Da quando Twitter è passato alla gestione e proprietà di Elon Musk, General Motors è una delle aziende che si è impegnata di più nel boicottarlo. Non solo perché ha smesso di investire in pubblicità, ma anche perché ha ridotto se non smesso di fare post sulla piattaforma.
Dal 27 ottobre 2022, infatti, il profilo Twitter di General Motors è rimasto pressoché fermo, e a novembre il colosso guidato da Mary Barra ha dichiarato che avrebbe sospeso i suoi investimenti pubblicitari su Twitter, limitando l’attività a interazioni di assistenza con i clienti.
La “guerra” contro Twitter
Il boicottaggio di GM comprende non solo il profilo ufficiale dell’azienda, ma anche tutti i quattro marchi Chevrolet, Cadillac, GMC e Buick e il profilo del CEO Mary Barra, tutti fermi da quando Musk ha acquisito Twitter.
Da alcuni potrebbe essere intesa anche come una guerra contro Tesla: Elon Musk è infatti presidente del marchio californiano di auto elettriche, e dato che GM punta a lanciare 30 nuove auto elettriche in tutto il mondo nei prossimi tre anni, si capisce l’entità di questa “guerra”.
Ed è lo stesso David Barnas, portavoce del gruppo, a dichiarare al quotidiano Detroit Free Press, che “con un concorrente proprietario della piattaforma, è importante per noi garantire che le nostre strategie e i nostri dati pubblicitari possano essere gestiti in modo sicuro“.
La perdita economica per Twitter non è da poco. Secondo i dati raccolti da Media Radar, General Motors spendeva 1,7 milioni di dollari ogni mese in annunci su Twitter, in linea con le campagne di molte multinazionali sulla piattaforma.
Oltre a GM, anche Stellantis ha messo fine alla pubblicità sul social network “per valutare la nuova leadership“, e in generale metà dei primi 100 principali inserzionisti ha tagliato i fondi al social network, con una perdita di quasi 3 miliardi di dollari. Tutti perché si sentono in una “posizione scomoda”, per via delle decisioni sui contenuti operate da Musk e per la sua aggressiva gestione che ha portato a licenziamenti, dimissioni e orari disumani.
Solo Ford non sembra essere interessata a questa battaglia, dato che sia il profilo ufficiale del marchio sia il CEO Jim Farley continuano a twittare regolarmente.
Musk, comunque, continua imperterrito. Media Matters racconta che continua “la sua eruzione di azioni pericolose del marchio – tra cui amplificare le teorie della cospirazione, ripristinare unilateralmente account chiusi come quello dell’ex presidente Donald Trump, corteggiare e interagire con account di estrema destra e istituire uno schema di verifica casuale che ha permesso a estremisti e truffatori di acquistare un assegno blu. Quest’ultima mossa, in particolare, ha aperto la piattaforma a una varietà di frodi e imitazioni del marchio“.
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