Mazda sigla MX storia – Nell’anno in cui celebra il proprio centenario, Mazda guarda anche al futuro con il debutto della sua prima auto di serie totalmente elettrica: la Mazda MX-30. Disponibile nelle concessionarie italiane a partire da fine settembre, la MX-30 è un EV crossover unico, elegante e versatile.
Con il suo stile personale e le porte freestyle combinate con un abitacolo che impiega materiali ecocompatibili, a cui si abbinano qualità e finiture meticolose, la MX-30 è una straordinaria integrazione alla gamma Mazda. Ma perché gli è stata assegnata la sigla MX? Tale sigla è stata resa famosa soprattutto dalla MX-5 ma uno sguardo alla storia di Mazda evidenzia come il prefisso MX sia in realtà antecedente alla roadster più venduta al mondo e, in effetti, è stata impiegata più di una dozzina di volte per un’ampia varietà di Mazda di serie, concept e vetture da competizione.
La sigla MX viene assegnata a un’auto che rappresenta una sfida a creare e fornire nuovi valori senza essere limitata dalle convenzioni, indipendentemente dal tipo di veicolo. Quando è stata presentata nel 1989, la Mazda MX-5 era esattamente un’auto di questo tipo: mentre l’industria automobilistica si era allontanata dall’auto sportiva economica, Mazda aveva sfidato le convenzioni per creare una perfetta reinterpretazione moderna della classica roadster a trazione posteriore.
Più di tre decenni dopo, la MX-5 è l’auto sportiva a due posti più venduta al mondo e non ha bisogno di presentazioni, mentre la prima auto a proporre la sigla MX è meno famosa, ma indimenticabile una volta vista. Presentata nel 1981, la concept car Mazda MX-81 Aria è stata progettata dai designer dell’italiana Bertone, i quali, utilizzando la meccanica della Mazda 323, crearono una futuristica berlina dalla forma a cuneo.
Con la vernice dorata, l’enorme superficie vetrata e i fari a scomparsa, la MX-81 fece colpo al Motor Show di Tokyo; ma con il volante rettangolare incassato, il cockpit a schermo TV e i sedili anteriori oscillanti, la concept aveva probabilmente negli interni la sua parte più estrema. La concept in esemplare unico sicuramente rappresentava la sfida alle convenzioni dei modelli MX e portò alla successiva relazione con la Bertone; mentre elementi come i fanali posteriori montati in alto e i fari a scomparsa apparvero sulle future Mazda di serie negli anni ‘80.
Successiva nella genìa delle MX fu la concept car MX-02 del 1983, una cinque porte dalle fiancate piatte con grandi finestrini e aerodinamici copriruote posteriori e specchietti retrovisori esterni svasati. Fra le caratteristiche esclusive c’erano le ruote posteriori sterzanti e l’head-up display sul parabrezza. Il tema degli esemplari unici proseguì con la Mazda MX-03 del 1985, che era di nuovo una concept car dall’aspetto radicale, ma questa volta si trattava di una sportiva che sfidava le convenzioni e che era alimentata da un motore a triplo rotore da 315 CV.
Concepita squisitamente come concept, questa coupé dal lungo muso era pura esuberanza futuristica, con un abitacolo che presentava una cloche da aereo anziché un vero e proprio volante, oltre a display digitali e a un head-up display e, fra le sue tecnologie, c’erano le quattro ruote sterzanti e la trazione integrale, mentre il lungo corpo ribassato aveva un Cx aerodinamico pari a solo 0,25.
Mentre le MX-02 e MX-03 condividevano alcuni degli stessi spunti di design futuristico, la MX-04 era completamente diversa. Svelata al Motor Show di Tokyo del 1987, la MX-04 era una sportiva a motore anteriore e trazione posteriore con pannelli in fibra di vetro rimovibili, ma non in un set unico bensì due diversi, il che permetteva di trasformare la vettura da una coupé con la parte superiore interamente vetrata a una roadster con fiancate aperte stile buggy da spiaggia. Spinta da un motore rotativo, questa sportiva che si trasformava in modo stravagante non ha mai avuto una reale prospettiva di produzione in serie, ma ben pochi sapevano che Mazda stava già sviluppando la MX-5 e, infatti, solo due anni dopo arrivò il più famoso dei modelli MX.
Anche i due modelli successivi contraddistinti da questa sigla furono di serie, entrambi realizzati partendo dal successo della MX-5, ma offrivano stili da coupé molto diversi. Commercializzata dal 1992 al 1993, la Mazda MX-3 è stata una coupé hatchback a quattro posti che accantonò la consuetudine delle normali berline a due volumi per offrire agli acquirenti qualcosa di molto più elegante e sportivo, meritandosi ancor di più la sigla MX, visto che disponeva del più piccolo motore V6 al mondo. La più grande MX-6 coupé a due posti offriva lo stile di una grande coupé premium al prezzo di una berlina da famiglia, ma negli anni ‘90 probabilmente la vettura più estrema a sfoggiare la sigla MX è stata la Mazda MXR-01.
Dopo che la Mazda 787B a motore rotativo vinse la 24 Ore di Le Mans del 1991, la FIA bandì rapidamente le auto a motore rotativo, lasciando a Mazda un brevissimo preavviso per cercare una nuova auto per il Campionato Mondiale Vetture Sport del 1992. La soluzione arrivò sotto le spoglie dell’incredibile prototipo di auto da competizione Mazda MXR-01. Basata sulla Jaguar XJR-14 delle precedenti stagioni, il ritiro dalle gare sport dell’azienda britannica permise a Mazda di adattare questo prototipo estremo progettato da Ross Brawn e dotato di un motore V10 Judd a marchio Mazda. Nota per grip e deportanza straordinari, venne costruita in soli cinque esemplari; purtroppo però, il crollo del Campionato Mondiale Vetture Sport alla fine del 1992 segnò la fine dei programmi sportivi a livello mondiale di Mazda e negò alla MXR-01 la possibilità di vincere.
Nel XXI secolo la sigla MX è tornata ad essere associata a concept car, tutte fedeli all’ethos MX di offrire qualcosa di nuovo sfidando le convenzioni: la concept MX-Sport Tourer del 2001 era una idea di MPV estrema con porte freestyle e linee sinuose, che evidenziavano il fatto che una monovolume non doveva necessariamente essere squadrata o noiosa, cosa che venne dimostrata dalla Mazda5 che ne derivò. In effetti, la Mazda MX-Flexa del 2004 era una concept ancora più vicina alla rivoluzionaria Mazda5 finale di serie, con cui condivideva le popolari porte posteriori scorrevoli.
La concept MX-Sport Runabout del 2002 ha proposto in anteprima il moderno aspetto della seconda generazione della Mazda2, mentre la MX-Sportif del 2003 è stata la concept che prefigurava la prima generazione della Mazda3, un grande passo avanti rispetto alla Mazda 323 che andava a sostituire. La MX-MicroSport era una concept di hatchback studiata per gli Stati Uniti, presentata al Motor Show di Detroit del 2004, ma la concept MX degli anni ‘90 che ha davvero indirizzato la Mazda sulla strada di un’altra storia di successo che la distingueva dagli altri marchi, è stata la MX-Crossport del 2005.
Ispirata alla sportiva Mazda RX-8, si trattava di un SUV dall’aspetto sportivo con passaruota scolpiti, fari sottili e linee di cintura audaci che anticipavano la Mazda CX-7, un’auto fondamentale che stabiliva come Mazda potesse realizzare un SUV elegante e sportivo con un comportamento su strada da berlina in grado di competere con i migliori SUV dei marchi premium. La MX-Crossport ha avviato una stirpe di pluripremiati SUV di successo che ha portato alle CX-5 e CX-30 di oggi.
E ora con l’arrivo della rivoluzionaria MX-30, è giusto che la sigla MX ritorni a un modello di serie – in quanto la MX-30, in qualità di primo EV di serie del marchio, è un’auto che rappresenta un nuovo capitolo nella storia di Mazda.
—–
Se questo articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social e seguiteci su Facebook, Twitter, Instagram e Flipboard. Non esitate ad inviarci le vostre opinioni e le vostre segnalazioni commentando i nostri post.