La Nissan FEV, presentata nel 1991, era una compatta a due volumi caratterizzata da un design aerodinamico e da un’autonomia di 250 km.
La General Motors EV1, di cui abbiamo parlato qui, è considerata di solito come l’auto che ha dato inizio all’era elettrica dell’automotive. Ma in quell’epoca, gli anni Novanta e quindi ben prima di Nissan Leaf e Tesla, furono tanti i produttori a cimentarsi in questa tecnologia, da Fiat con la Cinquecento e la Panda Elettra, a Nissan che nel 1991, quasi vent’anni prima, presentò la Nissan FEV.
Al pari della EV1 di GM, Nissan FEV (acronimo di Future Electric Vehicle) era una compatta a due forme caratterizzata da una forma “a goccia” aerodinamica, con una silhouette liscia e fari simili a quelli della sportiva Nissan 300ZX, che portavano a un cx aerodinamico di appena 0,19.
Il design della Nissan FEV
Tondeggiante e morbido, squisitamente anni Novanta, e ricercato al punto da essere ancora oggi una delle auto a più bassa resistenza aerodinamica mai realizzate. Merito certo della carrozzeria levigata con alluminio ad alta intensità che ne ha ridotto il peso, ma anche di pneumatici con bassa resistenza al rotolamento appositamente progettati per questa concept car.
A livello tecnico, Nissan FEV era dotata di un pacco batterie al nichel-cadmio, e non al litio come le moderne auto elettriche, che permetteva un’autonomia dichiarata di 250 km. Si abbinavano a un motore elettrico ad alta induzione con accelerazione 0-100 in 20 secondi e una velocità massima dichiarata di 130 km/h. Questi dati evidenziano l’anzianità del progetto, sia per l’accelerazione sottotono rispetto ai moderni motori elettrici, sia anche per il sistema di tensione di appena 100 volt, che richiedeva 8 ore per una ricarica completa.
Tuttavia, Nissan FEV era dotata di ricarica “rapida”, e anche di una pompa di calore per regolare la temperatura in maniera più efficiente. Inoltre, un po’ come la moderna Hyundai IONIQ 5 che abbiamo provato in un viaggio di 300 km, sul tetto aveva dei pannelli solari in grado di dare energia supplementare per il controllo del clima o del sistema audio.
Estetica vincente
La Nissan FEV fu in grado di vincere l’Auto & Design Cover Award del 1992 grazie al suo motore elettrico, ma non è mai entrata in produzione e anche se Nissan pubblicò delle foto che vedevano gli ingegneri lavorare su un set di propulsione modulare per alimentare la FEV, non ci sono mai state versioni guidabili della vettura, cosa che la differenzia dalla GM EV1.
Il colosso americano, infatti, mise in commercio la sua EV1, all’epoca l’unica auto elettrica di serie non derivata da modelli termici esistenti, come per esempio le elettriche di Fiat. Tuttavia, non fu un grande successo: ne furono prodotte appena 1.117 vendute tra il 1998 e il 2003, anno che coincide con la fine della produzione. General Motors, e questo va riconosciuto, si mise subito al lavoro per un’altra auto a propulsione elettrificata, che sarebbe poi divenuta la vettura ibrida plug-in commercializzata in Europa come Opel Ampera-e e negli States come Chevrolet Volt.
Nissan, invece, tornò sul mercato elettrico 20 anni dopo la FEV, nel 2011 con la prima generazione della Leaf i cui interni, del resto, sono ispirati all’antenata anni Novanta. E fu proprio Carlos Ghosn, ex presidente dell’Alleanza travolto dagli scandali, che insieme a Elon Musk ha creduto nelle potenzialità dell’elettrico e nella possibilità di usare le auto elettriche come vetture da tutti i giorni. Chissà come sarebbero le cose senza queste due personalità sicuramente eccentriche ma, a loro modo, geniali.
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