Nei primi tre trimestri del 2024, Tesla ha incassato 2,1 miliardi di dollari vendendo certificati di compensazione ambientale ad altri produttori di automobili, secondo un’analisi del New York Times. Questa cifra rappresenta il 43% del profitto totale dell’azienda, confermando l’importanza di questa risorsa per i bilanci.
I certificati di compensazione ambientale sono strumenti fondamentali per molte aziende. Le normative impongono obiettivi di emissioni medie per le flotte di veicoli. I produttori che non raggiungono questi obiettivi possono acquistare certificati da aziende come Tesla, che produce esclusivamente veicoli a emissioni zero, o da altre aziende che superano i requisiti stabiliti.
Questo sistema non solo spinge le aziende a migliorare le proprie prestazioni ambientali, ma offre anche una fonte di reddito stabile per chi eccelle in sostenibilità.
Senza crediti ambientali, niente Tesla
Nei primi anni di attività, Tesla si è affidata ai certificati di compensazione ambientale per rimanere sul mercato. Quando l’azienda faticava a ottenere profitti dalla vendita delle sue auto, i ricavi generati da questi certificati hanno rappresentato una linfa vitale per la sua crescita.
Molti analisti ritengono che senza questa risorsa Tesla non avrebbe superato le difficoltà iniziali che spesso portano al fallimento di start-up innovative.
Elon Musk, da sempre critico verso l’eccessiva dipendenza da incentivi governativi, sta scommettendo sul fatto che Tesla possa prosperare senza tali supporti. L’obiettivo dichiarato è quello di spostare il focus dell’azienda verso l’autonomia e l’intelligenza artificiale, allontanandosi dalla percezione di Tesla come semplice produttore di auto elettriche.
C’è da dire che i rischi non mancano. Se le politiche ambientali dovessero cambiare, ad esempio con una diminuzione degli standard sulle emissioni per altri produttori, Tesla potrebbe perdere una parte rilevante della sua attuale fonte di reddito. Che ne dirà Trump?
