Fiat Dino

FIAT Dino a Milano AutoClassica 2019

Storia di una FIAT che sognava d'essere una Ferrari

Fiat Dino non poteva certo mancare a Milano AutoClassica: un modello iconico della casa torinese, la forse unica collaborazione tra FIAT e Ferrari avvenuta in un momento in cui la casa del cavallino rampante aveva bisogno di una produzione rapita di motori Dino, nome che deriva da Alfredo Ferrari, detto appunto Dino, figlio di Enzo Ferrari scomparso prematuramente. Da qui, le due vetture omonime che nella realtà dei fatti condividevano solo il nome e il motore V6.

Fiat Dino: più economica, ma pur sempre costosa

La collaborazione tra i due colossi italiani portò quindi alla Ferrari Dino 246 e Dino 206 GT, e a un modello più abbordabile prodotto dalla casa del lingotto. Più abbordabile delle due Ferrari, certo, ma si trattava comunque di una FIAT non certo per tutte le tasche. Un piccolo vizio che ogni tanto l’azienda torinese si permette, come negli ultimi tempi con la FIAT 124 Spider: una cabrio sicuramente più abbordabile di altre, ma comunque non per tutti.

Fiat Dino debutta nel 1966 con la versione Spider, disegnata da Pininfarina a cui fu affidata anche la produzione: si tratta di un disegno particolarmente sportiveggiante, molto simile alle linee Ferrari e questo perché lo studio partì proprio da alcuni disegni presentati alla casa di Maranello. La Dino esposta a Milano AutoClassica è invece la versione Coupé, presentata al Salone di Torino del 1967 della cui carrozzeria si è occupata l’azienda Bertone, cui FIAT affidò anche la produzione come già aveva datto con Pininfarina per la Spider..

Fiat Dino

Rispetto alla Spider, la Dino Coupé perde in sportività guadagnando in eleganza e soprattutto dimensiooni, visto che si tratta di una grande fastback per 4 persone lunga 4 metri e mezzo (la Spider 4) e con un passo di 2,5 metri. Nel complesso, quindi, una linea molto filante, elegante dove si fanno notare soprattutto i fari anteriori incorporati nella sottile griglia, e il cofano lungo e piatto che dà aggressività al corpo vettura. Scomode sicuramente risultavano le 3 porte in una vettura così lunga e non troppo adatta alla guida sportiva.

FIAT Dino: le prestazioni e la loro gestione

La FIAT Dino, pur rimanendo iconica, è un esempio di come un motore grande e performante serve a poco se non è bem gestito. La Spider presentava un V6 con distribuzione a 4 alberi a camme che erogava 160CV a 7200 giri in maniera molto esuberante, poco costante che andava a ridurre il piacere di guida rendendo la Dino una vettura particolarmente nervosa. Inoltre il motore soffriva spesso di sbalzi di temperature che deformavano le canne dei cilindri.

La Coupé, d’altro canto, soffriva per le dimensioni sproporzionate: rispetto alla Spider era meno reattiva, ma in compenso anche più facile da tenere sotto controllo e anche con un’erogazione della potenza decisamente più costante e lineare. Per ovviare a questi problemi, FIAT aggiornò le Dino subito nel ’69, accrescendo la cilindrata del motore che ora erogava 180CV e rendendo il retrotreno a ruote indipendenti. Un motore così accresciuto andava soprattutto a risolvere i problemi di surriscaldamento già citati, portava la velocità massima a 205km/h sulla Coupé e 210 sulla Spider e su quest’ultima andava a rendere l’erogazione della potenza leggermente più omogenea. A livello estetico, invece, le modifiche del restyling furono minime: nuovi cerchi, una plancia ridisegnata, miglioramento dell’assemblaggio e anche predisposizione per cinture di sicurezza nei sedili posteriori.

Questo non bastò ad aiutare le vendite: nei fatti, la Fiat Dino si dimostrò un flop per il Lingotto e complici anche gli elevati costi di produzione FIAT cessò la produzione della vettura nel 1972 dopo 5 anni, senza annunciare un erede. Al di là dei problemi derivati da dimensioni importanti e motorizzazione poco ottimizzata, comunque, la FIAT Dino ha saputo conquistare un posto nel cuore degli appassionati, ed essere un esempio di come anche un marchio generalista come FIAT possa puntare alla sportività e all’eleganza.

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