Pare che il business delle auto elettriche per qualche costruttore non stia andando così bene. Se Ford perde ben 4,5 miliardi di dollari sulle auto elettriche, Rivian perde circa 33.000 dollari per auto venduta, ma anche che alcune case cinesi non siano da meno.
Il New York Times si è concentrato su Nio, svelando il segreto di Pulcinella della longevità dell’azienda nonostante le crescenti perdite: i sussidi governativi cinesi. Secondo il quotidiano americano, aziende come Nio ricevono un supporto governativo importante, che “consente loro di sopportare tali perdite e continuare a crescere”.
Come riportato dal Times:
Ha investito così tanto in robotica che una delle sue fabbriche impiega solo 30 tecnici per produrre 300.000 motori per auto elettriche all’anno. Nio offre occhiali di realtà aumentata da 350 dollari per ogni sedile delle sue auto e ha lanciato un telefono cellulare che interagisce con il sistema di guida autonoma del veicolo.
E nulla di tutto ciò è redditizio, anzi. Tra aprile e giugno, Nio ha registrato una perdita di 835 milioni di dollari, ovvero 35.000 dollari per ogni auto venduta.
Nio ha allora ricevuto un’iniezione di ben 1 miliardo di dollari dal governo cinese nel 2020, quando era vicina all’esaurimento delle sue liquidità. Nello stesso periodo, una banca controllata dallo Stato ha investito altri 1,6 miliardi di dollari nell’azienda. Quell’anno, Nio ha iniziato le consegne della sua EC6 elettrica e ha annunciato di aver raddoppiato le consegne nonostante fosse sull’orlo del collasso.
La quantità di denaro ricevuto come sostegno governativo ha sollevato preoccupazioni tra gli altri produttori automobilistici, poiché su questo campo non possono competere. L’UE ha deciso di lanciare un’indagine sui produttori automobilistici cinesi, mentre le aziende automobilistiche di tutta Europa e degli USA cercano freneticamente di raggiungere la tecnologia cinese.
Il tutto in un frenetico parlare di possibili dazi, inapplicabili perchè sono le stesse case occidentali a produrre in Cina. C’è da capire se una Tesla prodotta in Cina sia da considerarsi americana o cinese? L’elettrica Mini Aceman, sarà inglese, tedesca o cinese? E cosa dire infine di Volvo e dell’infinito portafoglio di marchi in mano a Geely?
Non tutti i cinesi sono in perdita
Attenzione però a pensare che tutti i cinesi stiano in piedi grazie all’aiuto dello Stato. BYD ha triplicato il suo profitto, raggiungendo 1,5 miliardi di dollari nella prima metà del 2023 e, secondo gli ultimi dati di vendita, ha superato Tesla come il costruttore di EV più venduto nel mondo.
Il Times spiega che il suo successo è dovuto al fatto che BYD produce le batterie in proprio ed è un produttore estremamente efficiente. Il futuro è comunque tutto da scrivere:
Il mercato automobilistico complessivo in Cina sta riducendosi dal 2017, poiché le vendite di auto a benzina stanno crollando più rapidamente di quanto le vendite di auto elettriche stiano crescendo. I servizi di ride-hailing sono diventati onnipresenti, mentre le linee ferroviarie ad alta velocità e le metropolitane hanno unito strettamente il Paese.
L’espansione cinese passa anche dall’automobile, dopo aver conquistato il mondo della tecnologia. La capacità di vedere ed operare sul lungo periodo è una caratteristica che noi occidentali non possiamo permetterci, ed è proprio su questo piano che le case europee e americane sono destinate a fallire.
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