No, non abbiamo bevuto, non ci siamo dati al porno e neanche ci siamo messi a sparare all’impazzata. Eppure, noi amanti delle auto siamo equiparati a quello che il Comune di Milano reputa il peggio del peggio della nostra società.
Le sponsorizzazioni degli spazi pubblici, ovvero quel meccanismo virtuoso individuato una ventina di anni fa, con il quale alcune aree urbane vengono manutenute grazie agli sponsor, non possono essere affidate a tutti. Questo è pacifico, tant’è che ad esempio una legge già in vigore vieta la pubblicità di marchi di sigarette e tabacco in generale.
Ma il Comune di Milano va oltre, perchè la Giunta che coinvolge gli assessori Pierfrancesco Maran e Marco Granelli, ha dettato regole che vanno al di là della nostra comprensione. Perchè, come se dietro l’angolo ci fosse una vera e propria corsa a regalare soldi, il Comune ci tiene a far sapere che:
“E’ vietata la pubblicità diretta o collegata alla produzione o distribuzione del tabacco, super alcolici, materiale pornografico, a sfondo sessuale, inerente armi, brand automobilistici non coerenti con le policy di sostenibilità ambientale promosse dal Comune di Milano, nonché i messaggi offensivi, incluse le espressioni di fanatismo, razzismo, odio o minaccia o comunque lesive della dignità umana.”
Parlano di “brand” non coerenti (!) con le policy di sostenibilità ambientale. Quindi per farla breve tutti i “brand” che sono orgoglio nazionale allo stato puro, non potranno mai dare il proprio contributo. Ferrari, che a questo punto fa benissimo a starsene a Maranello, difficilmente produce veicoli compatibili con la “vision” del Comune. E che dire poi di Lamborghini, che è oltremodo colpevole di produrre supercar ma soprattutto un enorme SUV. Di Pagani non ne parliamo nemmeno. Chiaro, nessuno dei tre presi ad esempio ha la necessità di venire a Milano a implorare uno spazio per la propria casa automobilistica, si tratta solo di dare l’idea di come sia facile tagliar fuori il meglio della produzione nazionale per correre dietro ad un qualunquismo para ecologista difficilmente immaginabile altrove.
Rimane poi la scelta che lascia senza parole, ovvero di inserire i “brand” automobilistici tra “tabacco, super alcolici, materiale pornografico, a sfondo sessuale, inerente armi” e “messaggi offensivi, incluse le espressioni di fanatismo, razzismo, odio o minaccia o comunque lesive della dignità umana“.
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