Michael Lohscheller, CEO di Polestar da ottobre 2024 in seguito alla profonda riorganizzazione dell’azienda per farla uscire dalla crisi, ha scelto un approccio molto meno “silenzioso” rispetto al predecessore. Una sua recente intervista alla rivista britannica Autocar ha rivelato dettagli molto interessanti su cosa Lohscheller vuole ottenere dall’azienda, e su cosa pensa della passata gestione.
Oltre ad aver intelligentemente confermato una seconda generazione della Polestar 2, unico modello dai grandi volumi del marchio (e qui capiamo perché), smentendo i rumor che la volevano sostituita dalla nuova Polestar 7, ha anche fatto capire che l’attuale design di Polestar, per quanto piacevole, “non è abbastanza”, ovvero non è in grado di far emergere il vero DNA delle sue auto.
Ed è quello che ha chiesto niente meno che a Philip Römers, ex capo del design di Audi che noi avevamo intervistato dopo che aveva cambiato l’estetica anche della casa tedesca.
Meno confusione tra i modelli
Parlando del futuro, Lohscheller ha prima precisato ad Autocar che la gamma Polestar sarà composta da 5 modelli, ognuno per un settore diverso: la Polestar 2 come fastback compatta, il SUV aerodinamico Polestar 3, l’ammiraglia Polestar 4 che speriamo migliori, la Gran Turismo Polestar 5 e il SUV compatto Polestar 7.
Quest’ultima sarà la prima ad adottare la nuova piattaforma unica che il marchio intende usare per ogni nuovo modello futuro, compresa la seconda generazione della Polestar 2, sempre che continuerà a chiamarsi così.
Entrambe saranno costruite in Europa: non si sa bene dove, ma molti ritengono che possa avvenire presso il nuovo stabilimento di Geely in Slovacchia, nato per aggirare i dazi europei.
Comunque, confermando anche le nostre impressioni, Lohscheller cita la Polestar 2 come “il suo modello preferito“, perché unica in grado di incarnare completamente gli stilemi del design Polestar, fatti di eleganza e sportività, e del resto ha fatto affermare l’azienda nei primi anni della sua esistenza.
Proprio dalla 2, che in questo 2025 viene aggiornata nella versione d’ingresso con una batteria più capiente, Lohscheller vuole partire per aumentare il volume delle vendite dal 30 al 35% nei prossimi anni. E, secondo il CEO, accadrà con un aumento della presenza fisica nei Paesi in cui è presente, abbandonando l’approccio quasi esclusivamente online, e soprattutto con l’apertura delle operazioni in Francia, l’unico grande mercato europeo in cui il marchio non era presente e tra i pochi dove le elettriche crescono, insieme al Regno Unito, che Lohscheller ritiene il suo mercato più grande.
Nel Paese, a Coventry, l’azienda ha nche il suo centro di ricerca e sviluppo e ha sviluppato la sua prima piattaforma indipendente su cui sorge la nuova Polestar 5.
Una questione di design
Ma per il CEO, serve anche che le vetture sfoggino un’identità più chiara, e ha dichiarato che la futura direzione del design di Polestar subirà un cambio di rotta, grazie al lavoro di Philipp Römers.
Le sue parole non lasciano spazio a fraintendimenti. Dice:
“Quello che abbiamo ottenuto finora è davvero buono, ma sto chiedendo a Philipp di sottolineare un po’ di più le prestazioni delle nostre auto. Non credo che [esteticamente] sembrino così performanti come sono in realtà. Dovrebbero sembrare un po’ più sicure di sé, e sono forse un po’ troppo modeste. Ma non mi aspetto cambiamenti radicali e il modo in cui i designer realizzeranno effettivamente questi sottili cambiamenti dipenderà da loro“.
Di fatto ha confermato un dubbio che avevamo espresso anche noi, ovvero che Polestar nello stile, sia estetico che anche comunicativo, fosse un po’ timida nel prendere le distanze dalla sua vecchia casa madre. E siccome chi scrive è il primo a sostenere la validità di molte delle sue auto, per piacevolezza di guida e cura estetica, vedremo se Lohscheller e Römers riusciranno nei loro ambiziosi obiettivi.