Bridge of Weir leather

Pelli vegane nelle auto: sono davvero ecologiche?

L’industria automobilistica adotta le pelli vegane, ma Bridge of Weir solleva preoccupazioni sulla loro sostenibilità. Lo studio rivela la presenza di plastica, che non si biodegrada e può inquinare più della pelle tradizionale.Le polemiche si accendono anche nell’ambito degli interni […]

L’industria automobilistica adotta le pelli vegane, ma Bridge of Weir solleva preoccupazioni sulla loro sostenibilità. Lo studio rivela la presenza di plastica, che non si biodegrada e può inquinare più della pelle tradizionale.

Le polemiche si accendono anche nell’ambito degli interni delle automobili, dove le “pelli” vegane, considerate una scelta ecologica, potrebbero in realtà inquinare più di quelle tradizionali in pelle. L’allarme è stato lanciato da Bridge of Weir, produttore di pelli di bovina per prestigiose case automobilistiche come McLaren, Jaguar Land Rover, Polestar e, di recente, Aston Martin con la sua nuova DB12.

“Pelli” vegane: tutto vero?

Bridge of Weir leather

Bridge of Weir solleva il problema della trasparenza nell’industria dei materiali, specialmente per quanto riguarda le affermazioni fatte dai produttori di materiali sintetici riguardo all’ecosostenibilità delle pelli vegane.

Secondo l’azienda, come riporta CarBuzz, molte delle alternative alle pelli, spesso commercializzate come “vegane“, contengono in realtà componenti in plastica che non si biodegradano, nonostante vengano pubblicizzate come ecologiche. Ciò solleva preoccupazioni riguardo al cosiddetto “greenwashing”, che può far perdere di vista la visione d’insieme sia ai produttori di auto che ai consumatori.

L’adozione delle “pelli” vegane nell’industria automobilistica

Bridge of Weir leather

Negli ultimi anni, molti produttori automobilistici hanno adottato l’uso di “pelli” vegane per gli interni delle loro auto, presumendo che siano una scelta sostenibile. BMW e Mini, ad esempio, hanno completamente abbandonato la vera pelle a favore delle opzioni vegane dall’anno scorso. Tesla, invece, ha presentato l’interno in “pelle” vegana per la Model S alla fine dello scorso anno, al costo di 30.000 dollari.

Questi sono solo alcuni esempi di case automobilistiche che motivano la scelta delle pelli vegane in base alla sostenibilità e alla crescente domanda dei clienti per la tutela dell’ambiente.

Negli interni vegani c’è plastica?

Non si tratta di “accuse” a vuoto. Bridge of Weir fa riferimento a uno studio recente condotto dall’Istituto Filk Frieberg che rivela la presenza di plastica nelle alternative alla pelle. Come ben sappiamo, le plastiche sono composti derivati dai combustibili fossili, che non si degradano in modo sicuro o efficiente e non possono essere completamente riciclate.

Inoltre, sembra che i prodotti in “pelle” vegana non siano altrettanto resistenti delle pelli vere, il che potrebbe comportare una sostituzione più frequente e, di conseguenza, una maggiore produzione. Va anche considerato che la produzione di materiali sintetici spesso comporta l’uso di sostanze chimiche dannose, aggravando i problemi ambientali.

C’è ancora spazio anche per la vera pelle

aston martin

Bridge of Weir sottolinea che la pelle vera è un sottoprodotto dell’industria della carne e che nessun bovino viene allevato esclusivamente per la sua pelle. Questo significa che la produzione di pelli non contribuisce ad ulteriori emissioni di carbonio o deforestazione. Inoltre, le pelli possono essere riutilizzate, come dimostrato dall’interno della concept car Genesis X Speedium.

Trasparenza innanzitutto

È evidente che l’azienda difenda i propri interessi, così come fanno gli altri produttori di pelli tradizionali e quelli di pelli vegane. Non vogliamo entrare nel merito della questione “vegan” né imporre alcuna scelta, ma è sicuramente necessaria maggiore trasparenza da parte dei produttori di materiali, affinché i produttori automobilistici e i consumatori possano prendere decisioni informate basate su fatti concreti.

La questione della sostenibilità degli interni automobilistici merita un’analisi accurata e l’industria deve affrontare questa tematica con responsabilità e chiarezza.

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