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Le prossime auto elettriche si ricaricheranno in 10 minuti

Un team di ricercatori della Penn State University ha sviluppato delle batterie in grado di recuperare il 70% di autonomia in 10 minuti

Secondo il quotidiano inglese Time, un gruppo di scienziati americani sembrerebbe aver capito come accelerare i tempi di ricarica delle auto elettriche, passando dallo 0 al 70 % in 10 minuti.

Una scoperta che potrebbe migliorare la percezione di queste vetture agli occhi del pubblico, dal momento che attualmente anche la ricarica più veloce richiede almeno 20 minuti.

L’evoluzione delle auto elettriche

Tra i motivi più diffusi di rifiuto nell’acquisto di un’auto elettrica ci sono i tempi di ricarica. Infatti, l’incremento delle autonomie, pur riservato a vetture ancora particolarmente costose, sta pian piano limitando la cosiddetta ansia da ricarica, ma sono proprio le tempistiche a porre un freno: basti pensare che le auto elettriche più virtuose, con sistemi di tensione a 800 Volt come Hyundai IONIQ 5 e 6, Kia EV6 o le stesse Tesla, richiedono comunque circa 20 minuti per recuperare l’80% di batteria. Più del doppio rispetto ai 5 minuti richiesti dal pieno di benzina, diesel o GPL.

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Alcuni ricercatori della Penn State University, però, hanno aperto la strada a nuove possibilità. Riporta il Time che il gruppo di ricercatori, guidato dal proffesor Chao-Yang Wang, ha pubblicato sulla rivista Nature uno studio su una batteria per auto elettriche in grado di ricaricare molto più rapidamente delle altre. Questa peculiarità deriverebbe dal posizionamento di sottili fogli di Nichel all’interno delle cellule, elemento che aiuta a mantenere una temperatura interna di  176 gradi Fahrenheit, pari a 80°C, in modo da “assorbire l’elettricità in modo più efficiente”, evitando di surriscaldare la batteria e quindi di sviluppare un incendio.

Queste batterie sono in fase di sviluppo dal 2017, ma ora che il team di ricercatori ha deciso di pubblicare i risultati delle ricerche su Nature, la speranza è che la produzione inizi presto. Anche perché, se questa tecnologia si rivelasse fattibile nel settore automotive, significherebbe anche produrre veicoli più piccoli e più leggeri, e quindi più economici ed ecologici visto che servirebbero meno materie prime per produrli.

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