E’ sotto gli occhi di tutti il fallimento della politica delle piste ciclabili a Milano. Nate in estate secondo la logica di dipingere righe per terra destinate alle bici senza una progettazione preventiva, ed una preventiva simulazione, hanno unicamente prodotto più traffico senza che le stesse vengano davvero utilizzate. Le fotografie fatte dai cittadini con strade ingolfate e ciclabili vuote non hanno dissuaso sindaco e giunta, che anzi annunciano sempre più chilometri di ciclabili, facendo così venire la pelle d’oca a chi, anche per l’emergenza coronavirus, decide saggiamente di utilizzare il mezzo privato.
Non c’è solo questo. Interessante anche l’analisi di Claudio Severgnini, Presidente di TAM (tassisti artigiani milanesi). Severgnini conferma quanto da noi scritto in passato e appena sintetizzato: la rivoluzione viabilistica Milanese che ha prodotto negli ultimi mesi una crescita esponenziale di piste ciclabili, spesso tracciate senza una progettazione definita ma con il solo intento di lanciare una campagna Green da utilizzare nella prossima campagna elettorale, sta producendo effetti a dire poco devastanti per tutti quei cittadini che hanno la necessità di spostarsi in città con altri mezzi.
Senza tenere conto degli equilibri sulla normale circolazione degli altri utenti e nel pieno dispregio delle esigenze di circolazione degli altri utenti della strada, la crociata contro l’automobilista è ormai al suo culmine. In questi giorni di riapertura in zona gialla, con la ripresa di molte attività commerciali nonché delle scuole, la circolazione in alcune vie e piazze hanno già raggiunto livelli da bollino nero, non oso immaginare cosa potrà accadere quando si riattiveranno anche le fiere e manifestazioni importanti in città.
Corso Venezia e Corso Buenos Aires, continua nella sua analisi Claudio Severgnini, solo per citare due vie note a tutti i milanesi, si sono trasformate in un unico serpentone di auto incolonnate, con naturale innalzamento del tasso di inquinamento, alla faccia della tracciatura “Green” e dei percorsi alternativi dedicati a biciclette e monopattini. Quando alcune decisioni vengono prese senza verificarne preventivamente gli effetti, accade che poi tutti ne faranno le spese, compreso chi in passato ha applaudito a questa rivoluzione. Oggi a causa di queste scelte i milanesi, quelli veri, quelli che si muovono per lavorare e non per farsi i selfie con il monopattino sono incazzati neri.
Chi lavora deve spostarsi, il sig Rossi sia esso un idraulico o un manager se prima di questo disastro per spostarsi da un punto all’altro in città ci metteva in media 20 minuti e oggi ce ne mette 40, dovrà per forza di cose farsi pagare questi minuti in eccesso dal proprio cliente, oppure rimetterci di tasca propria, inoltre, altro problema, la macchina del sig Rossi con 20 minuti in più di circolazione avrà inquinato in questo caso il doppio di prima !
Queste semplici considerazioni dovrebbero portare un Amministratore oculato quantomeno a riflettere sul da farsi ed approfondire l’argomento, invece nulla di tutto questo, dalla sera alla mattina anche piazze e vie periferiche vengono raggiunte da isole pedonali e da piste ciclabili inutilizzate e pericolose, anche per chi volesse mai utilizzarle. Le guerre per essere vinte hanno bisogno dei soldati, ed ecco che vengono arruolati agenti della Polizia Locale e Ausiliari del traffico con il compito di fare rispettare queste corsie fantasma, costi quel che costi.
Ieri in corso Venezia un taxi in attesa del cliente è stato multato perché era con due ruote sulla pista ciclabile. Era appunto in attesa del cliente e non poteva fermarsi in altro luogo, il cliente una volta sceso ha dovuto attendere che la Polizia locale finisse il proprio compito d’istituto, nel frattempo il traffico ha subito un ulteriore rallentamento perché la pattuglia non avendo spazio per fermarsi, era in doppia fila. Esempi come questi sono all’ordine del giorno, conclude Claudio Severgnini,i milanesi già toccati duramente da questa pandemia esigono rispetto.
La situazione è seria, nonostante il largo uso dello smart working che dovrebbe portare meno persone in città. C’è solo da immaginare cosa accadrà quando il virus sarà debellato.
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