Poliziotto Sprint è una delle pellicole che amo maggiormente nel panorama dei film automobilistici. E’ decisamente atipico nel genere del poliziottesco all’italiana, in quanto si tratta fondamentalmente della trasposizione cinematografica degli spettacoli di stunt cars tanto in voga negli anni ’70, la cui trama è il pretesto per legare le varie scene di guida acrobatica coordinate dell’equipe di Remi Julienne.
Il cascadeur francese è già noto al grande pubblico sia per la partecipazione ad innumerevoli film, sia per alcuni spettacolari corti pubblicitari commissionati dalla Fiat e destinati alle proiezioni nelle sale cinematografiche, tra cui quello che possiamo vedere qui sotto, con una Fiat 127 che salta su un treno di carri bisarca. La sequenza venne inserita poi a forza in un altro poliziottesco: “Quelli della calibro 38” del 1976.
Leggenda vuole che i tratti fondamentali di Poliziotto Sprint si siano delineati in un incontro milanese del 1975 tra l’attore Maurizio Merli ed il regista Stelvio Massi, quest’ultimo al tempo impegnato sul set di “Mark il poliziotto”. Fortemente voluto da Merli stesso, al quale è sempre stato particolarmente legato, il film viene girato nel 1977 tra Roma e l’autodromo di Vallelunga, in un periodo già di fase calante del poliziottesco. Un calo dovuto più che altro alla saturazione di mercato con pellicole spesso economiche e sfornate nell’arco di una manciata di settimane, ritmo oggi impensabile, che per mancanza di pubblico.
Merli, grande appassionato di automobili e buon pilota, tanto da non fare quasi mai ricorso a controfigure, in Poliziotto Sprint abbandona il ruolo del commissario di ferro che ha caratterizzato la sua produzione precedente, per interpretare un più giovane ed esuberante Marco Palma, pilota sulle volanti nella capitale. Assieme al commissario di ferro spariscono anche i baffi ed il doppiatore Pino Locchi, in favore della voce originale dell’attore.
La trama si rifà per certi aspetti alle vicende della mobile romana degli anni ’60, in particolare a quelle legate alla squadra capitanata dal mitico maresciallo Armando Spatafora, che aveva chiesto ed ottenuto in dotazione per la Polizia una vera Ferrari per combattere la mala romana.
Giancarlo Sbragia, alias maresciallo Tagliaferri e capo diretto di Palma, interpreta magistralmente un personaggio ispirato a Spatafora stesso. Antagonista di Tagliaferri in gioventù e di Palma nel 1977 è Jean Paul Dossena, detto il Nizzardo, pilota esperto e ladro di banche impersonato da un elegante Angelo Infanti con un accento francese un po’ caricaturale.
Il divertente Glauco Onorato, nei panni di Silicato, collega e compagno di pattuglia di Palma, sarà ben presto vittima dell’esuberanza al volante di Palma stesso. Il ruolo femminile spetta ad una non entusiasmante Lilli Carati, alias Francesca, fidanzata di Marco Palma e relegata ad un ruolo minore.
La protagonista è la Ferrari 250 GT 2+2 nera del 1962
L’indiscussa protagonista di Poliziotto Spint è in realtà la Ferrari 250 GT 2+2 nera del 1962, dotata del motore V12 da 2.953 cc ed accreditata di 240 cv per 230 km/h di velocità di punta. Nella finzione cinematografia la vettura di Maranello viene ripescata dal fondo del garage della questura capitolina, dopo anni di inattività, per dare la caccia sotto copertura alla banda del Nizzardo ed alle sue Citroën DS. Nella realtà sembra che la Ferrari, numero di telaio 4105 GT, sia stata scovata dalla produzione in un garage del nord Italia in stato di semi abbandono, vittima della crisi energetica degli anni ’70.
La nera 250 GT, che entra in scena poco prima della metà della pellicola, veste la livrea della mobile per poche inquadrature: nel garage e nella discesa della scalinata di Trinità dei Monti all’inseguimento di una Flavia coupé bianca, che finisce con il capottamento di quest’ultima. La sequenza, inserita come flashback nei ricordi di Tagliaferri durante il ripristino della vettura, è ispirata ad una vicenda reale che ha coinvolto Spatafora e la sua Ferrari, all’inseguimento però di un’Alfa.
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Balzano all’occhio varie discrepanze con la vera 250 GT della mobile romana, una prima serie tutt’ora esistente con numero di telaio 3999 GT. Quella della pellicola è una seconda serie, riconoscibile per le luci posteriori a sviluppo verticale e per i fari supplementari ai lati della calandra. Differenti sono anche grafica e posizione delle scritte squadra mobile tel 555.555 sulle portiere, la targa POLIZIA 34043 visibilmente fasulla e l’assenza del lampeggiante sul tetto.
Nella seconda parte di Poliziotto Sprint la Ferrari veste gli abiti civili con la targa di Como, privata delle insegne della mobile e corredata di una doppia banda longitudinale adesiva color oro. Dopo la discesa dalla scalinata di Trinità dei Monti ed il salto finale, nel quale la DS del Nizzardo si ribalta ed esplode, la nostra 4105 GT risulta parecchio danneggiata, soprattutto all’anteriore.
Alcune testimonianze la vogliono presente nel foyer del Cinema Corso a Milano alla proiezione della prima di Poliziotto Sprint, poi in seguito viene esposta, sempre danneggiata, anche presso altre grandi sale cinematografiche. Negli anni successivi il relitto della 4105 GT entra a far parte della collezione dell’industriale dell’acqua minerale Fabrizio Violati, trasformato nel mascherone della carrozzeria nella 250 GTO ed esposto nel Museo Maranello Rosso fino allo smembramento della collezione.
Il motore viene invece montato sul telaio della 2443 GT, una Ferrari 250 SWB. Nonostante la vettura fosse da molti considerata recuperabile, dobbiamo considerare che nel 1977 la Ferrari 250 GT 2+2 è percepita dai più come un’auto vecchia, assetata di carburante, costosa da mantenere ed anche superata. Gli esemplari costruiti, in rapporto alla produzione di Maranello degli anni ’60 sono molti, circa 1.000; possiamo quindi considerarla vittima del suo stesso successo commerciale, le quotazioni sono al minimo e l’appeal è ben inferiore ad altri modelli Ferrari. La meccanica, in particolare il basamento del motore, è in comune con varianti più rare e dal ricco palmares sportivo. Ecco quindi che parecchi esemplari di 250 GT tra gli anni ’70 ed ’80 vengono cannibalizzati per ricambi, o sono addirittura usati come basi per repliche più o meno riuscite di ben più preziose GTO.
Due incidenti caratterizzano lo svolgimento delle riprese della pellicola. Il primo, purtroppo reale, vede coinvolto uno stuntman, investito e gravemente ferito dalla Ferrari di Palma durante le riprese in via Sant’Andrea Corsini a Roma. La scena, giudicata dalla produzione molto reale, non è stata tagliata.
Il secondo, per fortuna fittizio, vede come protagonista lo stesso Merli con alcune foto di un incidente pubblicate su un giornale. Si è trattato molto probabilmente di una trovata pubblicitaria, poiché l’aspetto dell’attore ferito corrisponde in modo imbarazzante al trucco che ha quando viene caricato in ambulanza, dopo essere finito ruote all’aria con la Giulia verde nei giardinetti di piazza del Fante a Roma, nel primo inseguimento, nel tentativo di prendere una Porsche.
A differenza di molti poliziotteschi dal budget risicato, che vedono al massimo un paio di Giulia della polizia rabberciate alla meglio per qualche minuto d’inseguimento, in Poliziotto Sprint si assiste a vere e proprie parate di vetture delle forze dell’ ordine, sia durante gli inseguimenti che all’uscita della caserma Maurizio Giglio a Roma; questo ben tre anni prima che John Landis girasse Blues Brothers.
I tratti fondamentali della trama, che vedono il poliziotto sotto copertura infiltrato in una banda di malavitosi, il recupero di un’automobile ridotta a rottame, il braccio destro del boss che sospetta dell’agente sotto copertura e la sfida finale in auto tra i due protagonisti, sono stati ripresi dal primo Fast and Furious del 2001. Cohen stesso ha ammesso che Higway Racer, titolo con cui è stato distribuito Poliziotto Sprint nei paesi di lingua inglese, è tra i suoi film preferiti.
Su Amazon il DVD di Poliziotto Sprint, ma anche il libro sulla vita di Armando Spatafora scritto dalla figlia. E, chi per chi volesse approfondire il tema, un viaggio nel vero poliziottesco italiano.
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