specie in un contesto in cui le spese per l’educazione alla guida sono già percepite come elevate.

Questa riforma, piuttosto che rappresentare un passo avanti nella formazione di conducenti più sicuri e responsabili, sembra piuttosto un mezzo per incrementare le entrate delle autoscuole, imponendo un onere finanziario aggiuntivo ai cittadini. In un periodo di crescente sensibilità verso la sostenibilità economica, misure di questo tipo appaiono controproducenti, mettendo in luce una preoccupante mancanza di considerazione per le reali esigenze e capacità economiche delle persone.

La riforma, così com’è strutturata, impone un iter formativo più costoso e restrittivo rischia di allontanare molti giovani e famiglie dal conseguimento della patente, limitando l’accesso a un diritto fondamentale come la mobilità individuale.

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