Carlos Tavares Stellantis

Mercato auto in calo: crolla Fiat, Stellantis in difficoltà

Settembre 2024 segna un nuovo calo per il mercato auto italiano: immatricolazioni in discesa dell'11,4%. Stellantis e Fiat tra i più colpiti. Analizziamo le cause dietro questa contrazione.

Se il settore moto sorride con un mercato positivo, il comparto automotive italiano continua a vivere un momento difficile. Nel mese di settembre 2024, le immatricolazioni sono scese dell’11,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un totale di 122.899 nuove auto registrate. Nonostante un leggero incremento nel totale annuale (+1,9%), la contrazione di settembre annulla quasi del tutto i guadagni dei mesi precedenti.

Tra i dati più allarmanti c’è il crollo di Fiat, che perde il 43,41% rispetto a settembre 2023, scendendo al terzo posto tra i marchi più venduti. Il gruppo Stellantis segna una contrazione complessiva del 33,90% solo a settembre, proseguendo un trend negativo già evidente nei mesi precedenti.

Non tutte le case automobilistiche sono però in difficoltà. Renault ha registrato una crescita del 16,25%, grazie soprattutto al successo di Dacia, che continua a guadagnare consensi tra gli acquirenti. Anche il marchio giapponese Toyota si è mantenuto in seconda posizione, nonostante un lieve calo del 5,91%. Volkswagen, seppur con un calo del 3,58%, si conferma al primo posto nelle vendite di settembre.

Le cause del calo delle vendite

Dietro questa flessione del mercato ci sono fattori sia economici che strutturali. Uno degli elementi centrali è il ridotto il potere d’acquisto delle famiglie italiane, accompagnato da continui aumenti dei prezzi di listino delle automobili.

Un altro fattore che ha contribuito a questa situazione è il ridimensionamento degli incentivi per l’acquisto di auto nuove, in particolare quelle a basse emissioni. Negli anni scorsi, gli incentivi avevano favorito l’acquisto di modelli elettrici e ibridi, contribuendo a una spinta iniziale verso la mobilità sostenibile ma soprattutto a tamponare i problemi del settore automotive. C’è però da dire che in una economia di mercato, con top manager che incassano più di 35 milioni di euro l’anno, i governi non possono e non devono prestarsi al gioco di chi vuole far ricadere i propri problemi sulla collettività

Una transizione lenta verso l’elettrico

Sebbene le auto elettriche abbiano segnato un incremento del 29% rispetto all’anno precedente, la loro quota di mercato rimane bassa, pari al 5,2%. Il prezzo più elevato rispetto alle auto a combustione interna e la carenza di infrastrutture per la ricarica continuano a rappresentare barriere all’acquisto per molti automobilisti italiani. In tutto questo, il rigetto verso le assurde prese di posizione della UE, si riversano sulle scelte di molti italiani, che hanno sviluppato un rifiuto totale verso le elettriche.

Anche il segmento delle ibride ha mostrato segni contrastanti: mentre le full hybrid sono cresciute dell’11,1%, le mild hybrid hanno subito una lieve flessione (-6,4%). Nel frattempo, le auto alimentate a benzina e diesel, tradizionalmente dominanti nel mercato italiano, stanno subendo una contrazione importante, rispettivamente del 23% e del 27,3%.

Cosa succede ora?

La crisi delle vendite che ha colpito Fiat e Stellantis è indicativa di un settore che fatica a trovare stabilità tra l’incertezza economica e la necessità di innovazione.

E’ fondamentale che i costruttori lavorino su modelli sempre più efficienti, mantenendo però prezzi competitivi e accessibili per la maggior parte dei consumatori. Solo chi saprà intercettare questo cambiamento potrà emergere rafforzato da una fase di contrazione che non lascia spazio all’improvvisazione.

 

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