Una indagine della Polizia Stradale svela un sistema ben organizzato per suggerire risposte ai quiz della patente a candidati impreparati, utilizzando cuffie con microfono e telefoni nascosti sotto parrucche.
Ne abbiamo parlato in altre occasioni, ovvero di persone per lo più straniere, che con un italiano “claudicante” si presentavano a sostenere l’esame della patente dotati di mezzi elettronici. Ci sono voluti anni, ma un’inchiesta partita nel 2018 ha iniziato a dare i suoi frutti.
Tutto era iniziato a Torino, dove un cittadino cinese, non parlando italiano, era riuscito a superare l’esame teorico della patente senza errori, suscitando sospetti tra gli esaminatori. L’indagine della polizia stradale aveva rivelato che non si trattava di un caso isolato: l’uomo, in realtà calvo, indossava una parrucca per nascondere un telefono ed auricolari, tramite i quali riceveva le risposte ai quiz da remoto.
L’inchiesta ha portato alla luce un sistema ben organizzato. I candidati impreparati potevano ottenere suggerimenti durante l’esame, utilizzando cuffie con microfono e telefoni nascosti sotto parrucche. Questi stratagemmi, inclusi alcuni per l’esame pratico, venivano forniti da due organizzazioni che operavano a livello nazionale, con base a Torino. Offrivano vari livelli di assistenza, con costi fino a 7.000 euro.
Nell’ottobre del 2020, sulla base di intercettazioni, la Polizia Stradale ha confermato l’esistenza di queste organizzazioni. Sono state emesse nove misure cautelari contro sette cittadini cinesi, un italiano e un peruviano, con due di questi in carcere. L’inchiesta si è allargata, coinvolgendo 104 persone e portando al ritiro di 50 patenti ottenute ingannevolmente.
All’udienza preliminare alcuni membri delle organizzazioni hanno patteggiato o richiesto la messa alla prova, mentre gli altri sono stati rinviati a giudizio, dovendo rispondere di associazione per delinquere.
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