Decisamente catastrofico il settore auto, che dall’emergenza causata dal coronavirus non è riuscito a farsi ascoltare ne dal Governo ne tantomeno dalle amministrazioni locali.
Esempio emblematico il Comune di Milano, che una bella dose di pressopochismo ha annunciato prima un grande piano di piste ciclabili, poi ha iniziato a pasticciare imponendo una viabilità quanto meno discutibile, per poi correre ai ripari cancellando e ridipingendo strisce mal pensate e peggio realizzate.
Ma andiamo avanti, perchè in Italia non esistono solo Milano o Roma, dove il traffico è un problema. La maggior parte degli italiani vive in “provincia”, dove l’auto è una necessità. Eppure sul settore auto, il Governo non ha speso una parola. Eloquente invece il comunicato di UNRAE, che riportiamo qui sotto integralmente:
Dopo il disastro improvviso nel mese di marzo (-85%) e quello preannunciato di Aprile, con l’azzeramento (-98%) delle immatricolazioni di autovetture nel nostro Paese, il mese di Maggio stenta a ripartire. Dai dati raccolti nei primi 12 giorni di Maggio, gli ordinativi registrano un -70%, e le immatricolazioni un -52%, leggermente migliore grazie a due mesi di arretrati, ma non per questo meno drammatico.
Tutti gli altri comparti del settore automotive versano in condizioni ugualmente catastrofiche, nessuno escluso: veicoli commerciali, veicoli industriali, rimorchi e semirimorchi, autobus. La riapertura dei concessionari, a partire dallo scorso 4 Maggio, non è bastata a fare riprendere quota a un mercato in profonda crisi.
Assistiamo ad una gravissima situazione socio-economica per un intero settore che sostenta oltre 160mila famiglie ed è un asset fondamentale per il PIL italiano (oltre il 10%).
La disattenzione del Governo lascia disarmati. Occorre intervenire con urgenza per un rilancio della domanda, prima che sia troppo tardi.
Non siamo sempre d’accordo con le posizioni di UNRAE, che mai in questi ultimi anni è riuscita ad esempio a prendere una posizione chiara e netta contro le assurdità di blocchi del traffico decisi in maniera propagandistica e senza base scientifica. Se chi è causa del suo mal può pianger se stesso, c’è da dire che questa volta UNRAE ha colpito nel segno, riuscendo nello stesso tempo a driblare elegantemente un aspetto non secondario. L’automobile e gli automobilisti sono sempre stati visti come limoni da spremere senza alcun riguardo: tasse, imposte, bolli, autostrade, accise su carburanti, ecc. Volendo pensare in maniera maliziosa, possibile che chi “guida” il nostro Paese, non si stia accorgendo che senza l’auto non avrà più una fonte di gettito sicura e costante?
Questo senza contare ovviamente le 160.000 famiglie che non dipendono necessariamente dalle case automobilistiche, ma da un indotto che è parte integrante dell’economia: oltre ai concessionari, ci sono le officine, le agenzie di pratiche auto, le autoscuole, tanto per citare alcuni settori, ma anche tutti quelli che erogano loro servizi e prodotti.
Incredibile da questo punto di vista l’interessamento pari a zero da parte dei sindacati, capaci solo di mobilitarsi quando ci sono in ballo grandi nomi della new economy americana, oppure quando ci sono di mezzo le consegne in bici. Per il resto, questo silenzio assoluto, è assordante.