Elettrica, ma a pannelli solari. Non è la prima, ma è il primo prototipo ad unire un elettrico privo della dipendenza dalle colonnine di ricarica ad un design ricercato e piacevole, orientato tutto all’aerodinamica. Si chiama Lightyear One, ed è il primo ambizioso progetto della startup olandese Lightyear, una startup che vede tra i suoi principali protagonisti ex progettisti e ingegneri di Volvo e Tesla.
Lightyear One: un progetto europeo
La startup Lightyear è una realtà molto giovane, sia perché il team che la guida è fatto soprattutto da giovani promettenti nella maggior parte dei casi godenti già di un’ottima esperienza lavorativa e formativa in altre aziende; sia perché, effettivamente, è un’azienda nata nel settembre del 2016, ovvero quasi quattro anni fa.
In pochi anni, comunque, il suo ambizioso progetto non ha mancato di farsi conoscere e di suscitare interesse, al punto che oggi Lightyear conta già 125 dipendenti, copre 14 Nazioni diverse (la maggior parte europee) e ha depositato 22 brevetti. Tutto in funzione della Lightyear One, la berlina elettrica a pannelli solari che ha come obiettivo una grande autonomia, che sia paragonabile a quella delle auto endotermiche, e soprattutto la tanto agognata indipendenza dalle prese elettriche. Che non vuol dire che non abbia la possibilità di essere attaccata a una presa di corrente, ma che non è l’unica possibilità.
Questa ambizione ha fatto sì che Lightyear conquistasse diversi premi alla World Solar Challenge, una kermesse che viene dedicata annualmente proprio a dei progetti del mondo automobilistico e dei motori particolarmente innovativi in ambito ecologico e sostenibile. Ma, ad oggi, rimane un prototipo il cui funzionamento, che ora andiamo a vedere, è ancora da dimostrare fino in fondo.
Lightyear One: i pannelli solari fanno la differenza
Come detto, sono due i modi possibili per tenere cariche le batterie della Lightyear One: il primo è quello classico (e rimane quello più importante) della presa di ricarica, ma anche qui c’è una grande differenza alle attuali auto elettriche: infatti, con una sola carica notturna, la vettura può coprire un’autonomia di 400km, che salgono a 700 con una carica completa che richiede circa 10 ore.
La seconda modalità è quella della ricarica tramite dei pannelli solari posti sul tetto. Una parte che, come dichiara la stessa startup, è minima, perché la ricarica solare garantisce giornalmente 33km in primavera, 30 in estate, 8 in autunno e 7 in inverno. Anche se, c’è da dire, dipende anche dalle latitudini e dalle zone. Comunque, si tratta di una modalità prettamente cittadina, che permette di avere sempre i km necessari per spostarsi da casa all’ufficio o al supermercato e compiere piccole operazioni. E comunque, con i 400km di autonomia garantiti con una carica notturna di 4 o 5 ore, il problema dell’autonomia è notevolmente ridimensionato.
Al di là di questo, comunque, anche i pannelli solari hanno una tecnologia diversa dal solito. Infatti, si tratta di pannelli a celle indipendenti, per cui anche se parte del tettuccio si trova in ombra, quella che rimane al sole continua a lavorare immagazzinando energia e ricaricando le batterie. Queste vanno a ricaricare i 4 motori elettrici disposti ognuno su una ruota, fattore che, di fatto, rende le ruote della Lightyear One indipendenti tra loro, e che permette anche una scarica più lenta rispetto ai modelli oggi in commercio, visto che non si tratta di un solo motore posto al centro e collegato alle ruote da un albero di trasmissione, ma di motori che agiscono direttamente sulla ruota, muovendola.
Lightyear One: il design è italiano
Rispetto ad altri prototipi a pannelli solari, la Lightyear One gode di un design di tutto rispetto, ricercato e piacevole. Un design made in Italy, come orgogliosamente l’azienda dichiara sul suo sito. Oltre alla presenza di alcuni ex ingegneri di Pininfarina, a lavorare al design sono stati chiamati dei giovani progettisti italiani che hanno dato luogo a una vettura elegante e moderna, una berlinona dalla coda particolarmente allungata.
Linee semplici, morbide e pulite, secondo i dettami degli ultimi anni, e che in particolare contraddistinguono proprio le auto elettriche, in cui tutto richiama all’armonia e il dinamismo della vettura non è dato da delle nervature o bombature, che sono praticamente inesistenti, quanto dal contrasto cromatico e dai giochi luci e ombre. Infatti, il tettuccio è nero perché costituito dai pannelli fotovoltaici, così come il cofano e il portellone del bagagliaio, e di nero è stata colorata la zona inferiore della vettura, e i cerchi nella maggior parte della loro superficie. Anche i finestrini oscurati aumentano il contrasto con una carrozzeria che è invece di un bianco argentato, molto neutro e rilassante.
L’anteriore vede dei fari sottilissimi e quasi a parallelogramma, distinti da una firma a LED che li collega protraendosi sotto il cofano in tutta la larghezza della vettura. Non ci sono praticamente sporcature, se non i fari fendinebbia posti come fori appena sotto i fari principali.
Il profilo si nota per la sua forma appuntita, verso il posteriore, per la pulizia della carrozzeria, priva di qualsiasi elemento comprese le maniglie delle portiere, e anche per una scelta vintage ma prima di tutto aerodinamica, ovvero quella di nascondere le ruote posteiori a metà, dietro un “copriruota” bianco, in tinta con la carrozzeria, anche se circondato da una cornice a contrasto nera. Anche il lunotto posteriore così allungato e “lento” a confluire nel bagagliaio è una scelta voluta, per accompagnare l’aria e rendere la vettura molto più filante.
Per il resto, la zona posteriore della Lightyear One è molto sottile: i fari riprendono quelli anteriori, ma sono più larghi e stretti, anche se ugualmente collegati da un fascione che percorre la vettura in larghezza. Di questa parte, solo la zona della targa è bianca, mentre tutto il resto e nero e fa come da cornice per aumentare la dinamicità e il contrasto della vettura. Auto che, nel complesso, è davvero molto riuscita, riesce ad essere elegante in una forma inconsueta e insolita.
Anche gli interni stupiscono, per il loro senso d’armonia e la sensazione di relax che riescono a trasmettere. Colore dominante è anche qui un argento chiaro, che per lo più è distribuito in una texture morbida a nido d’ape presente su tutta la plancia, sulle portiere, nel tunnel centrale e contrasta con un legno chiaro molto delicato. Il volante, anch’esso in grigio, ha anche un taglio sportivo, in quanto è tagliato nella parte bassa. Ovviamente, il cruscotto è interamente digitale, ed è presente un display touch al centro della plancia, non esageratamente grande e tutto sommato inserito abbastanza bene nell’insieme (anche se si poteva fare un po’ meglio sotto questo punto di vista).
Lightyear One: la Tesla d’Europa?
Non essendo ancora stata messa su strada, al momento la Lightyear One viene considerata poco più di un progetto studentesco, un’auto in fase beta. Ma in Lightyear fanno sul serio, e pur ammettendo la difficoltà della riuscita, hanno intenzione di cominciare la produzione e le vendite a partire da Maggio 2021. Il prezzo della Lightyear One è di 149.000 euro, che può aumentare con le donazioni che l’azienda stessa spinge a fare sul suo sito.
Può essere difficile spingere a spendere una cifra così importante per un’auto sperimentale, ma se consideriamo che la storia di Tesla ha inizio in una maniera molto simile, non è del tutto impossibile!