Checché se ne dica, media e giornali specializzati hanno ancora un enorme potere nell’influenzare le auto che vanno per la maggiore, molto più di chi sull’ “influenzare” ci ha fatto un lavoro, ovvero gli influencer.
Sarà forse per un’aura di maggiore credibilità di cui, nonostante tutto, ancora godono i giornalisti, sarà per una relativa maggiore libertà di espressione rispetto alle collab dei creator, ma in ogni caso gli ultimi anni hanno dimostrato come le riviste guidino ancora le scelte dei consumatori. E ci sono due grandi esempi in Italia: l’esplosione dei SUV e, in controtendenza con il resto d’Europa, quello che ancora si può chiamare flop delle auto elettriche.
L’inaspettato successo dei SUV
Premesso che a chi scrive piacciono poco, ma i SUV non sono certo il male. Anzi, è facile capire perché piacciono: la guida alta trasmette una sensazione di potere grazie alla migliore visibilità, offre maggiore comfort in ingresso e uscita dal veicolo, e danno maggiore sensazione di sicurezza. Ma sono anche molto più pesanti, e quindi inquinanti, di berline e city car, e molti di loro potenzialmente più letali per chi viene investito, vista la maggiore altezza da terra e quei musi imponenti.
In ogni caso, non credo che molti si aspettassero un successo tale da superare, e in molti casi sostituire le berline, come successo con la Ford Puma che ha surclassato la Fiesta, o il ritorno di Fiat nel segmento proprio con la 600, un SUV. Tipologie di auto nate in realtà grandi e per contesti offroad, giganti della strada che più che sullo sterrato o in montagna, dove domina la Panda 4×4, si vedono nel centro di Milano e Roma, guidati spesso da donne e uomini che vi caricano all’interno massimo due sacchetti della spesa e il figlio, non senza qualche ilarità.
Eppure, come conferma anche Bruce Yandle, docente di economia alla George Manson University in un articolo dedicato, le aspettative erano ben diverse: negli anni Settanta-Ottanta ci si aspettava che le auto sarebbero diventate più piccole e agili, secondo diversi fattori che vedevano la crisi del petrolio negli anni ’70 in cima, ma anche alcuni interventi legislativi che, soprattutto negli USA, chiedevano ai produttori di ridurre le dimensioni delle auto, particolarmente grandi oltreoceano. Inutile dire che non solo queste richieste non hanno funzionato, ma che nel frattempo le auto si sono ingrandite anche in Europa.
Nel caso degli Stati Uniti, tra l’altro, ci sono state anche innumerevoli sovvenzioni verso chi acquistasse moderni efficienti SUV, ma anche pick-up altrettanto pesanti, tutte spesso enfatizzate dai media, che nel frattempo elogiavano anche le peculiari caratteristiche di questi modelli.
E a completare il quadro è arrivato anche l’elettrico. Da una parte le normative sulle emissioni sono diventate sempre più stringenti, cosa che avrebbe fatto pensare a un’inversione di tendenza. Ma i SUV sono stati “salvati” dall’elettrico che, per meglio incastrare le batterie, predilige carrozzerie alte. E non a caso la quasi totalità dei produttori tradizionali hanno lanciato la loro gamma a elettroni con un SUV. Qualche esempio? Audi e-tron (ora Q8 e-tron), Mercedes EQC, Skoda Enyaq, Volvo XC40 Recharge, Jaguar i-Pace, Toyota bZ4X, Lexus UX e Subaru Solterra, tanto per dirne qualcuno. E così, saranno pure diminuite le emissioni allo scarico, ma rimangono quelle prodotte da pneumatici più stressati, oltre che dall’impiego di un maggior numero di risorse per carrozzerie così grandi.
Il caso dell’elettrico
Totalmente diversa la storia mediatica dell’elettrico, in Italia. Certo la difficoltà nell’ascesa di queste vetture nel Bel Paese non può essere dovuta solamente al giornalismo, ci sono davvero tanti motivi per cui gli italiani ancora fatichino a fidarsi di questa nuova tecnologia: prezzi alti uniti a politiche di incentivazione insufficienti in primis, ma anche costo dell’energia inspiegabilmente alto, quando già i prezzi dell’elettricità si sono abbassati; e autonomie ancora considerate insufficienti. C’è anche la convinzione che le colonnine siano poche, ma questa è una fake news.
Ma, appunto, di numerose fake news si parla. E dire che inizialmente la stampa italiana aveva ben accolto l’arrivo di queste vetture, parlando anche dei loro limiti, ma in un certo senso con più entusiasmo rispetto agli altri colleghi europei ben più critici ai tempi del trio Peugeot iOn, Citroën C-zero e Mitsubishi i-Miev, e di una Tesla solo agli albori tra la Roadster e una costosissima Model S.
Nel corso del tempo, però, qualcosa sembra essere cambiato. E pur rimanendo alcune critiche oggettive, e costruttive per quel che riguarda le auto elettriche, c’è stata un’abbondanza di articoli sensazionalistici, notizie inventate, e test male impostati sul lungo raggio, a dimostrazione di una scarsa conoscenza del mezzo. E si badi bene che non è questione di preferire l’una o l’altra cosa: in questa redazione siamo sempre stati per la neutralità, ovvero per la libertà di ognuno di guidare ciò che vuole, parlando delle peculiarità e dei difetti di ogni tipo di alimentazione e carburante.
Spesso per una crociata (inutile) contro le auto elettriche i viaggi a elettroni sono stati impostati male, volutamente esagerati o volutamente sbagliati. Il caso più noto è quello del servizio di Piazza Pulita, che per ben due anni di seguito ha voluto fare un percorso in auto elettrica sbagliando totalmente l’impostazione, e addirittura ignorando, non si sa se apposta o per ingenuità, l’esistenza di colonnine da 300 kW in autostrada, anche nelle stazioni del Sud Italia.
Facile trovare il risultato di un atteggiamento così ostile in una popolazione già di per sé diffidente nei confronti di questa tecnologia: a sentire i discorsi degli utenti nella vita reale, un potpourri di informazioni mal recepite e dati sbagliati, perché spesso riportati in modo errato proprio dalle loro fonti di informazione. E questo certo ha contribuito, insieme ai suddetti fattori, alla lenta crescita delle elettriche in Italia: nel 2023 rappresentano ancora il 4,4% del mercato, e le ibride il 5,3%, in un’Europa dove proprio a giugno l’immatricolato nuovo vede le elettriche superare il diesel.
Peccato, perché l’elettrico, con tutte le sue problematiche, per l’Italia si sta rivelando una grande opportunità economica: la Fiat 500 elettrica, da quasi due anni sempre nella Top 5 delle EV preferite dagli europei, è interamente prodotta in Italia, e nel Bel Paese stanno sorgendo e sorgeranno poli destinati alla produzione di veicoli a batterie. Allora, senza mai passare da un estremo all’altro, sarebbe meglio guidare l’opinione verso un’altra direzione.
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