La Global Battery Alliance ha di recente lanciato il proof-of-concept, ovvero la fase iniziale, del suo Passaporto Batteria, a cui per ora hanno aderito Tesla e Audi.
L’idea nasce per porre rimedio al problema del tracciamento dei materiali delle batterie, per aumentare la trasparenza e soprattutto la sostenibilità legata alle auto elettriche.
La Global Battery Alliance e il suo Passaporto Batteria
Abbreviata come GBA, la Global Battery Alliance è un gruppo industriale a cui partecipano più di 100 aziende coinvolte nella fornitura e produzione di batterie per le auto elettriche, tra cui LG, la cinese CATL, alcune società minerarie come Glencore e, appunto, le aziende automobilistiche Tesla e Audi. L’obiettivo è quello di “contribuire a stabilire una catena del valore sostenibile delle batterie entro il 2030”.
Per certificare la sostenibilità, quindi, il primo passo è la creazione di una catena del valore sostenibile degli accumulatori, per capire da dove provengono tutti i materiali che compongono una sua cella, cosa che sappiamo essere molto più difficile di quanto sembri. La cella di un accumulatore è fatta da un catodo, un anodo, un separatore e un elettrolita, e ognuna di queste parti è fatta di diversi materiali che devono essere lavorati. Ed è complicato tenere traccia della provenienza di tutto ciò che, dall’estrazione alla lavorazione all’assemblaggio, porta alla realizzazione della batteria.
Il primo esempio di Tesla
Il Passaporto Batteria è stato quindi lanciato a Davos, in occasione del World Economic Forum, con la partecipazione dei due colossi automobilistici al “proof-of-concept”. Tesla ha dimostrato la provenienza al momento per il solo cobalto usato su un pacco a batterie a lungo raggio al momento costruito in Cina da LG, confermando che il 100% del minerale impiegato nelle celle della batteria proviene dalla Kamoto Copper Company di Glencore, nella Repubblica Democratica del Congo.
Il rapporto di Tesla, per ora, si limita all’1% dei materiali che compongono il suo accumulatore. Audi, invece, si è spinta un po’ oltre con due rapporti.
Nel primo, le celle delle sue batterie vengono prodotte da Samsung in Ungheria, e assemblate poi in Belgio. Nel suo rapporto, Audi cita il 10% dei materiali di produzione: da una parte il Cobalto, che contribuisce a 17 kg dell’accumulatore e viene estratto in due grandi miniere della Repubblica Democratica del Congo; dall’altra il Litio, estratto invece nelle miniere del Cile e contribuente a 56 kg della batteria.
Nel secondo rapporto, Audi traccia il 13,6% dei materiali delle batterie. In questo caso è Audi stessa che produce le batterie, assemblando in Germania le celle realizzate invece da CATL in Cina. Anche in questo caso, il marchio di Ingolstadt dà una panoramica sia sul cobalto (11 kg della batteria), estratto al 70% in una miniera nella Repubblica Democratica del Congo non menzionata perché non parte della GBA, e al 30% dalla miniera di CATL a Brunp, in Cina. Il Litio, che contribuisce a 78 kg della batteria, invece proviene tutto da una miniera australiana.
Al momento, sono solo Tesla e Audi a partecipare, ma non è da escludere che si aggiungano altri produttori. Speriamo, comunque, che la percentuale di materiali tracciati salga continuamente.
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