Lancia Beta HPE

In Brianza c’è una Lancia Beta HPE ispirata alla Datsun 240Z

Una Lancia Beta HPE che si ispira a una Datsun 240Z, con elementi di Golf, BMW Serie 3 E30 e Spitfire...

Una Lancia Beta HPE ispirata alla Datsun 240Z, e con elementi BMW e Volkswagen Golf: un’ “auto da più auto”, come si potrebbe riassumere il lavoro di Francesco Besana, autore di quest’opera molto particolare. Del resto, i progetti di cittadini appassionati che, spinti proprio dal loro amore per le auto ma anche per altri mezzi (lo abbiamo visto con Kustom Garage Bicycles) prendono rottami e danno loro nuova vita, sono piuttosto interessanti: da una parte sono tra i migliori esempi di economia circolare, perché tolgono dall’ambiente veicoli abbandonati la cui incuria può causare seri danni; dall’altra, sono progetti unici nel loro genere, perché frutto al 100% della mente “amatoriale” di un privato, e del suo gusto personale.

Besana ne ha create diverse, di auto così, secondo una passione che ha cominciato negli anni Duemila tutta da autodidatta: ci abbiamo chiacchierato un po’ per capire l’idea dietro a una Lancia Beta HPE così originale.

Non doveva essere una Lancia Beta HPE

Uno dei punti più curiosi, se vogliamo, è che Francesco non è partito alla ricerca di una Beta, ma l’ha “semplicemente” trovata. “Non c’era un’idea di base, non c’era la Beta nel programma. C’era un budget di 2.200 euro che comprendeva auto, relativo passaggio e realizzazione” – mi racconta durante la nostra videochiamata. “E poi è capitata la Beta. L’ho trovata in condizioni pessime, abbandonata da circa 12 anni sotto un pino a Cesena, crivellata di buchi dalle dimensioni più svariate, con ruggine molto aggressiva sulla carrozzeria. Tutte le riparazioni sono state fatte homemade, utilizzando dei tutorial su YouTube, che mi hanno permesso di avere quel minimo ABC per svolgere le operazioni base“.

Un’auto capitata “a fagiolo”, si potrebbe dire, visto che l’autore aveva in mente di realizzare una vettura che si ispirasse alla Datsun 240Z. “La Beta è un’auto dalla linea un po’ rivoluzionaria, per essere un’auto del 76, e comprende anche 4 freni a disco, che non si trovano ormai neanche sulle auto di oggi. Con quella forma recuperava tanto le linee della Datsun 240Z, auto da cui ho preso l’ispirazione” – continua Francesco.

L’ispirazione nipponica si vede tutta nello stile, che non è italiano ma “JDM”: ciò ha significato un allargamento di 12,5 cm della vettura con elementi in plastica, per permettere un gruppo ruota maggiorato. Besana ha poi aggiunto dei cerchi Japan Racing da 15 pollici, e una gomma 205-50, secondo la volontà di mantenere uno stile un po’ cicciotto.

Per quanto non sia un’auto “com’era dov’era”, ci sono comunque elementi visivi che rimandano alla storia di questa Lancia Beta HPE. “È un’auto che per un periodo è stata in funzione, e il resto della sua vita l’ha passato a marcire sotto un pino. Ecco perché ho lasciato la ruggine e la tinta della carrozzeria scolorita. Ovviamente,  l’ho messa in condizione di non fare male a nessuno, ma l’aspetto vissuto è voluto.

Tante auto in una

L’altro aspetto straordinario della Lancia Beta HPE di Francesco Besana è che è un “mix” di auto diverse. Si è già detto che è una Beta che richiama una Datsun 204Z, con però alcuni elementi della carrozzeria “presi in prestito” da altre vetture. Per esempio, la lama anteriore è derivata da una Volkswagen Golf MK1 da lui leggermente rimodellata per farla stare in armonia con l’auto. Lo stesso vale per l’ala posteriore, che invece è derivata da una BMW Serie 3 E30.

Inoltre, sempre per richiamare l’estetica della Datsun, gli specchietti sono stati messi sui fianchetti anteriori, e sono stati recuperati da una Spitfire. Come sulla Datsun, ancora, c’è una fascia nera tra i fari posteriori, che Francesco ha volutamente “invecchiato” per renderla affine al contesto. “Ho creato un’auto da più auto. All’interno c’è un rollbar completo, ex rally Sparco, con due sedili fissi, volante, pomello e rollbar. Tutte queste operazioni sono state fatte col budget che mi ero prefissato. La macchina è una fusion, uno spaghetto al sapore giapponese” conclude Besana riguardo la storia della realizzazione della Lancia Beta HPE.

Una nuova versione

Questa, come detto, è la Beta realizzata tutta con un budget di 2.200 euro, anche grazie alle componenti che riesce a trovare in Polonia, Lituania ed Estonia, a prezzi quindi molto più concorrenziali che, magari, in Inghilterra, Italia o Germania. L’autore, tuttavia, ha dichiarato che ora lui e i suoi collaboratori occasionali (“Amici che mi aiutano in serate fatte di birretta e pizza“) usciranno dal budget, per evolvere ulteriormente la vettura.

C’è stata una prima versione di questa auto, ma l’ho già smantellata per creare la 2.0. Ho comprato dei nuovi allargamenti, diversi, che sono concavi (quelli attuali sono convessi) e che servono a mantenere più bassa l’auto. Inoltre, faremo un assetto ad aria, mettendo dei bags con compressore e bombola per alzare e abbassare a seconda delle necessità. E aggiungeremo il motore della Delta HF” – ci ha confessato Besana.

La Beta HPE, quindi, risulta il suo progetto più importante, sempre derivato da un’idea ben precisa in mente. “Prima di farla me la sono immaginata, e avendo una buona manualità con photoshop quantomeno l’avevo renderizzata, una cosa che faccio con quasi tutte le auto“.

Di esperienza, ormai, ne può contare parecchia: ha cominciato nel 2006 con una Polo GTI, di cui ha realizzato più versioni; e poi, nel 2012, sono arrivate una Jetta e un’Audi 100, anch’essa in più versioni, tra cui una che richiamava la livrea di un Taxi invecchiato. Anche la Volkswagen Tiguan, in più generazioni, è stata oggetto di rimodellamento.

E mentre ora la Beta è in una nuova fase di “metamorfosi”, non ci resta che attendere come sarà la nuova versione, magari sempre raccontata dal suo autore in persona.

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