Insieme alla Eletre, primo Hyper SUV al mondo, a Milano abbiamo visto dal vivo finalmente anche la Lotus Evija, una delle auto più potenti attualmente in produzione.
Prodotta a tiratura limitata (tutti gli esemplari sono già stati venduti) al costo di 2 milioni di euro, questa splendida vettura arriva a 2000 CV di potenza, tutti elettrici, con autonomia dichiarata di 346 km. Un esempio di forza, espressione della “nuova Lotus”, che vuole portare una nuova idea di auto emozionante, ed elettrica, che non sia per forza un SUV pesante.
Lotus Evija ha brillato a Milano
Dico senza troppi giri di parole che la mia attenzione all’evento tenutosi il 15 settembre al Garage Italia è stata catturata dalla Evija fin dal momento in cui le hanno tolto i veli. Bellissima, con un design avanguardistico e particolare, tutto votato all’aerodinamica, ne avevo parlato negli scorsi mesi inserendola tra le auto elettriche più potenti e veloci al mondo. Anzi, è l’auto stradale più potente al mondo.
Se la Emira è il riassunto del passato di Lotus, ultimo baluardo dei motori endotermici, la Evija (nome in codice Type 130) ne segna la nuova direzione, il nuovo capitolo che vede ogni anno l’introduzione di un modello elettrico. A lei è seguita la Eletre, ma nel 2024 sarà il turno di una berlina elettrica, nel 2025 di un altro SUV più piccolo di Eletre, e nel 2026 di una supercar paragonabile alla Emira.
La Evija è però un unicum, con una progettazione tutta votata a contenerne il peso che infatti è di 1,6 tonnellate, un record per la capacità della batteria. La carrozzeria è tutta in fibra di carbonio, tesa, appare termoretrabile nelle parti meccaniche.
Apprezzabile anche il posteriore con motore a vista, proprio come sulle Lotus endotermiche e su molte super car. Il design si ispira all’industria aeronautica, con forme fluide e linee nitide che si notano soprattutto sul cofano curvo ma al contempo affilato. Esempio massimo dell’efficienza aerodinamica di Lotus Evija è il “Tunnel Venturi“, che perfora il posteriore, e che si ispira alle auto da corsa di Le Mans ottimizzando il flusso d’aria attraverso la carrozzeria.
In generale, l’auto si basa su un telaio monoscocca in fibra di carbonio ispirato al motorsport, che pesa appena 129 kg. È fornito da CPC, il leader mondiale con sede a Modena, in Italia, nella tecnologia dei compositi. Costruito con più strati di carbonio, il processo di produzione è identico a quello di un telaio di F1 e garantisce la piattaforma per auto da strada Lotus più leggera, rigida, sicura e tecnicamente avanzata mai costruita.
Evija ha introdotto il design “Porosity”, che aiuta a fornire un flusso d’aria ad alta energia nella parte posteriore, caratterizzata da due enormi prese d’aria enfatizzate dai gruppi ottici, e che partono da delle lamelle sui passaruota posteriori. I LED rossi, tra l’altro, creano un effetto visivo simile ai postbruciatori dei jet da combattimento. Altro elemento luminoso, la luce di retromarcia a “T” e il nome “Lotus” a caratteri distanziati.
Potenza massima
Lotus Evija ha 2.000 CV e 17000 N/m di coppia, e la chiave di tutto è la batteria agli ioni di lito da 2.000 kW con sistema di gestione sviluppato da Williams Advanced Engineering (WAE) insieme a Lotus, che h avinto il Queen’s Award for Enterprise 2018 per aver tradotto la sua esperienza con veicoli elettrici dalla pista alla strada. La potenza è poi data da 4 motori elettrici, ognuno da 500 CV.
Il pacco batterie non è a skateboard, ma montato in posizione centrale dietro l’abitacolo, con vantaggi sia stilistici, che aerodinamici ma soprattutto per il peso. L’alimentazione viene alimentata dal pacco batterie a quattro motori elettrici ad alta densità di potenza controllati in modo indipendente. Questi sono dotati di inverter integrati in carburo di silicio e di una trasmissione epiciclica su ciascun asse del gruppo propulsore a quattro ruote motrici.
La Lotus Evija è dotata di controllo di stabilità ESP per garantire la sicurezza in tutte le condizioni stradali, con maggiore aderenza fornita dal sistema di trazione integrale. Una sensazione di sterzata pura – un ingrediente vitale di ogni Lotus – è assicurata da un sistema elettroidraulico.
L’intervista
Per comprendere meglio la nuova direzione elettrica di Lotus, abbiamo fatto una chiacchierata con Giuseppe Mele, Director Brand & PR Lotus Cars Europe, che ci ha rivelato anche qualche dettaglio relativo alle sinergie con il gruppo cinese Geely, lo stesso che controlla Volvo, Polestar e Lynk & Co.
QM: Grazie per averci concesso questa chiacchierata. Ma è vero che la strategia di Lotus include una sede italiana, a Milano?
“Assolutamente sì. L’avremmo fatta comunque, anche senza strategia, perché comunque l’Italia ci interessa, è un mercato dove c’è attenzione al mondo dell’automotive, c’è storia e tradizione. Detto questo, il progetto – che è la prima parte della strategia di Lotus fino al 2028 – prevede apertura di uffici e showroom in giro per il mondo. Io mi occupo dell’Europa, e sto lavorando per determinare le ‘key cities’ dove aprire i primi uffici e showroom. Siamo dovuti partire dai nostri uffici, perché al momento non ne abbiamo: ci trasferiremo in quelli nuovi, ad Amsterdam, a ottobre. Seguiranno Parigi, Oslo, Monaco, Milano, dove stiamo assumendo proprio in questo periodo. Il secondo passo sarà spostarci un po’ più nel centro-sud, avere nei prossimi due anni una seconda sede verso Roma. Tornando a Milano, è possibile che la sede apra entro un anno, ma il team sarà operativo molto prima, già alla fine del 2022”.
QM: Evija ed Eletre sono frutto di una progettazione appassionata, o solo un adattarsi ai tempi?
“Ci sono tanti motivi sulla scelta dell’elettrico. Prima di tutto sono strategie di un’azienda commerciale, che deve sopravvivere ai tempi con un business solido e fiorente, soprattutto se si vuole continuare a fare auto come queste due ragazze che sono qui (ride, ndr), la Emira e l’Evija, dove non puoi fare grandi volumi. Ma questo è normale, nessuna casa automobilistica di auto sportive fa grandi volumi. Quindi devi anche tenere un occhio su quello che il mercato chiede, e oggi chiede auto familiari, di grande stazza come la Eletre o quelle dei competitor, con un occhio al segmento premium. Questi sono i tre assi che si incontrano e che alla fine producono questo tipo di vetture. Il gruppo Geely, che ha mostrato di saperci fare prima di tutto con Volvo, ma anche con Polestar e Lynk & Co che fanno cose molto carine, ha creduto nel brand Lotus. L’altro motivo è quello di affrontare il futuro, ormai segnato: in questo momento non si torna indietro, per cui si deve essere è pronti a fare auto elettriche fatte in un certo modo, che non sembrino dei grossi telefonini da ricaricare o dei giocattoli. Lotus guarda all’elettrico, ma facendo sì che quando uno guida abbia delle sensazioni di risposta tipiche Lotus, un feeling tra essere umano ed essere meccanico”.
QM: C’è ancora spazio per le auto sportive?
“È un mercato che andrà sempre bene finché ci saranno gli appassionati e i collezionisti, e ci sono ancora. Noi oggi presentiamo anche l’Emira, l’ultima auto a benzina, che ha venduto più di tutte le sue precedenti. È un mercato che va bene finché la generazione di chi ha vissuto il piacere del sound, l’odore della benzina, allora tutto questo resterà. I mercati sono ciclici: prendiamo il vinile, che oggi è più venduto del CD, perché certe cose restano, così come resterà una piccola produzione di auto ad alte prestazioni a combustione”.
QM: Sta dicendo che le nuove generazioni hanno perso la passione?
“No, ma farà sempre più parte del loro vissuto quotidiano vedere auto elettriche. Lo noto ad Amsterdam, una città con tanta gente molto silenziosa perché girano in bicicletta e auto elettriche. E lo vedo nella mia quotidianità: mio figlio ha 9 anni, e nella sua testa il rombo delle auto al semaforo non fa parte della sua vita. Ma quando abbiamo provato un’auto performante con motore endotermico, ha certo sentito una certa emozione ma non c’è più la ricerca dell’auto performante a combustione. Può essere una valida alternativa. Quando entrambi i mercati saranno maturi, la scelta sarà 50 e 50, con la differenza che la combustione calerà perché le istituzioni hanno deciso così. Ma ci saranno appassionati dell’elettrico, che al Nord già ci sono ma in Italia sono ancora una nicchia. Sono quasi certo che il giorno che potremo fare il test drive con Eletre, le cose cambieranno perché contano le emozioni di guida. E se un SUV ti dà emozioni alla guida, è anche più facile venderlo e le emozioni che dà un’auto elettrica sono particolarmente interessanti. L’accelerazione, che oggi conta tantissimo più della velocità massima, è superiore a quella di gran parte dei competitor, perché siamo parte di quel club di auto che scatta in meno di 3 secondi, e solo l’elettrico lo può dare perché supera un limite del motore a combustione”.
QM: Le sinergie con Geely e gli altri marchi del gruppo vi hanno aiutato?
“Abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora mille grattacapi, come è normale che sia. In realtà, uno dei migliori lati di Geely è che vuole mantenere l’identità dei brand che fanno parte del gruppo. Volvo era famosa per fare auto molto sicure, e tale è rimasta. Sa fare auto come noi sappiamo fare auto, le sappiamo fare in Inghilterra come in Cina. Riguardo alle componenti, Lotus è in cima alla scala di Geely. Ha una factory esclusiva solo per Lotus, inaugurata circa due mesi fa. La piattaforma della Eletre è unica e solo per la Eletre, non abbiamo usato nulla che esistesse già. Poi, sì, forse le rotelle del volume possono essere le stesse delle Volvo, ma per il resto è tutto inedito. Abbiamo un team di 200 persone con sede in Germania che si occupano proprio di questo, e collaborano anche con colleghi in Svezia e in Cina”.
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