La Lega ha avanzato una proposta di legge (Pdl) che prevede l’arresto in flagranza per coloro che bloccano il traffico stradale. Questa misura è stata pensata in risposta alle recenti proteste di gruppi attivisti, in particolare quelli legati all’organizzazione Ultima Generazione, che hanno causato notevoli disagi bloccando il traffico in diverse città italiane.
Il deputato della Lega, Gianangelo Bof, primo firmatario della Pdl, ha dichiarato:
Abbiamo assistito a scene in cui gruppi che si proclamano attivisti ambientalisti ed ecologisti bloccano la mobilità, spesso posizionandosi fisicamente sulle strade, causando disagi notevoli agli automobilisti. La nostra proposta vuole introdurre il reato penale, l’arresto in flagranza e la possibilità di daspo urbano come soluzione di buon senso per proteggere coloro che si spostano per lavoro.
Il Sottosegretario di Stato alla Giustizia, senatore Andrea Ostellari, ha appoggiato la proposta, sottolineando come queste azioni, sebbene compiute con l’intenzione di portare attenzione a temi ambientali, possono ostacolare attività quotidiane fondamentali, come il raggiungimento di scuole o ospedali. Ostellari ha affermato che “difendere l’ambiente e la salute richiede buonsenso e responsabilità, non azioni che paralizzano il Paese.”
I dettagli della proposta
Analizzando il testo della proposta, consultato dall’Adnkronos, emerge che la Lega la considera una misura urgente, in risposta alle recenti azioni di gruppi di attivisti che ostacolano il traffico stradale, in particolar modo nelle ore di punta.
La proposta si articola in tre articoli principali:
1. Il primo articolo propone un inasprimento delle sanzioni per chi blocca la circolazione. In particolare, si suggerisce di sostituire l’attuale sanzione amministrativa, che va da mille a 4mila euro, con una pena detentiva che va da 6 mesi a 3 anni. Questo vale sia per gli ostruzionisti su strade ordinarie che su strade ferrate.
2. L’articolo 2 propone l’estensione del Daspo ai manifestanti che bloccano le strade.
3. L’articolo 3 introduce una nuova fattispecie di delitto all’articolo 380 del Codice di Procedura Penale, rendendo obbligatorio l’arresto in flagranza per chi compie atti di blocco stradale.
Quando la non violenza è un atto di violenza
La proposta che potrebbe avere un impatto significativo sul modo in cui tali proteste verranno gestite in futuro, e che potrebbero aprire un ulteriore dibattito. Se “Ultima Generazione” ha sottolineando l’approccio “non violento” delle proteste, è necessario analizzare in profondità cosa significhi effettivamente “non violenza” e come essa interagisca con le esigenze quotidiane dei cittadini.
Innanzitutto, è importante sottolineare che la non violenza non riguarda solamente l’assenza di aggressioni fisiche. Esistono molteplici forme di violenza: psicologica, economica, verbale, e così via. Impedire, anche pacificamente, a qualcuno di esercitare un proprio diritto o svolgere una funzione essenziale, può essere considerato una forma di violenza, seppur non fisica.
Ricordiamo che il blocco stradale ferma indiscriminatamente le persone, che di fatto si trovano essere vittime del protagonismo altrui. Ma andiamo avanti e prendiamo come esempio, il caso delle ambulanze. Durante i blocchi, si possono verificare situazioni nelle quali le ambulanze potrebbero non riuscire a proseguire rapidamente verso il loro obiettivo, a causa degli ostacoli posti dai manifestanti. Pur con le migliori intenzioni, questo genere di azioni può avere ripercussioni dirette sulla vita delle persone, rendendo quindi il concetto di “non violenza” molto relativo.
Inoltre, anche se le intenzioni dei manifestanti possono essere nobili e guidate da un desiderio di cambiamento, è essenziale considerare gli “effetti collaterali” delle loro azioni. Molti cittadini, che non sono direttamente coinvolti nelle proteste, si trovano a dover affrontare notevoli disagi a causa dei blocchi, che possono influenzare negativamente la loro vita quotidiana, dal lavoro agli spostamenti personali.
Va detto che ogni movimento o gruppo di protesta consideri attentamente l’intero spettro delle proprie azioni e dei loro effetti sulla comunità. Proclamarsi “non violenti” è certamente un valore importante, ma è altrettanto fondamentale garantire che tale affermazione corrisponda a una reale assenza di violenza, in tutte le sue forme.
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