L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, comunemente nota come Antitrust, ha recentemente avviato un’istruttoria nei confronti di importanti compagnie petrolifere italiane, tra cui Eni, Esso Italiana, Saras, Kuwait Petroleum Italia (Q8), Tamoil Italia, Repsol Italia, Italiana Petroli e Iplom.
L’indagine si concentra su un presunto coordinamento riguardante i costi della componente bio, obbligatoriamente miscelata con gli idrocarburi fossili, per il carburante utilizzato nei veicoli. Tale sospetto coordinamento sarebbe avvenuto attraverso annunci pubblici su “La Staffetta Quotidiana” e potrebbe aver limitato la concorrenza tra le compagnie petrolifere, fissando un prezzo comune per la componente bio.
L’avvio dell’indagine tramite una “soffiata anonima”
La segnalazione che ha dato il via all’indagine, come racconta il Fatto Quotidiano, è giunta all’Antitrust il 27 marzo 2023 tramite la piattaforma di Whistleblowing dell’Autorità. Dopo una serie di contatti con l’autore della denuncia, l’Antitrust ha iniziato a indagare sulla presunta pratica di coordinamento riguardante la componente bio del carburante.
Secondo la fonte anonima, tale intesa sarebbe stata costante negli anni e avrebbe comportato l’applicazione di un prezzo uniforme per la componente bio da parte di tutte le compagnie petrolifere coinvolte, indipendentemente dai costi effettivamente sostenuti.
Coordinamento per prezzi taroccati?
L’Antitrust sospetta che il presunto coordinamento tra le compagnie petrolifere avrebbe avuto l’obiettivo di limitare la competizione sul mercato e stabilire in modo concordato un prezzo significativo per la componente bio, che rappresenta una percentuale minima del carburante immesso in consumo, come richiesto dalle normative europee.
Secondo l’Autorità, questa pratica potrebbe risalire almeno al gennaio 2020, in seguito all’annuncio pubblicato su “La Staffetta Quotidiana” da parte di Eni riguardo all’aumento della componente bio.
Proprio l’articolo pubblicato su “La Staffetta Quotidiana” a gennaio 2020 sembra essere stato il punto di partenza per l’intesa ipotizzata dall’Antitrust. L’annuncio di un aumento del prezzo della componente bio da parte di Eni avrebbe invitato le altre compagnie petrolifere a seguire l’aumento “in linea” con la stessa Eni. L’Autorità ha osservato un parallelo nell’applicazione degli aumenti da parte delle altre compagnie, con un valore della componente bio molto simile e in molti casi identico, nel corso degli anni successivi.
C’è di mezzo anche il quantitativo minimo?
Poiché le normative richiedono l’uso di un “quantitativo minimo” di biocarburante, l’Antitrust ha preso in considerazione anche l’ipotesi che il coordinamento potesse riguardare il quantitativo minimo imposto per legge. Ciò implicherebbe che tutte le compagnie coinvolte avrebbero dovuto immettere in consumo la stessa quantità di biocarburante.
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