Anche ad Aprile il mercato auto crolla, con le immatricolazioni che calano del 32,98% rispetto stesso mese del 2021 e il 44,4% in meno rispetto ai livelli pre Covid del 2019. Sono state solo 97.339 le unità vendute, ovvero sotto la soglia psicologica delle 100mila unità, un livello che in tempi normali soltanto in agosto non viene raggiunto.
Le cause che hanno portato a questa disastrosa situazione in gran parte erano già operanti nel 2020 e nel 2021, come osservato dalla rigorosa analisi del Centro Studi Promotor. Pandemia, crollo del Pil nel 2020, recupero soltanto parziale nel 2021 e alla crisi dei microchip affacciatasi nel 2021.
Purtroppo però a questi elementi negativi, che, peraltro, erano stati in parte compensati nel nostro Paese da una politica di incentivi alla rottamazione e di sostegno alle aziende abbastanza efficace, si sono aggiunti nel 2022 altri importanti fattori di freno e cioè il riaffacciarsi dell’inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come quella che il mondo conobbe negli anni ’70 del secolo scorso, e poi la guerra in Ucraina, che, per inciso, condiziona anche la fornitura di componenti importanti per la produzione delle automobili. Ora poi sembra affacciarci anche il lockdown in Cina che potrebbe ritardare il ritorno alla normalità per la produzione di microchip nella seconda metà di quest’anno.
E’ corretto chiedere gli incentivi, forse è meglio farlo sotto traccia
Come porre rimedio alla situazione? Il settore auto con il suo indotto rappresenta il 12% del prodotto interno lordo italiano, e tutti auspicano che il Governo adotti efficaci misure di sostegno. E qui arrivano le polemiche. Perché le case accusano il Governo di aver annunciato l’adozione di incentivi, con il risultato del rinvio di decisioni di acquisto. Già, ma chi chiede tutti i mesi a gran voce incentivi per l’acquisto di auto nuove?
Da una parte si battono i pugni sul tavolo e si fa rumore, poi si accusa l’altra parte di aver detto “sì” ma di aver tergiversato, come se non fosse noto che i tempi della politica non sono quelli delle persone “comuni”. Forse sarebbe stato meglio lavorare in silenzio, ed annunciare gli incentivi una volta concordati con il Governo.
Anche perché, diciamolo chiaramente, con queste mosse l’industria automobilistica ha messo alla luce un fatto che molti sanno ma che in pochi riescono ad ammettere. Le vendite di auto nuove non stanno in piedi senza un aiuto da parte dello stato, ovvero della collettività. E non è neanche il caso di protestare quando gli incentivi hanno precise soglie di prezzo, perché non c’è alcun motivo di far pagare a tutti il costo di una parte di un’auto di lusso.
Come sempre il problema alla radice è la scelta forzata di passare all’elettrico, dettata dalla UE senza mai aver davvero interpellato le parti in causa, ovvero case ed automobilisti. Risultato? Auto elettriche che costano troppo per le tasche del cittadino medio, e che offrono meno rispetto all’analoga vettura con motore endotermico. Investimenti miliardari da parte dei costruttori senza avere un ritorno immediato. Componenti elettroniche sempre più utilizzate ma che difficilmente si trovano oggi sul mercato.
Possibile che l’ACEA, l’Association des constructeurs européens d’automobiles, non abbia mai niente da dire in proposito? Possibile che in sede europea non ci sia mai una presa di posizione netta su decisioni non condivise ed assolutamente discutibili? Se sull’auto si sta scatenando uno tsunami perfetto, non può essere sempre e solo colpa del Governo italiano.
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