Polestar ha iniziato il 2024 con una continua perdita di valore e con una svalutazione completa da una delle maggiori banche svedesi.
Il 2024 di Polestar non è partito nel migliore dei modi. Da una parte, la banca svedese SEB, una delle più grandi della Svezia, lo scorso 18 gennaio ha svalutato il marchio da 12 miliardi di corone a zero.
Un valore che in generale è diminuito del 65% dal 2022, al quale ora si aggiunge la perdita di valore in borsa, con crollo dell’82% nell’ultimo anno e un prezzo obiettivo per azione di 1,15 miliardi di dollari. E così Volvo e Geely, i due azionisti del marchio, potrebbero prima o poi “staccare la spina”.
Polestar potrebbe trascinare Volvo
Avevamo già espresso dei dubbi relativi a Polestar e Volvo, per via della somiglianza dei loro prodotti se comparata a come dovevano andare le cose inizialmente. E cioè che Polestar, mantenendo intatta la tradizione di scuderia, doveva essere un produttore di hypercar, come la bellissima Polestar 1 aveva dimostrato di essere. Certo, quando c’era quell’idea, Geely non aveva ancora comprato Lotus, e nel frattempo le Polestar sembrano sempre più difficili da capire e distinguere da Volvo. Una netta differenza con Lynk & Co, altro marchio in joint venture tra Geely e Volvo, e che però al momento viaggia molto bene grazie a una identità forte e ben stabilita.
Ad ogni modo, le cose sono andate diversamente e da un iniziale entusiasmo, che nel 2022 aveva portato alla quotazione in borsa a New York, le cose sembrano essersi messe male, tanto che da quell’anno l’azienda ha perso il 65% del suo valore. Una questione che sta trascinando anche Volvo, che a sua volta a causa della sua costola potrebbe perdere altro valore.
Secondo il quotidiano danese Berlingske, che ha riportato la vicenda relativa alla banca svedese SEB, Polestar deve a Volvo 20 miliardi di corone svedesi, circa 1,7 miliardi di euro. Soldi che deve in parte perché Polestar produce le auto negli stabilimenti Volvo, ed è uno dei motivi per cui alcuni, come la SEB, non credono nel progetto.
Del resto, anche nei Paesi Nordici, dove il marchio è arrivato molti anni prima che in Italia, se è vero che si vedono molte Polestar 2, è anche vero che molte di loro noleggiate. Ad esempio, in Danimarca ne circolano 4.945, ma secondo il quotidiano danese Berlingske e FDM (Forenende Danske Motorejere, l’ACI danese) più della metà sono noleggiate, come anche in Norvegia e molte nella stessa Svezia, proprio per paura che il valore possa scendere.
Geely e Volvo potrebbero privatizzarla
Non finisce qui: secondo Daniel Roeska, analista di Bernestein, le azioni di Polestar continuano a diminuire a causa dell’intensa concorrenza, tanto che Bernstein vede il marchio svedese “sulla strada del nulla“.
Bernstein spera di vedere il marchio sopravvivere, ma non più come indipendente: avrebbe più senso che rientrasse nell’ecosistema Volvo-Geely, senza più essere una joint venture tra i due. Anche perché, dalla sua quotazione, Polestar ha chiesto fondi ai suoi sostenitori più volte per ottenere nuovi fondi e per raddoppiare la produzione, con dubbi sulla sua stabilità.
Soffre la concorrenza
Insomma, Polestar è un marchio che sta soffrendo la concorrenza e l’arrivo di sempre più nuovi marchi produttori di auto elettriche premium, che sembrano in grado di meglio convincere la clientela.
Una concorrenza che, sia ben chiaro, sta colpendo tutti. Se al momento la “Serie A” delle auto elettriche è un duello tra BYD e Tesla, e del loro taglio di prezzi, gli altri devono cercare di sopravvivere in un settore non facile. Ancora una volta, sembra facile il paragone con gli smartphone: c’è stato un periodo in cui si affacciavano sempre più nuovi produttori, e molti, sia vecchie conoscenze che nuove, sono spariti dal mercato. Sarà così anche per le auto.
Anche Volvo, per dire, negli ultimi 12 mesi ha perso il 44% del suo valore, pur essendo salita dello 0,7% negli ultimi giorni a Stoccolma. Calo dovuto certo all’effetto Polestar, ma anche alla concorrenza, sia interna che non. Verso la quale, a differenza della sua ex scuderia, sembra avere una risposta accattivante e in stile Volvo nel concept come la EX30, oltre ad avere il vantaggio di un’identità e una fama storica ben definite.
Fonti: Berlingske, Automotive News Europe, Bloomberg
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