Lo ammetto: quando ho letto per la prima volta di “Insulate Britain“, mi sono detto: in che modo possono isolarsi più di così? Ma approfondendo, ho visto che stavolta l’Unione Europea, più o meno, non c’entra. Il movimento, attivo da molte settimane, ha attirato le critiche anche di Jeremy Clarkson, per via del modo un po’ invasivo di protestare: da settimane, infatti, molte arterie principali del Regno Unito vengono bloccate dai manifestanti.
Ma cosa chiedono i cittadini al governo guidato da Boris Johnson? Anche i media locali se lo sono chiesto: vediamo di approfondire.
Insulate Britain: il movimento che vuole rendere efficiente le case
Il verbo “isolare” fa riferimento all’isolamento termico dell’edilizia, e viene usato oggi per rendere più efficienti i complessi in modo da consumare meno energia in riscaldamento d’inverno, e in aria condizionata d’estate: isola, appunto, le mura domestiche dall’esterno, trattenendo la temperatura interna senza disperderla.
In Inghilterra, tolte quelle di nuova costruzione, le case sono piuttosto vecchie, e sono fatte con finestre spesso molto sottili che lasciano passare una quantità d’aria esterna molto alta. Di conseguenza, c’è un gran dispendio di energia, che causa il 15% delle emissioni totali di tutto il Regno. Sul sito ufficiale di Insulate Britain viene riportato che le 29 milioni di case della nazione sono “il patrimonio immobiliare più antico e meno efficiente, dal punto di vista energetico, in Europa“.
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Non proprio ottimale per l’ambiente, a maggior ragione in uno dei primi Paesi che per fare l’ecologico ha deciso di bandire le auto termiche già dal 2035. E, stando a quanto riporta il gruppo, non ottimale nemmeno per raggiungere gli obiettivi del Regno Unito per quanto riguarda l’accordo di Parigi sul clima.
Perché il Reame di Elisabetta II è così indietro? I cittadini non potrebbero muoversi autonomamente per rendere le case più efficienti? È proprio questo il problema: il governo non ha stanziato incentivi. E le agevolazioni fiscali sono oggetto del desiderio dei manifestanti che, per protesta, occupano le strade. Oltre alle proteste, molto discutibili, Insulate Britain ha lanciato una petizione con due richieste chiave, le quali devono essere soddisfatte dal Parlamento per poter fermare le proteste:
- Finanziare completamente e assumersi la responsabilità dell’isolamento di tutti gli alloggi sociali in Gran Bretagna entro il 2o25;
- Produrre entro quattro mesi un piano nazionale legalmente vincolante per finanziare e assumersi la responsabilità del retrofit completo dell’isolamento, senza costi esternalizzati, di tutte le case inglesi entro il 2030.
La reazione di Boris Johnson e dei cittadini inglesi
Boris Johnson, Primo Ministro britannico nonché uno dei principali sostenitori della Brexit, non l’ha presa molto bene. A LBC, infatti, ha dichiarato che i manifestanti sono dei “croccantini irresponsabili” (in inglese: “irresponsible crusties”), e questo per via degli enormi danni economici e logistici che hanno creato. Nelle scorse settimane gli attivisti di Insulate Britain hanno bloccato le principali autostrade nei dintorni di Londra, comprese le più importanti M25 e M4.
Per questo, il governo di Boris Johnson ha dato alla polizia tutti i poteri necessari per fermare un “comportamento sconsiderato ed egoista“. Allo stesso modo, il ministro dell’Interno Primi Patel ha affermato di non voler tollerare i “cosiddetti eco-guerrieri calpestare il modo di vivere degli inglesi e prosciugare le risorse della polizia”. Di seguito, è arrivato anche l’annuncio volto ad aumentare le sanzioni massime per chi blocca l’autostrada, e la penalizzazione di azioni volte a bloccare strade, ferrovie e stampa.
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In seguito alle dichiarazioni, Insulate Britain si è scusato, rimanendo fermo sulle sue posizioni: il portavoce del gruppo ha infatti dichiarato che, se i politici non agiranno sul cambiamento climatico, questi inconvenienti continueranno. I fatti, però, hanno già visto numerosi attivisti arrestati per aver causato gravi disagi bloccando la principale autostrada del Regno Unito, anche e soprattutto durante le ore di punta. Lo scorso martedì 19 Ottobre 2021, altri 100 hanno ricevuto un’ingiunzione presso la Royal Court of Justice per lo stesso motivo.
Nemmeno i cittadini sono troppo contenti, prevedibilmente: del resto, sono loro i primi a pagare i disagi causati dai manifestanti. Secondo un recente sondaggio di YouGov, solo il 16% dei cittadini votanti ha un’opinione “molto favorevole” o “abbastanza favorevole” degli attivisti di Insulate Britain, mentre il resto è “abbastanza sfavorevole” e “molto sfavorevole”. Non sono mancate però alcune figure di alto profilo a sostegno di Insulate Britain. Caroline Lucas, deputata ed ex leader dei Verdi, ha dichiarato a Sky News che l’azione diretta non violenta “sia legittima” se altre forme di sollecito al governo non sono andate in porto. “In situazioni difficili” – continua “dobbiamo intraprendere azioni di emergenza, e credo che sia ciò che fanno quei manifestanti.”
Oscar Berglund, docente di Politica Sociale alla Bristol University, e Graeme Hayes, docente di Sociologia Politica all’Aston University, al “The Conservation” hanno dichiarato che certo l’occupazione delle strade alienerà le persone, ma c’è ancora probabilità dell’efficacia di Insulate Britain. I due riconoscono che “scioperi, sit-in, occupazioni e blocchi hanno dimostrato maggiori probabilità di ottenere un certo grado di successo rispetto a proteste meno invasive, quali marce, dimostrazioni o petizioni”.
Il modello Italia
Curiosamente, il modello proposto dagli attivisti di Insulate Britain è quello italiano. I manifestanti fanno notare come l’Italia, già lodata per il suo primato sul riciclo della carta, sia molto avanti per quanto riguarda l’efficienza energetica nell’edilizia, grazie al Bonus 110% che permette, in molti casi, di procedere alla restrutturazione con un rimborso quasi molto grande se non totale.
E certo nel Bel Paese questo sta aiutando molto a ridurre l’inquinamento e le emissioni edilizie, ma non dimentichiamoci che sono soldi italiani versati all’Unione Europea, che li “rimette” nelle casse italiane proprio per questo obiettivo. Se anche il Regno Unito dovesse ascoltare le proteste di Insulate Britain, cosa al momento improbabile, resta l’incognita della possibilità di sostenere un’operazione di welfare sociale così grande senza fondi europei.
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