Sono scese in campo anche Ford, Google e GM insieme ai produttori di energia solare per stabilire standard comuni in modo da aumentare l’uso delle centrali elettriche virtuali (VPP).
Si tratta in estrema sintesi di tecnologie in grado di alleggerire i carichi sulle reti elettriche quando la fornitura è scarsa. Proprio per questo, la Virtual Power Plant Partnership (VP3) cercherà di stabilire le politiche per promuovere l’uso di questi sistemi.
Le centrali elettriche virtuali non sono nient’altro che migliaia di risorse energetiche decentralizzate, come ad esempio le batterie delle auto elettriche oppure i sistemi di teleriscaldamento.
Potendo contare sull’autorizzazione dei clienti, le VPP utilizzano software avanzati per reagire alle carenze di elettricità. Si passa quindi dalla commutazione delle batterie di migliaia di famiglie, come quelle dei veicoli elettrici, dalla modalità di carica a quella di scarica nel sistema V2G, oppure al semplice invito a ridurre il consumo di dispositivi che consumano elettricità, come gli scaldabagni.
Si stima che entro il 2030 le VPP potrebbero ridurre la domanda di picco degli Stati Uniti di 60 GW, il consumo medio di 50 milioni di famiglie, e di oltre 200 GW entro il 2050. Per dare l’idea dell’importanza, durante un’ondata di caldo estremo lo scorso agosto, l’operatore del mercato all’ingrosso California Independent System Operator ha evitato i blackout facendo appello a tutte le risorse disponibili, compresi i VPP, per distribuire l’elettricità.
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